Grazia Deledda, la scrittrice con un’isola tutta per sé
Grazia Deledda è fin ora l’unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura. Il suo amore per la scrittura nasce prestissimo e non la abbandonerà mai.
Infatti, dopo aver pubblicato il suo primo racconto a soli quindici anni, continuerà a scrivere per tutta la vita, senza mai farsi scoraggiare dalle critiche e dagli insuccessi in cui è intoppata durante la sua carriera.
Grazia Deledda nacque a Nuoro il 27 settembre 1871 in una famiglia agiata e numerosa, ma la sua infanzia e la giovinezza non furono particolarmente felici. Suo padre era un possidente appassionato di poesia e sua madre una casalinga severa e tradizionalista.
Molto giovane, Grazia Deledda si trovò a dover affrontare una serie di tragedie che coinvolsero la sua famiglia. Suo fratello maggiore iniziò ad avere problemi di alcolismo, mentre un altro finì in prigione per piccoli furti; qualche anno dopo, morirono suo padre e sua sorella e la famiglia si trovò in difficoltà economica.
Le sofferenze a cui dovette far fronte in quegli anni non allontanarono Grazia Deledda dalle sue ambizioni. Sin da bambina aveva mostrato una spiccata preferenza per le materie letterarie. Era un’avida lettrice e molto presto iniziò a provare dentro di sé il desiderio di diventare una scrittrice. Iniziò così a dedicarsi ai suoi primi racconti e scelse come soggetto la realtà che la circondava. Osservava il mondo e cercava di descriverlo, senza mai tentare di addolcire quello che vedeva.
La sua prima novella fu pubblicata nel 1886. Dal 1887 pubblicò diversi racconti sulla rivista “L’ultima moda”, di cui era avida lettrice. La gioia per aver ottenuto tanto venne però smorzata dalle critiche dei suoi compaesani, che non avevano apprezzato il modo in cui Deledda li aveva descritti. Persino i suoi familiari le consigliarono di smettere di scrivere e di dedicarsi di più alla cura della casa.
Tutto questo non bastò a dissuaderla e nel 1891 pubblicò il suo primo romanzo, Stella d’Oriente, firmandosi con lo pseudonimo Ilia de Saint Ismael, ma rimase molto delusa quando ricevette indietro le cento copie del romanzo rifiutate dall’unico libraio di Nuoro. La sua tenacia non la abbandonò e continuò a scrivere e pubblicare. Nel 1895 uscì il suo secondo romanzo, Anime oneste, con una prefazione di Ruggiero Bonghi, ministro della pubblica istruzione. Il suo primo vero successo, però, lo ottenne con il romanzo successivo, La via del male, che fu apprezzato e lodato da Luigi Capuana, illustre esponente del Verismo.
In questo romanzo sono evidenti i punti fermi che caratterizzeranno sempre la sua narrativa, l’ambientazione sarda e la presenza di un dilemma morale che attanaglia i protagonisti e che si svolge secondo la dinamica colpa-castigo-espiazione.
Nel 1899 si trasferì a Cagliari, dove incontrò Palmiro Madesani. Tra i due nacque subito un’intesa che culminò in un matrimonio. Si trasferirono insieme a Roma, dove Grazia Deledda continuò a scrivere con la stessa grinta, mentre suo marito la seguiva anche dal punto di vista professionale, diventando il suo segretario e il suo agente letterario.
Questa dinamica tra i coniugi fu presa in giro da Pirandello nel romanzo Suo marito. La cosa ferì molto Grazia Deledda, perché lei e Pirandello si conoscevano personalmente e si erano frequentati in diverse occasioni. Ad ogni modo, gli anni romani sono i più proficui: Grazia Deledda pubblica Elias Portolu, Cenere, L’edera, Sino al confine, Colombi e sparvieri, Canne al vento. Tutti i suoi romanzi hanno un grande successo.
Il 10 dicembre 1927 le venne conferito il premio Nobel per la letteratura, «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».
Nel 1909 accettò la candidatura nelle liste del Partito Radicale Italiano. La sua candidatura fu una provocazione, perché in quegli anni le donne non avevano diritto al voto.
Gli ultimi anni furono difficili a causa dello stato di salute del figlio Sardus, ammalato di tisi, e della sua stessa malattia. Aveva infatti un tumore al seno, a causa del quale morì, il 15 agosto 1936, poco prima di compiere 65 anni.
Nadia Rosato
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