Kafka pattina sul palco di X-Factor
di Luisa Ruggiero
Sono giovani e sono testardi, sono i Kafka Sui Pattini, una band di Pompei, formata da Mark (Marco Brunasso) alla voce e al basso, leader e frontman. Davie Doo (Davide Busiello) alle tastiere e sinth, Ngio Lee (Angelo Della Valle) alle chitarre e Lollo (Lorenzo Lamberti) alla batteria.
Una bella realtà partenopea ma dal gusto inglese, indie rock dalle sonorità fresche ma decise e coinvolgenti come l’energia della loro musica che, da subito rapisce e fa sognare, conducendo in altri luoghi.
Nell’aprile 2015 vincono il PompeiLab Music Contest. In autunno il loro singolo Shakespeare got drunk viene selezionato per la compilation La Fame Dischi che raccoglie le migliori realtà emergenti sul territorio nazionale.
Al momento attendono i bootcamp di X-Factor, avendo partecipato come concorrenti alla dodicesima edizione ricevendo consensi di pubblico e giuria, mentre tra poco uscirà il loro primo disco prodotto da Diego Leanza per l’etichetta Studio8, anticipato dall’uscita dei singoli Start a brawl, Fight at the wedding e Gok Art.
Hanno condiviso il palco con artisti come i Nobraino, Selton, Zulù (99 Posse), Marcello Coleman, Cosmo, EPO, La Maschera, Sabba e gli Incensurabili, Gnut, The Shak & Speares,Francesco Di Bella (24 Grana), Fiori Di Cadillac, Diego Leanza, I Botanici, Freak Opera, Johnny Dal Basso ed altri.
Non posso chiedervi da cosa nasce il nome e questa è un’ingiustizia, posso sapere almeno perché non posso saperlo?
“Che vita sarebbe se avessimo sempre e solo certezze e mai dubbi? Se avessimo sempre e solo risposte certe non esisterebbe la ricerca scientifica e nemmeno la teologia… per l’ultima non sarebbe poi così un male. Ad ogni modo, ti immagini Jovanotti dire: casca sui pattini?”
Come nasce la vostra collaborazione musicale?
“Quasi come su Tinder, doveva essere una scopata musicale e basta, poi è diventata prima una relazione complicata e poi un sodalizio. Ci siamo lasciati dietro qualche componente, ma ora siamo una famiglia, stiamo per comprare casa e l’utilitaria per viaggiare comodi, anche se col traffico di Pompei è complesso.”
Le vostre ispirazioni musicali sono chiare, ma voglio che me ne parlate voi…
“Siamo molto condizionati dalla storia musicale inglese. The Clash e The Smiths sono stati un pugno in pieno viso dal punto di vista emotivo. Però ci piace essere ca**oni, ci piace Gigione. Viviamo sulla scia degli Arctic Monkeys e dei Kasabian. Ci piace il mood e il sound chillout dei Vampire Weekend.
Adoriamo i testi di Neil Young e siamo figli di De Andrè e Tenco, come tutti del resto. Molte delle nostre ispirazioni vengono dall’arte contemporanea, dal dadaismo ai futuristi. Tutto questo mischiato all’alcol e alla velocità, e non ci piace neanche un poco prenderci sul serio: la gente ai concerti deve ballare, deve pensare sono venuto al concerto lasciando i problemi a casa, tanto da lì non si muovono, ma io stasera sono dai Kafka Sui Pattini. E loro diranno ‘vengo anch’io?’ NO TU NO!”
Cosa vi ispira per la vostra musica?
“Venendo da Pompei, che è una città del mondo, assimiliamo tutto. La nostra sala prove è nell’ala di un hotel, quindi assimiliamo la vita di chi passa e se ne va. Assimiliamo i turisti, le loro storie, le loro passioni, a volte li invitiamo alle prove, a volte ci ubriachiamo con loro.
Forse non abbiamo girato il mondo, ma vivendo a Pompei è il mondo che passa di qui, non più di 20 stanze doppie e 16 singole per volta (volendo parafrasare La leggenda del pianista sull’oceano). Ci ispirano le storie, quelle che viviamo e che ci vengono raccontate, ci ispirano i personaggi che amiamo: da Kate Moss a Dick Fosbury, dalla rivoluzione francese a Marina Abramovich: ci ispira raccontare la vita, quella banale delle risse da bar e quella universale dell’arte contemporanea.”
L’esperienza di X-Factor: come è stato calcare quel palco e cosa vi aspettate da questa nuova importante esperienza?
“Abbiamo preso il format per quello che era: un gioco. Abbiamo conosciuto persone bellissime che sentiamo quotidianamente (artisti e autori). Siamo andati a divertirci, inizialmente con qualche riserva, ma è stata un’esperienza che ci ha cambiati.
Veniamo dall’underground dove questo mondo è malvisto, ma ci siamo voluti mettere in gioco, abbiamo capito che sono tutti preconcetti. X-Factor va vissuto per quello che è: un gioco e un modo per portare la tua musica ad un pubblico vasto. Se la vedi come una gara, come la chance della tua vita, come l’unica via per il successo allora stai sbagliando i tuoi conti.”
A breve il vostro primo disco, avete altri progetti in cantiere?
“Gok Art, il disco, è uscito il 9 ottobre per Studio8mc, abbiamo in cantiere già pezzi nuovi, praticamente abbiamo già in testa un disco nuovo perché le recenti esperienze ci hanno ispirato tantissimo. Al momento l’idea predominante è quella di portare in giro per l’Italia questo disco e testare anche i pezzi nuovi, accogliere le tante richieste che X-Factor ci ha portato e presentare ufficialmente il disco al Tarumbò di Scafati, il 27 Ottobre. Altro progetto fondamentale: continuare a far chiedere ai giornalisti come te Ma perché Kafka ha messo i pattini?”