I problemi della nuova legge per le guide turistiche secondo Evelina Silvestroni
Evelina Silvestroni è una content creator specializzata nel settore artistico. Dopo essersi laureata in Storia dell’arte, ha deciso di condividere le sue conoscenze sui social network.
Ad oggi, vanta più di 49 mila follower sul suo profilo instagram @a_r_t_i_t_u_d_e, in cui racconta curiosità e dettagli sui patrimoni artistici e culturali italiani, e non solo. Nel 2021 abbiamo avuto il piacere di intervistarla, approfondendo il suo lavoro di “art sharer” e ciò che l’ha portata verso la strada che ha intrapreso.
Tra i tanti temi che tratta sui social network, uno dei più delicati è sicuramente quello riguardante la precarietà lavorativa nel settore artistico. Molto spesso, infatti, i percorsi formativi di stampo artistico e culturale vengono sottovalutati, offrendo contratti precari e scarsamente retribuiti. Proprio a questo proposito, recentemente è stata pubblicata la nuova riforma per la professione di guida turistica, che stabilisce nuove regole, puntando a contrastare la pratica abusiva. Tuttavia, alcuni dettagli di questa nuova legge sono decisamente discutibili e ciò è stato sottolineato proprio da Evelina Silvestroni che, tramite un reel, ha espresso la sua opinione a riguardo. Per approfondire questo tema, le abbiamo fatto alcune domande.
Ciao Evelina, quali sono i principali punti critici della nuova riforma?
Tra i punti critici della nuova legge c’è sicuramente il dare maggiore importanza alle lingue, poiché per partecipare al bando è richiesta la conoscenza di una lingua al livello B1 e una al C2. In questo modo si sottovalutano le lauree in Storia dell’Arte, Storia o materie affini. Da troppi anni, infatti, la conoscenza delle lingue sembra più importante rispetto ad una laurea che attesti alcune delle conoscenze fondamentali di questa professione a cui, secondo la nuova legge, possono accedere tutte le lauree triennali. Io comprendo pienamente quanto sia importante conoscere le lingue e poter comunicare con i turisti stranieri. Tuttavia, non si dovrebbe dare priorità alle lauree sopra citate per riconoscere la loro validità ed unicità rispetto ad altre lauree? Bisognerebbe essere più restrittivi, facendo comprendere quanto il lavoro di guida turistica non possa essere svolto da chiunque, esattamente come tutti gli altri lavori. Tutti pensano sia un loro diritto fare la guida, a prescindere dai loro studi. Ma questo toglie professionalità a questo lavoro e specificità alle lauree in beni culturali.
Una parte importante della nuova legge è legata al tema dell’abusivismo. Secondo la tua esperienza, quanto influisce l’esercizio abusivo sulla reputazione dei professionisti del mondo del turismo e dell’arte?
In Italia, l’abusivismo è assolutamente uno dei maggiori problemi per questa professione. Vedo guide senza patentino ovunque, che lavorano in nero e che propongono prezzi bassissimi. Ci sono pochi controlli, poche leggi e i bandi che non escono da anni sono i problemi alla base. Ovviamente l’abusivismo rende la professione “banale”, qualcosa che può fare chiunque, poiché c’è l’idea che sia sufficiente studiare qualche nozione per poterlo fare. Dall’esterno, a volte vedo come le persone percepiscono in maniera distorta la professione, proprio perché anche le persone con altre formazioni, che esercitano professioni completamente diverse, decidono di fare le guide turistiche nel tempo libero!
Cosa ti ha spinto a decidere di intraprendere la professione di creator digitale in seguito alla tua laurea in storia dell’arte?
Mentre studiavo Storia dell’Arte, il mio desiderio di diventare guida turistica era sempre più forte, ma nutrivo sempre meno speranze, poiché il bando non usciva da anni. Ho addirittura partecipato ad un bando della Regione Sicilia di cui non si è saputo più nulla. Tuttavia, non ho mai abbandonato la mia passione nel raccontare i patrimoni artistici italiani, cominciando dalla mia città, Ariccia (RM). Dovevo trovare il modo per poterlo fare e i social erano (e sono ancora oggi) il modo migliore per raccontare e per arrivare a tantissime persone. Sono diventata una “guida digitale”, che tecnicamente si chiama “Content Creator culturale”. Si tratta di un lavoro di cui sono molto fiera, che richiede moltissime ore per lo studio e per la creazione di contenuti. L’arte italiana ha tanto bisogno di essere raccontata.
Quali sono le maggiori difficoltà che riscontra un giovane laureato in materie umanistiche nell’approccio al mondo del lavoro?
Purtroppo c’è davvero pochissimo lavoro. Vengono offerti stage non retribuiti per pochi mesi, tirocini gratuiti o pagati davvero poco. Ci sarebbe bisogno di impegno e serietà maggiori da parte dello Stato e dei privati. L’arte non è un hobby, qualcosa che si fa per piacere estetico. È un lavoro che deve essere retribuito come ogni altro, ma che passa sempre in secondo piano rispetto ad altri campi. Mi dispiace, poiché l’Italia è arte e spero tanto che la situazione migliori. Io provo ogni giorno sui social a dare vita al mio lavoro e ringrazio infinitamente chi mi segue e mi sostiene.
Stefania Berdei
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Foto dalla pagina Linkedin dell’intervistata