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Christine de Pizan: scrittrice e femminista ante litteram

Letterati e non. Tutti dovrebbero conoscere Christine de Pizan, colei che “scosse” il Medioevo nel modo di pensare e di agire, trasformando la sua arte in riscatto economico e rivendicando il sapere e la dignità femminile.

Christine de Pizan è stata una poetessa francese di origini italiane vissuta nel tardo Medioevo, riconosciuta come la prima scrittrice europea.

Nacque a Venezia nel 1365 da Tommaso di Benvenuto da Pizzano, medico e astrologo noto in tutta Europa. Fu proprio la fama a condurlo ai servigi di Carlo V, re di Francia, grande intellettuale e amante della cultura, che prese sotto la sua ala protettrice l’intera famiglia.

L’attività poetica di Christine si colloca proprio nel XIV secolo, alla corte francese, dove godette di un’infanzia felice e, soprattutto, stimolante. Tommaso, infatti, contrario all’opinione comune, decise di istruire tutti e tre i suoi discendenti, non solo i maschi.

Così, la giovane autrice imparò a leggere e a scrivere, aprendosi anche a studi di storia, filosofia e medicina, che coltivò grazie al libero accesso alla Biblioteca reale del Louvre, oggi diventata la Bibliothèque Nationale de France.

Il ruolo paterno, unito al fiorente clima culturale, le diedero modo di mettere in luce fin da subito la sua passione per la scrittura. Iniziò, infatti, a comporre canzoni e ballate che deliziavano tutti i membri della corte.

A soli 15 anni, nel 1380, si unì in matrimonio a Étienne du Castel, notaio e segretario del re, da cui ebbe tre figli.

Ma la vita dell’autrice non fu priva di dolori: perse il padre nel 1387 e solo tre anni dopo anche il marito, vittima di un’epidemia. Rimasta sola con tre figli, fu costretta a far fronte alle conseguenti ristrettezze economiche.

In una società di stampo medievale, dove l’unica soluzione possibile sembrava essere un secondo matrimonio, Christine decise di agire ricorrendo alla penna.

Era predominante in lei il pensiero che nessun altro uomo l’avrebbe resa felice come il primo marito, accompagnato dalla ferma convinzione di non voler dipendere da altri.

Fedele alle sue idee, si rimboccò le maniche e iniziò a “pensare da uomo”, come lei stessa scrive.

“Il mio volto era mutato e indurito e la mia voce era diventata profonda e il corpo più forte e snello. Mi ritrovai con un animo forte e ardito, di cui mi stupivo, ma capii di essere divenuta un vero uomo. Allora diventai un vero uomo capace di condurre le navi”.

In queste parole inizia a introdursi il leitmotiv della pietra, simbolo di fissità e femminilità inespressa, allusione alla sua scelta di non essere più donna e madre, ma di abbandonarsi a una metamorfosi, quasi ovidiana, in uomo.

In poco tempo, infatti, arrivò a dirigere un proprio scriptorium, dove supervisionava il lavoro di maestri calligrafi, rilegatori e miniaturisti, senza rinunciare alla sua amata scrittura: continuò a realizzare ballate e sonetti da inviare ai personaggi più influenti dell’epoca.

Apprezzati da tutti, i suoi testi divennero ben presto la sua unica fonte di sostentamento e la resero famosa in tutta Europa.


Intraprese, quindi, un’attività da professionista, affermandosi non solo come una scrittrice moderna, ma anche come una moderna imprenditrice, divenendo la prima responsabile di una bottega di scrittura dedita all’attività di copia effettuata da maestri.


In circa due anni compose Le Livre des cent ballades, e ricevette incarichi da personaggi influenti come i fratelli di Carlo V e la regina Isabella di Baviera.

Agli inizi del XV secolo, il panorama culturale fu animato da uno dei dibattiti letterari più feroci della storia: la Querelle de la Rose. Si trattava di critiche mosse nei confronti della misoginia intrisa nel Roman de la Rose, che in alcuni passaggi relegava la donna a mero oggetto di desiderio, il cui unico scopo era quello di appagare gli istinti maschili.

Christine fu protagonista di questo scenario, sollevando la questione a corte e, soprattutto, sostenendo la sua tesi secondo cui l’inferiorità femminile non era un fenomeno di carattere naturale, ma culturale. Non si tratta di un problema innato, ma che derivava dalla formazione che era destinata alle donne: confinate tra le mura domestiche e prive di istruzione, come potevano aspirare a ciò che invece potevano ambire gli uomini?

Il desiderio di dimostrare che la mancata istruzione è l’unico limite del genere femminile dà alla luce la sua opera più famosa: Cité des dames.

L’obiettivo principale è quello di smentire le concezioni maschiliste dettate da luoghi comuni e maldicenze, che la scrittrice definisce “sporche pietre nere e grossolane”.

“Gli uomini sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline a ogni tipo di vizio”.

Per smantellare uno ad uno i preconcetti maschilisti, Christine crea una città letteraria fittizia abitata da sole donne, dame non di sangue ma di spirito, costruita sui principi di Ragione, Rettitudine e Giustizia.

Guerriere, martiri, sante, poetesse, regine, scienziate: l’autrice chiama a raccolta grandi donne della storia e della mitologia, portatrici di storie esemplari, da lei definite “belle pietre rilucenti, più preziose di tutte le altre”, che le consentono di sollevare dibattiti sulla condizione femminile.

Tra loro Saffo, Didone, Semiramide, Lucrezia, donne che, con il loro sapere e il loro agire, rappresentano sane virtù in grado di opporsi ai pregiudizi e alle false credenze, e la dimostrazione che è l’oppressione maschile la vera causa dell’inferiorità femminile.

“Non tutti gli uomini, e soprattutto i più saggi, condividono l’opinione che sia un male educare le donne. Ma è vero che molti uomini sciocchi lo hanno sostenuto perché non gli piaceva che le donne ne sapessero più di loro”.

Il 1429 è l’anno che pose fine alla sua vita, quella di una donna a cui vanno riconosciuti preziosi meriti.
È stata la prima donna ad aver fatto della scrittura una vera professione.
La prima ad aver preso la penna in difesa del proprio sesso.
La prima “editrice di sé stessa”, in grado di scrivere sulle materie più disparate e con un’invidiabile rapidità.

Restando fedele al suo leitmotiv, lei stessa è divenuta pietra miliare della nostra storia, per l’immenso valore che ha conferito all’arte dello scrivere e alla dignità femminile.

Maddalena D’Angelo

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e studentessa di Filologia moderna. Parola d’ordine? Creatività. Mi piace trasformare il mondo fuori e mostrare il mondo che ho dentro. Ho sempre vissuto con la penna in mano, con le scarpette da punta ai piedi e con mille idee in testa, ma non sto qui a raccontartele, scoprile leggendo i miei articoli!
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