Terapia forestale
A chi come me è nato e cresciuto a contatto con la natura l’idea di poter vivere lontano da essa è motivo di malessere acuto; dietro a casa dei miei nonni c’era un bosco e fin da piccola ho trascorso interiori pomeriggi a nascondermi tra le sterpaglie.
Mi sono sempre chiesta come facessimo a ritrovare la strada di casa pur non conoscendo per filo e per segno la geografia del territorio; probabilmente, ciò che ci ha sempre aiutato è stato il vivere e riconoscere i segni che la natura ci dona, come il flusso del vento, la posizione del sole durante tutto l’arco della giornata e la direzione delle piogge – non ricordo, infatti, una sola volta in cui mi sia sentita spaventata alla ricerca di casa -.
Il verde mi ha sempre trasmesso un forte senso di appartenenza, come se il mio io più interiore fosse stato sempre e soltanto immerso in esso. Il mese scorso per puro caso mi sono imbattuta nel testo “Terapia forestale – Una collaborazione tra il Club Alpino Italiano e il Consiglio Nazionale delle Ricerche” a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini, nel quale alcune delle mie domande hanno avuto finalmente una risposta: esiste una scienza che studia i benefici degli ambienti naturali, nello specifico foreste, sulla salute dell’uomo.
Prima di entrare in un bosco attiva i sensi, respira a fondo e bussa con discrezione.
Ti verranno incontro esuberanti cespugli che ti imprigioneranno in un gioioso, diffidente abbraccio.
Si ridurrà la luce.
Potrai ascoltare il canto di piccoli uccelli, il sussurrare di grossi faggi, il mormorio dei carpini, il tambureggiare del picchio sull’abete di risonanza.
Vedrai ondeggiare le alte cime dei pini, sentirai scricchiolare le ossa di vecchi larici e ne udrai i lamenti; avvertirai, nella loro incolta barba, la stanchezza di lunghi anni e di duri inverni.
Cammina con passo leggero e se sei in grado di volare, vola.
Non soffermarti a lungo e non curiosare troppo; mille occhi nascosti ti stanno osservando e giudicando.
Attraverserai tappeti di muschio e di fiori profumati, ti saranno offerti funghi e gustosi piccoli frutti rossi: accetta con moderazione.
Avrai molto da meditare, approfittane per pregare.
Quando alla fine uscirai da questo tempio e avrai tolto il disturbo, non voltarti indietro, gli animali si saranno riappropriati del loro spazio.
Ti sentirai purificato dall’armonia e dalla pace di questo luogo e potrai così riabbracciare felice il cielo.
Danilo Berton
- Cos’è la terapia forestale? Le sue origini
“Da un punto di vista socio-culturale la foresta ha sempre avuto un ruolo importante come luogo misterioso e magico nella mitologia di vari popoli antichi. Un esempio emblematico è offerto dal folklore celtico, che identificava nella foresta la casa di numerose creature dai poteri soprannaturali (elfi, fate, goblin), alcune benevole e altre malevole. Inoltre nell’animismo celtico gli alberi stessi, visto come spiriti custodi della foresta, erano considerati ‘sacri’ sia per le proprietà medicinali, sia per motivi legati a un simbolismo arcaico.” (da “L’ultimo e la foresta: le radici lontane di un rapporto naturale” in Terapia Forestale)
L’uomo ha da sempre una sorta di attrazione nei confronti della natura, dovuta soprattutto ai benefici psicofisici che derivano da essa; a partire dagli anni ’80 (1984) il biologo statunitense Edward O. Wilson ha proposto una teoria secondo la quale nell’essere umano vi è la “tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali”, e quindi sulla natura.
I colori, gli odori e i profumi della natura hanno scientificamente delle proprietà positive sul nostro organismo: il colore verde riduce lo stress e ci aiuta a essere più riflessivi e creativi; inalare i cosiddetti COV, e cioè composti organici volatili, rilasciati dagli alberi nella foresta ha un’azione non solo balsamica sulle vie respiratorie, ma anche antinfiammatoria e antiossidante. L’effetto farmacologico di alcuni di essi può essere benefico anche per il cervello: a seguito del loro assorbimento sistematico, essi influenzano l’attività del sistema nervoso e aiutano a combattere stress, ansia e depressione.
La vista e l’olfatto hanno la maggiore, ma per amplificare la sensazione di relax è consigliabile attuare particolari tecniche di respirazione; inoltre, alcuni esperti del settore hanno formulato dei consigli per massimizzare i benefici del “bagno di foresta”:
• Trascorrere nella foresta da 2 a 4 ore camminando per pochi chilometri (2.5-5.0 km) al giorno.
• Praticare solamente un’attività fisica leggera, come una camminata a passo regolare che non determini alcun affaticamento marcato.
• Fare delle pause di tanto in tanto durante la camminata.
• Rimanere ben idratati, portando con sé dell’acqua.
• Evitare l’utilizzo di dispositivi tecnologici a scopo ricreativo.
• Utilizzare solamente sentieri ben definiti e puliti, magari appartenenti ad una rete escursionistica conosciuta.
• Affidarsi alla guida di esperti.
- Posso fare terapia forestale a casa?
Quando non è possibile immergersi in natura, si può ricorrere alla ricreazione di ambiente forestale anche a casa, il tutto favorito da stimoli visivi, auditivi e olfattivi.
Con le più avanzate tecniche di realtà virtuale immersiva, tutto è alla portata di tutti. Ulteriore passo è favorito dalla diffusione in aria di oli essenziali derivati anche da essenze forestali, i quali – contrariamente al passato -, sono facilmente reperibili.
Per una buona riuscita di tale tecnica di rilassamento ciò che realmente è importante è chiudersi alle spalle lo stress degli ambienti esterni; si deve fare in modo di creare nella propria abitazione un vero e proprio locus amoenus, un luogo dove poter scappare dalle corse quotidiane tra lavoro, impegni e preoccupazioni.
Antonietta Della Femina
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