Barriere coralline, fondamentali per la biodiversità
Le barriere coralline sono i più grandi e complessi ecosistemi presenti nel mare e sono fondamentali per la biodiversità.
Una barriera corallina è formata da celenterati, di vario tipo, che dopo la fase di larve formano gli scheletri di carbonato di calcio che si posano su formazioni calcaree, generatesi nel corso del tempo dagli esoscheletri dei coralli precedenti. Questi animali sono polipi, invertebrati che escono in prevalenza di notte stendendo i tentacoli per nutrirsi.
In questi ecosistemi trovano riparo e si nutrono migliaia e migliaia di forme di vita, riuscendo ad accogliere il 25% delle specie marine note. Sono estremamente utili anche agli esseri umani come fonte di pesca e per il turismo.
Prevalentemente le barriere coralline sono situate in zone calde, tropicali, con una temperatura delle acque che oscilla tra i 18 e 30 gradi. Il corallo rosso è presente anche nel Mar Mediterraneo, sebbene però oggi la sua presenza si sia notevolmente ridotta rispetto al passato.
Queste formazioni necessitano di temperature costanti e di basse profondità poiché è essenziale per la loro vita la fotosintesi. I coralli infatti hanno bisogno dell’ossigeno prodotto dalle alghe presenti sulla barriera e che determina anche la loro colorazione, secondo i dati divulgati dal WWF gli esperti hanno calcolato che in un centimetro quadrato si possono trovare 2 milioni di alghe unicellulari.
La Grande Barriera Corallina australiana è la più grande formazione presente sul pianeta misurando circa 2300 km, vi sono barriere coralline anche ai Caraibi, alle Maldive ed in Honduras.
Un’altra di notevole importanza è rappresentata dal cosiddetto Triangolo del Corallo, che secondo i dati forniti dalla National Geographic, è capace di ospitare circa 6000 specie di pesci ed presente il 76% delle specie di corallo esistenti e che fornisce sostentamento a 120 milioni di persone.
Oggi le barriere coralline risultano essere in grave pericolo, a causa dei cambiamenti climatici determinati dalle attività invasive e distruttive degli uomini. L’inquinamento dei mari, l’aumento delle temperature, la pesca intensiva ed il turismo di massa stanno distruggendo questi ecosistemi.
Anche i mangrovieti sono in serio pericolo e gli studiosi hanno osservato una connessione tra questi ecosistemi e le barriere coralline in quanto molte specie si nutrono nei mangrovieti per poi rifugiarsi nelle barriere coralline e viceversa.
I risultati degli studi forniti dall’IPCC, gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, sono poco rassicuranti ed infatti indicano che se non ci saranno dei cambiamenti nelle attività umane nei prossimi trent’anni il 50% dei coralli scomparirà e con l’aumento di 2 gradi della temperatura dei mari potrebbe estinguersi completamente.
Un fenomeno che sta avvenendo è il bleaching, ossia lo sbiancamento dei coralli che ne determina la morte. Dal 1998 ad oggi questa malattia non si è fermata ed è determinata dai mutamenti che alterano il delicato ecosistema marino.
Gli scienziati e le associazioni ambientaliste cercano da anni di collaborare con i governi e le popolazioni locali per salvaguardare questi fondamentali ecosistemi dall’estinzione.
Beatrice Gargiulo
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