Il fu Mattia Bazar: tra strafalcioni e amare consapevolezze
Il fu Mattia Bazar. Psicopatologia dell’esame di Stato è un libro di Antonella Presutti e Licia Vigliardi; simpatico e divertente, apre la strada a diverse riflessioni profonde, riportando alla mente un grandissimo capolavoro del panorama letterario italiano, dal quale però si discosta.
Le due autrici del libro, da non confondere con Il fu Mattia Pascal (non paragonabile neppur lontanamente) raccontano attraverso la propria esperienza diretta sul campo; un libro vero, che racconta un momento cruciale del percorso scolastico dei giovani: la maturità, in modo attento e divertente.
La maturità, importantissima nel percorso formativo e personale dei ragazzi, è spesso vissuta con ansia, con malumore. Si tratta del primo vero ostacolo che gli studenti devono superare per poi entrare nel cosiddetto mondo dei “grandi”. Un aspetto di notevole spessore sia dal punto di vista prettamente accademico, che psicologico.
Ne Il fu Mattia Bazar l’esame di stato diventa un’occasione di riflessione seria ma al tempo stesso velatamente ironica, che volge lo sguardo alla scuola, alla didattica, al processo di formazione dei giovani di oggi. La scuola intesa come fulcro della società, fondamentale per il processo di sviluppo che caratterizzano la società. La stessa scuola che nel corso del tempo ha subito tantissimi cambiamenti, dalle materie oggetto di studio, alcune eliminate, altre ancora ridimensionate o rinominate.
È proprio così che con il cambiamento della scuola, cambia anche il mondo in cui essa viene intesa, sia da chi la guarda come fattore di crescita, sia da chi invece, la vive in prima persona. Vizi e difetti di un ambiente che sicuramente presenta le proprie difficoltà, lacune e sistemi inadeguati che troppo spesso si ripercuotono sui ragazzi.
Al di là dell’aspetto prettamente scolastico, Il fu Mattia Bazar, si presenta come un libro all’interno del quale sono racchiuse una serie di “bizzarrie”, se così le si vuole chiamare, ascoltate in libreria, durante le interrogazioni, tra giovani. Tra queste, le più celebri sicuramente sono: “Cerco un vecchio libro della Fallaci, “Cincillà””. Ma il comico involontario a volte non è il povero cliente, sta dall’altra parte dell’ipotetico bancone. Cliente: “Avete qualcosa sui Monty Python?” Commesso: “Deve chiedere al piano di sotto, settore guide turistiche, reparto alpinismo”.
Qualcuno potrà definirle delle vere e proprie castronerie e altri ancora storcerebbero il naso, ma in un ambiente accademico nel corso del tempo soggiogato da una serie di riforme (giuste o sbagliate che siano) probabilmente qualche errore o strafalcione è normale… o quantomeno passabile.
La colpa è davvero dei giovani che non studiano? Si potrebbe aprire un dibattito ampissimo su questo aspetto, ma basterebbe pensare agli errori che troppo spesso si commettono anche solo rapportandosi con gli studenti.
Sarebbe lecito riferirsi a metodi, tecniche di studio, approccio, empatia, psicologia, e tanti altri aspetti.
Il fu Mattia Bazar, è prova di tutto ciò, nasce probabilmente come “provocazione” ad un sistema che presenta tantissime falle.
Si tratta sicuramente di un libro semplice da leggere, ma tra le righe che lo compongono si scorge il significato che ogni paragrafo nasconde.
Per parafrasare Mattia Pascal, protagonista del celebre romanzo, che tenta di assumere la nuova identità di Adriano Meis, è possibile pensare che anche la scuola o meglio, i giovani, vogliano assumere una nuova identità?
In un certo senso il senso di quanto scritto ne Il fu Mattia Bazar potrebbe essere proprio questo, parallelamente a quanto scritto da Luigi Pirandello: la ricerca di una nuova vita, intesa come nuovo inizio dopo aver conseguito l’esame di stato, la cosiddetta maturità.
Il fu Mattia Bazar. Psicopatologia dell’esame di Stato si legge in poco tempo e sicuramente regalerà qualche sorriso, anche se ascoltare alcuni strafalcioni fa storcere il naso. Pur consapevoli che si tratti (si spera) di errori scaturiti dalla distrazione, bisognerebbe indossare per qualche minuto gli abiti da insegnante che quotidianamente spiega in classe e provare a capire cosa prova. Al di là di questi aspetti, dal punto di vista prettamente psicologico, il Fu Mattia Bazar è un libro che se letto come “grido di allarme” sulla società attuale e sul comparto scuola, è molto interessante.
Gerardina Di Massa