Il Giglio del Ragno rosso, un fiore carico di simbolismi
L’autunno si fa sempre più vicino rinvigorendo i suoi caldi colori e le sue bellezze naturali.
A tal proposito in Oriente è la stagione del Giglio del Ragno Rosso, un fiore dal significato misterioso.
Shubun, in Giappone è il giorno dell’equinozio d’autunno e cade il 23 settembre. Simboleggia un momento importante, tant’è che è stata proclamata come festa nazionale e secondo la tradizione questa giornata è dedita alla commemorazione degli antenati.
In questo periodo fiorisce il Giglio del Ragno Rosso, conosciuto anche come fiore d’addio o Higanbana (fiore dell’equinozio) e pertanto legato al culto dei morti, infatti estrapolando dal suo nome Hi-gan significa “l’altra riva”, in riferimento al fiume Sanzu (fiume dell’aldilà).
La sua forma è particolare, infatti ricorda quella di un ragno e questo ci spiega anche l’origine del suo nome.
Il Giglio del Ragno Rosso presenta una caratteristica inconfondibile, ossia: le foglie e i petali del fiore non si incontrano mai poiché quest’ultimo nasce direttamente dal suo lungo gambo e solo nel momento in cui appassisce nascono le foglie che, di tanto in tanto, si seccano prima della fioritura.
Un’altra sua curiosa caratteristica sta nella composizione del suo bulbo, il quale essendo velenoso la rende ottima da piantare che sia intorno ai campi di riso o ai cimiteri, ovunque si rischi l’avvicinamento di topi o altri animali.
Come scritto poc’anzi viene soprannominato “fiore d’addio”, anche se grazie al suo colore e alla forma dei petali che assumono le sembianze di una fiamma, viene riconosciuto anche sotto forma del “fiore degli incendi”. Infatti, i giapponesi sconsigliano di tenere questo fiore nelle proprie abitazioni perché si dice che aumenti il rischio di incendi.
Da buon popolo, con un bagaglio pieno di superstizioni e credenze, non poteva sfuggirci l’immancabile mito di Manju e Saka, nato grazie al ciclo caratteristico tra petali e foglie, da cui si definirà un altro nome ossia “Manjushagee”.
Si racconta la storia di due elfi, ai quali fu affidato il compito di custodire l’un l’altro i rispettivi petali e foglie.
Essendo due parti del Giglio del ragno rosso che non si incontreranno mai, i due elfi saranno destinati a non vedersi, e quindi decisero di sfidare il destino incontrandosi di nascosto.
Finirono per innamorarsi, così vennero puniti dalla dea Amateras, la quale rafforzò ancor più severamente il processo in cui i petali di Manju non dovessero mai più incontrare le foglie di Saka.
I due elfi, decisero di far fronte a questa sconfitta d’amore promettendosi di incontrarsi dopo la morte, anche se questo – purtroppo – non avvenne mai.
Alessandra Lima
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