Linguistica: differenza tra fonetica e fonologia
La fonetica e la fonologia spesso sono confuse e nella maggior parte dei casi, a meno che non si abbiano delle specifiche competenze o studi in materia, non si sanno distinguere.
In realtà fare chiarezza è importante, perchè permette di studiare ad analizzare la composizione dei suoni che compongono la lingua italiana, quella che quotidianamente utilizziamo.
L’italiano ha 30 “suoni fonemici”, ma ha 43 fonemi (e alcuni allofoni). Infatti, la maggior parte dei fonemi consonantici ha un equivalente geminato (casa : cassa, fato : fatto, magio : maggio, sano : sanno, bruto : brutto ecc.).
Nello specifico, la fonetica studia la fisicità dei suoni delle lingue e si tratta sostanzialmente della parte definibile “tecnica” della linguistica. La fonetica è interessante in sé perché ha problemi metodologici e teorici, e poi anche dal punto di vista pratico; torna effettivamente utile anche nello studiare le lingue straniere.
Partiamo dall’alfabeto fonetico internazionale. Questo è un alfabeto scientifico che associa in maniera biunivoca suoni e simboli. Ad ogni suono corrisponde un unico simbolo e viceversa. In realtà anche nelle ortografie storiche c’è questo principio: bene o male si cerca sempre una corrispondenza precisa tra simbolo e suono, poi però col tempo questo rapporto si deteriora. L’italiano, tra le lingue romanze, non è cambiato molto da questo punto di vista e risulta conservativo; il francese invece è cambiato moltissimo. L’inglese ship, il francese chic e l’italiano scimmia, sebbene abbiano grafemi diversi, presentano uno stesso fonema, [ʃ].
Esistono tre grandi rami della fonetica:
Fonetica acustica: analizza le caratteristiche acustiche del segnale sonoro.
Fonetica articolatoria: studia la produzione dei suoni attraverso l’apparato articolatorio.
Fonetica percettiva: studia la percezione dei suoni da parte dell’ascoltatore.
Studiare la fonetica è importante perchè consente di destreggiarsi e saper usare bene, tono, ritmi, vocali, cogliere le sfumature proprie della pronuncia ed altro ancora. Analizzare la fonetica di una lingua significa tener conto del sistema di trascrizione fonetica più diffuso e conosciuto al mondo: trascrizione fonetica più diffuso al mondo l’IPA (dall’inglese International phonetic alphabet). Il sistema IPA standardizza la simbologia fonetica per fare in modo che la linguistica possa essere compresa da tutti. Si tratta di uno strumento che rende semplice l’apprendimento della lingua e della relativa dizione.
La parole sono formate da unità discrete di per sé prive di significato, i fonemi. Il parlato è una realtà concreta che però si compone di unità astratte, separabili l’una dall’altra e di per sé prive di significato.
Non studiare la fonetica sin da subito creerà dei problemi di notevole spessore, poiché al contrario della grammatica, è l’aspetto linguistico più difficile da correggere nel tempo. Una volta registrato un suono sbagliato, sarà poi difficile “cancellarlo” dalla mente. Un pò come un pensiero che non va via.
Studiare la fonetica consente alle persone di leggere una parola nuova esattamente come la si leggerebbe in italiano.
La fonologia invece si occupa dei suoni dal punto di vista linguistico, considerandoli come fonemi, unità minime non dotate di significato ma capaci di combinarsi tra loro. Ecco quindi, che i suoni che la fonologia studia, sono gli elementi distintivi nella comunicazione.
In particolare la fonologia studia:
– La descrizione dei fonemi di una lingua (inventario fonetico).
– La descrizione dei limiti posizionali e sequenziali dei fonemi all’interno di una parola.
– La descrizione delle variazioni nella pronuncia del fonema.
La fonologia non studia i foni in quanto tali, nella loro realizzazione fisica, ma si focalizza su quei foni che, alterandosi liberamente all’interno di una sequenza fonica, una parola, hanno valore distintivo, ossia, contribuiscono a cambiare il significato alla parola stessa. Questi foni con valore distintivo si chiamano “fonemi”. Per fare un esempio, si può far riferimento alla parola: cane. Se si sostituisce la consonante iniziale con altre, verranno fuori altre parole, come: “lane”, “nane”, “pane”, “rane”, “sane”. Ecco quindi che ogni consonante messa in posizione iniziale ha creato parole diverse. Questo significa che esse sono dei fonemi dell’italiano: /k/, /l/, /n/, /p/, /r/, /s/ (per tradizione i fonemi si scrivono tra barre oblique, e la sillaba accentata è preceduta da un apice.
Quali sono le principali differenze tra fonetica e fonologia?
La prima grande differenza tra fonetica e fonologia è nel rapporto che il parlante stabilisce tra suoni concreti e mentali. La prima, si occupa degli aspetti “fisici” dei suoni, mentre la fonologia riguarda gli aspetti “mentali” all’interno di una lingua.
L’unità dello studio della fonetica è dunque il fono, mentre quello della fonologia è il fonema (segmento fonico che possiede una funzione distintiva e che è definito soltanto da caratteri con valore distintivo, detti caratteri pertinenti).
Indubbiamente fonetica e fonologia sono collegate, ma la prima è una grande madre mentre la seconda una componente interna della prima. In linguistica si distingue tra: fonetica > fonologia > fonemi > foni.
Ricordiamo che studiare sia la fonetica che la fonologia è interessante ed è un aspetto che consente di andare al di là della scrittura, non è una semplice operazione grafica, ma la capacità di saper analizzare la parola come sequenza di suoni.
Di fatto, però, ancor oggi l’insegnamento della pronuncia ricopre un ruolo marginale nella didattica italiana nonostante sia considerato un aspetto prioritario in altri Paesi. Tutti i libri affrontano grammatica, lessico, sintassi… ma pochi la pronuncia della lingua, ecco perchè documentarsi sulle differenze ma anche sulle competenze della fonetica e della fonologia è un ambito di studio al quale tutti dovrebbero pensare.
Gerardina Di Massa
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