Pillola contraccettiva e anticontagio per l’HIV gratuite in Italia
Italia: pillola contraccettiva e Prep gratuite per tutt*. Lo ha dichiarato l’Aifa, permettendo alla nostra nazione di allinearsi a quello che già era da tempo un diritto garantito in molti paesi d’Europa.
L’AIFA dopo molteplici consultazioni ha deciso di rendere gratuita la pillola anticoncezionale per tutte le donne, indipendentemente dall’età.
Lo annuncia Giovanna Scroccaro, presidente dell’Aifa in un’intervista.
«Noi abbiamo poi analizzato quelli (metodi contraccettivi) che presentavano i prezzi più bassi. La stima di costo per lo Stato è attorno ai 140 milioni di euro annui, ma si tratta di una decisione importante, che consentirà di ampliare la platea di donne che oggi, magari, consideravano il costo di questi contraccettivi come troppo alto e per questo non ne facevano uso»
Si tratta di un passo importantissimo per l’Italia, rimasta dietro a molti paesi europei anche in merito a questa tematica.
In numerosi paesi come Francia, Olanda, Svezia, Portogallo e Slovenia la pillola è garantita gratuitamente fino ai 25 anni oppure in toto.
Alcune regioni Italiane avevano già tentato di sopperire a questa mancanza italiana garantendo la contraccezione gratuita tramite pillola all’interno dei consultori fino ai 25 anni. La Toscana aveva esteso la possibilità anche a donne disoccupate e verso chi avesse praticato un aborto. Regole simili le troviamo in Puglia, Emilia-Romagna e Lombardia.
Si tratta inoltre di una misura quantomeno essenziale in relazione a tutte quelle donne cui la pillola viene prescritta come cura, in caso di endometriosi o ovaio policistico ad esempio.
Da tempo inoltre, come sottolinea la presidente del Comitato dei prezzi e rimborsi dell’Agenzia Italiana del Farmaco, «in Italia c’è uno scarso ricorso alla contraccezione e questo ora potrà cambiare. E’ difficile peraltro dire, non essendoci stata alcuna contrattazione di prezzi per questi prodotti, che una pillola da 25 euro sia migliore di quelle che costano 10 euro».
Secondo una rilevazione compiuta dall’ISTAT nel 2017 sulla salute riproduttiva della donna, il 62% della popolazione italiana usa almeno un metodo anticoncezionale. Il più diffuso è rappresentato dal preservativo maschile, che protegge inoltre anche dalle malattie sessualmente trasmissibili, tuttavia ancora il 18,7% della popolazione fa uso del coito interrotto, uno metodo non indicato come affidabile per la sua bassissima efficacia secondo l’indice Pearl.
A questo sicuramente si aggiunge la mancanza di un’adeguata educazione sessuale, che dopo l’epidemia di Aids degli anni 80, è progressivamente sparita dalle scuole italiane.
L’Italia si piazza sulla walk of shame dell’educazione sessuale, accanto a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.
In moltissimi paesi invece non è così, in Olanda ad esempio i bambini ricevono un’educazione sessuale fin dall’asilo, e non a caso il paese possiede il più basso tasso di gravidanze adolescenziali in Europa.
Le motivazioni che sono state addotte da parte dell’opposizione all’educazione sessuale nelle scuole parrebbe legata a due punti principali: 1. Parlarne stimolerebbe i giovani ad approcciarsi troppo presto al sesso; 2. Trattandosi di un tema concernente la dimensione privata, è necessario che vada trattato come tale e che se ne facciano carico le famiglie.
Un tipo di ragionamento simile è scorretto sotto molti punti di vista.
Decidere di non parlare della tematica sessuale ai bambini non significa impedire loro di conoscere questo aspetto della vita prima, ma semplicemente esporli al rischio di approcciarsi all’argomento per vie traverse e in modo totalmente scorretto.
Inoltre le figure genitoriali non sempre hanno ricevuto una corretta educazione sessuale e potrebbero quindi non essere in grado di spiegare ai loro figli come le dinamiche sessuali hanno luogo. Il mondo dei contraccettivi e delle malattie sessualmente trasmissibili è un ambiente in continua evoluzione ed è dunque preferibile affidare le generazioni più giovani a uno specialista sul tema.
Non è da sottovalutare inoltre la possibilità che i genitori, per imbarazzo, decidano di non parlare di determinate tematiche coi figli e lasciare che le cose facciano il loro corso.
Il progetto dell’Aifa rappresenta un grandissimo passo avanti per la situazione di tutela della salute e di libertà di scelta in Italia. Sarebbe opportuno contornare queste iniziative con una corretta educazione e una minore pudicizia sul tema, non solo antiquata ma decisamente pericolosa.
Sofia Seghesio
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