Chi è veramente Rosa Peral, l’agente di polizia killer di “In fiamme”
Netflix ha prodotto la miniserie “In fiamme”, in cui ritroviamo Ursula Corbero, l’iconica Tokyo in “La casa di carta”.
Questa volta, però, è stata chiamata ad interpretare Rosa Peral, una donna spagnola che sta scontando una pena di 25 anni di carcere per l’omicidio del suo compagno.
Guardando la serie tv, molti si sono chiesti cosa ci sia di vero nella storia raccontata. A questo proposito, è importante sottolineare come “In fiamme” sia abbastanza fedele alla cronaca, basandosi sul vero processo e sugli interrogatori. A prova di ciò, sempre su Netflix è possibile recuperare anche il documentario “Il caso Rosa Peral”, che riporta immagini e testimonianze originali di questo discusso caso di cronaca nera. Ma chi era veramente Rosa Peral? E perché è stata etichettata come una spietata assassina?
Per comprenderlo, bisogna partire dall’inizio. Siamo nel maggio del 2017, quando il corpo di un uomo viene ritrovato carbonizzato, nella sua auto, nei pressi di un bacino idrico a Barcellona. Le indagini accerteranno che si tratta di Pedro Rodriguez, un agente di polizia della zona. La sua compagna Rosa Peral venne interrogata ed iniziò a puntare il dito contro Ruben, il suo ex-marito, nonché padre delle sue figlie. Tuttavia, Ruben presentò un valido alibi per il giorno del delitto, venendo scagionato sin da subito. A quel punto, gli inquirenti iniziarono ad indagare sulla figura di Rosa Peral, che si rivelò da subito molto controversa.
I suoi colleghi di lavoro, infatti, evidenziarono la natura ambigua delle sue relazioni sentimentali. Sul posto di lavoro, inoltre, Rosa era stata vittima di revenge porn, sporgendo anche denuncia contro un suo collega. Questa vicenda, tuttavia, non la dipinse come vittima, ma come una “abile seduttrice”. A questo proposito, inoltre, emerse la figura di Albert Lopez, collega ed amante storico di Rosa. I due si frequentavano da anni, continuando la loro relazione clandestina anche quando Rosa conobbe Pedro. I loro continui scambi telefonici permisero agli inquirenti di avviare un’indagine nei loro confronti, sfociata in una vera e propria accusa. Albert e Rosa vennero infatti accusati di aver pianificato l’omicidio di Pedro, poiché era diventato troppo possessivo e geloso nei confronti di Rosa. Era quindi diventato un ostacolo per la coppia, che desiderava vivere la propria storia senza interferenze.
I due sospettati vennero subito arrestati, per poi iniziare ad accusarsi a vicenda. Rosa ha da subito sottolineato, come continua a fare da anni, la sua estraneità ai fatti. Sostiene infatti che, la notte del delitto, Albert abbia avuto una discussione con Pedro, sfociata nel tragico omicidio. Per coprire le sue tracce, avrebbe poi chiesto a Rosa di aiutarlo, portando il corpo della vittima in un’area isolata e dandogli fuoco. Rosa, inoltre, ha continuato ad utilizzare il telefono di Pedro, fingendosi lui tramite messaggi, e recandosi vicino all’abitazione del suo ex-marito. Ciò al fine di incolpare ed incastrare quest’ultimo, quando le celle telefoniche avrebbero localizzato il cellulare.
Dal canto suo, Albert ha negato tutta questa rappresentazione dei fatti, ribadendo che l’intero piano è stato ideato e messo in pratica da Rosa, che voleva liberarsi del suo compagno. Queste accuse reciproche hanno portato ad una sentenza definitiva e molto discussa: Rosa è stata condannata a 25 anni di carcere, mentre Albert a 20 anni. Questa storia ha riempito pagine e pagine di giornali, dando vita a documentari, serie televisive ed approfondimenti. L’opinione pubblica spagnola ha da subito identificato Rosa Peral come una donna scaltra, alla costante ricerca di attenzioni e disposta a tutto per i suoi interessi.
La difesa di Rosa ha sottolineato questo aspetto, facendo notare la differenza di trattamento riservata ai due condannati. La vita di Albert non è stata scandagliata alla ricerca di dettagli scandalosi. Al contrario, invece, la vita sentimentale e sessuale di Rosa è stata giudicata inappropriata per una madre e una moglie. Molto spesso, i dettagli del delitto sono stati messi da parte, preferendo sindacare sulle informazioni sulla vita privata di Rosa. La sua promiscuità sessuale è stata addirittura presentata come una prova tangibile del suo coinvolgimento nel crimine. Nonostante Rosa e Albert siano stati indubbiamente giudicati colpevoli per la morte di Pedro, è innegabile, infatti, che la nostra società abbia ancora molti problemi per quanto riguarda la rappresentazione della figura femminile.
Stefania Berdei