Largo Maradona, storia di un dio e dei suoi fedeli
Luogo di culto della fede napoletana, Largo Maradona è il nuovo tempio che accoglie suppliche e penitenze di un popolo il cui dio non è una misteriosa e misconosciuta apparizione, ma un volto, un corpo e capelli neri e ricci ben definiti.
Situato nel cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli, il Tempio di Maradona è sede di una spiritualità profana devota a bandiere e sciarpe biancoazzurre, dove teche in vetro contengono i ricordi e le memorie di un uomo, ormai reliquie della religione napoletana.
Il crocefisso ligneo posto dietro l’altare di una chiesa, al quale il credente cristiano volge lo sguardo e la sua preghiera, si trasforma nel maestoso murale raffigurante l’effigie del “Pibe de oro”, Diego Armando Maradona.
Era il 1990 quando il giovanissimo artista Mario Filardi fu incoraggiato ed economicamente sostenuto dagli ultras napoletani e dagli abitanti dei Quartieri a realizzare il primo grande murale dedicato al nuovo San Gennaro, che aveva appena fatto vincere il secondo scudetto alla squadra della città.
Per due giorni e due notti Filardi lavorò incessantemente al ritratto di Diego, rifacendosi ad una piccola fotografia che portava sempre con sé da grande tifoso; un santino di protezione, insomma.
L’opera fu apprezzata ed acclamata, ma dopo alcuni anni deturpata. Insieme al sole e alla pizza, simbolo di Napoli è anche l’abusivismo, che in questo racconto diventa però protagonista di una magia: fu, infatti, aperta una finestra proprio in corrispondenza del volto di Maradona, che impediva di osservare e ammirare la bellezza del santo.
Per questo motivo, Salvatore Iodice, anche lui figlio dei Quartieri Spagnoli, nel 2010 si fece carico del divino compito di ridipingere il volto di Maradona. Da ingegnoso falegname qual era pensò di ricoprire la finestra con pannelli di legno, così da rendere più agevole il disegno, ovviamente in accordo con il nuovo inquilino di quella (s)fortunata casa, altro fedelissimo napoletano che ha giocato un ruolo oltremodo significativo nella storia della realizzazione di Tempio Maradona.
La semplice finestra diventava allora tela di un artista, raffigurante un Dios molto simile a quello creato da Filardi, che Iodice tentò di preservare e riporre agli osservatori. Eppure, quel Maradona un po’ fumettistico e poco reale, sembrava non convincere del tutto i tifosi napoletani, affezionati all’immagine di un viso ben precisa, perfettamente scolpita nei cuori da quel lontano luglio del 1984. Inoltre, il corpo del giocatore era consumato e sbiadito dal tempo. Bisognava dare nuova vita al disegno.
È a questo punto della narrazione che interviene il secondo personaggio – non a caso – argentino, fautore dell’ultimo intervento al grande murale. Nel 2017, si trovava in quella zona di Napoli lo street artist Francisco Bosoletti, impegnato nel rifacimento della “Pudicizia” di Antonio Corradini, ovvero l’altro straordinario murale che fa compagnia a quello di Maradona nel largo che prende il suo nome.
Bosoletti donò al Maradona di Iodice e Filardi un aspetto più realistico, veritiero, espressivo; più umano.
Meta di pellegrinaggio di tutti i napoletani, Largo Maradona attira oggi quantità indefinibili di turisti, i quali appaiono totalmente ammaliati da un credo così diffuso, radicato, condiviso ovvero da una cultura unica, inafferrabile e sfuggente.
San Diego Armando Maradona, prega per noi.
Maria Paola Buonomo
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