Malleus Maleficarum, il trattato sulla caccia alle streghe: leggenda e follia collettiva
Il “Malleus Maleficarum”, dal latino “il martello delle streghe”, è un trattato pubblicato a Strasburgo nel 1487.
Di grande successo, fu utilizzato per identificare e processare chiunque fosse accusato di stregoneria – nella maggior parte dei casi le temute, pericolose, innocenti donne.
È nel Quattrocento che la caccia alle streghe comincia a configurarsi e ad assumere le dimensioni che conosciamo oggi. In questo secolo, simultaneamente alla sua diffusione nell’Europa occidentale, furono pubblicati dei trattati volti a far chiarezza sul fenomeno della stregoneria. Le informazioni di cui gli inquisitori disponevano infatti non erano uniformi: c’era, per esempio, chi negava la possibilità del volo magico, chi lo riteneva lecito, chi ancora parlava di un “marchio del diavolo”, ad altri autori sconosciuto. Vi erano, poi, persone che ritenevano la magia soltanto una superstizione.
È in questo quadro che si inserisce il trattato dei due domenicani tedeschi Heinrich Institoris von Kramer e Jacob Sprenger, i quali, basandosi sulla letteratura precedente ma anche su esperienze dirette di inquisizioni, redigeranno un manuale guida letto per secoli: al suo interno descrivevano sia i modi per individuare le streghe, sia quelli per processarle e sconfiggere definitivamente il male. Lo scopo del trattato, oltre che fornire le suddette e necessarie informazioni, era quello di far comprendere a chiunque non credesse ancora nella stregoneria le sue malefiche possibilità e l’urgenza, dunque, di perseguitare chi si macchiasse di questo sacrilegio. Coloro che non credevano nella stregoneria, che in questi anni diventa una questione eretica, avrebbero a loro volta peccato di eresia.
La mente principale dietro l’opera è quella di Heinrich Institoris, inquisitore a partire dal 1474. Egli si distinse ben presto per la sua attività nel campo, per il suo zelo e per dei processi svolti con delle irregolarità che gli costarono diverse critiche. Così, per poter procedere il suo lavoro senza essere disturbato, Institoris chiese aiuto al papa Innocenzo VIII, il quale nel 1484 emise la bolla Summis desiderantes effectibus (“desiderando con supremo ardore”) in cui confermava che quest’ultimo e il suo confratello Sprenger potevano “procedere alla correzione, incarcerazione e punizione di quelle persone per gli eccessi e i crimini predetti, in tutto e per tutto”.
Se precedentemente le autorità ecclesiastiche locali avevano cercato di contrastare i modi dei due, in seguito alla bolla pontificia questi ultimi detenevano libertà totale: chiunque avrebbe provato a ostacolarli sarebbe stato scomunicato. Fu un via alla persecuzione.
Il trattato non venne mai adottato ufficialmente dalla Chiesa, ma non fu nemmeno annoverato nell’indice dei libri proibiti, come accadde invece ad altri testi sullo stesso argomento; questo e l’inserimento al suo interno della bolla papale gli conferì una certa legittimità che, in realtà, non aveva. Conobbe così un grande e istantaneo successo, fu stampato più volte e varcò i confini della prima pubblicazione: ci sono infatti pervenute, oltre diverse edizioni tedesche, anche edizioni francesi e italiane.
Il libro è diviso in tre parti: le prime due si soffermano sulla natura della stregoneria, sui modi di agire delle streghe e sulla loro sessualità, descritta minuziosamente e morbosamente. La terza parte, invece, fornisce indicazioni per la cattura, il processo e la sterminazione delle streghe, descrivendo per filo e per segno l’iter da seguire, persino le domande da porre all’imputata.
Nel corso della storia sono stati processati anche stregoni, ma sappiamo bene – e non ci sorprende – che erano le donne il principale obiettivo di questi inquisitori.
La misoginia che trasuda dalle pagine del trattato è data da una cultura ben consolidata e dalla concezione di inferiorità della donna, di cui troviamo svariate tracce in autori latini e nell’Antico Testamento, importanti fonti del testo: viene per esempio citato Terenzio, “le donne sono deboli d’intelletto, quasi come i bambini” (Hecyra III) o, dall’Ecclesiaste, “qualsiasi malizia è piccola di fronte alla malizia della donna”.
D’altronde, la caduta nel peccato e la cacciata dall’Eden è imputabile solo a Eva, una donna. Dunque, in quanto meno capaci intellettualmente, maliziose e peccatrici, volubili e vendicative, le donne sarebbero più soggette alla seduzione del diavolo, nonché la causa principale di diffusione della stregoneria.
Definire questo fenomeno meramente “caccia alle streghe” richiama alla mente immagini di donne diverse da noi, lontane nel tempo e nello spazio; sembra esser diventata, oggi, quasi una leggenda, anche a causa delle rappresentazioni che i media ne hanno tratto. Questo rischia di farci dimenticare ciò che è stata davvero: un ingiustificato sterminio di donne.
Giulia Gennarelli
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