Ant-man and the Wasp: il microverso
di Maria Cristiana Grimaldi
Il primo film dedicato al nostro eroe formica aveva già caratterizzato il suo universo, la sua forma di pellicola leggera, per tutti, senza troppi colpi di scena ma ricca di umorismo e legami familiari. La seconda non lo smentisce, lo amplia, lo rimpicciolisce, modella un mondo intero sui sentimenti che non muoiono mai e sulla speranza di ritrovare ciò che si è perduto, o qualcuno attraverso una dimensione incontrollabile.
Gli eventi del film sono successivi alla guerra civile dei nostri eroi, quindi alla detenzione di Scott Lang che ha collaborato col gruppo di “ribelli” in Germania. Nella nostra realtà il secondo capitolo di Ant-man giunge dopo il film più clamoroso dell’anno: Infinity War.
Dall’universo e da mondi sconosciuti che raccolgono i protagonisti e i loro campi di battaglia ci ritroviamo in quello che Scott Lang ha già avuto modo di visitare nel primo film grazie alle particelle Pym, il mondo quantico, con i suoi microrganismi dai tratti psichedelici, il tempo che è rallentato e alterato e lo spazio che si modifica continuamente, nella più totale assenza di regole, leggi scritte e conosciute dall’uomo.
Un mondo subatomico che si oppone decisamente a quello siderale in cui si trovano alcuni protagonisti del colossal che ci ha tenuti col fiato sospeso qualche mese fa.
Il nostro cervello ha dovuto ridimensionare tutto e il cuore ha dovuto frenare i battiti perché quello che lo spettatore si trova davanti ora non è più il potente cinecomic ma un film leggero, un action comedy che non vuole stupire, ma intrattenere e divertire, ponendosi anche come ponte e continuity narrativa del personaggio e dell’universo Marvel.
Sì, perché si suppone che la scoperta del microverso, possa anche servire ai fini del risollevamento dal famoso schiocco delle dita. Per ora sembra essere riuscita a salvare Scott dal gesto di Thanos – anche se si ritrova da solo e apparentemente senza via di fuga da questo mondo spaventoso.
A prescindere dall’utilità di questa linea narrativa, il film mette in scena, a livello umano, ancora una volta, i rapporti tra genitori e figli.
Quello di Scott con Cassie è sempre una continua rivalsa, di un padre, che screditato più volte per le scelte discutibili o meno della sua vita, cerca di essere qualcosa di più, un eroe nel vero senso della parola, una figura presente, grande o piccola che sia.
C’è quello di Hope con Janet, la storia di un ritrovamento del legame mai davvero reciso dall’impossibilità di rivedersi.
Poi c’è quello di redenzione e pentimento di Ghost, quella che dovrebbe essere la cattiva di turno, ma che a conti fatti risulta più una vittima di ciò che le è capitato, con Bill Foster, padre acquisito.
Questi tre sistemi hanno in comune l’ingerenza nelle loro vite del regno quantico, che ne ha modificato inevitabilmente il corso. Sembra proprio che sia questo il vero nemico, l’ostacolo da conoscere e affrontare per poter andare avanti, per poter salvare le vite che ha quasi spezzato e magari in futuro, utilizzare a proprio vantaggio. Il potere dell’infinito microscopico, contro quello dell’infinito macroscopico.