Biennale of Women In Art: a Bruxelles l’arte è donna
L’edizione zero, così è stata ribattezzata questa primissima edizione della Biennale of Women In Art, inaugurata il 18 marzo 2024.
Si potrà visitare fino al 31 del mese al the Vanderborght space, Rue de l’Ecuyer, 50, a Bruxelles, città sede delle più alte istituzioni europee e crocevia di tradizioni e culture.
La Biennale, progettata dall’organizzatrice di eventi Jemima Kulumba, si presenta come una dichiarazione orgogliosamente femminista.
Il manifesto, che accompagna la presentazione dell’esposizione, recita così: “Storia dell’arte, musei e collezioni di belle arti mostrano i grandi maestri del mondo dell’arte… Chi è in grado di nominare una artista donna del periodo medievale o rinascimentale?” La risposta non sconvolge nessuno.
Sono in pochi, forse in poche, a poter citare i nomi delle artiste che, a lato dei loro ben più noti colleghi uomini, hanno fatto la storia dell’arte. In numero ridotto, in confronto alla proliferazione degli artisti uomini, le donne hanno comunque costituito una parte fondamentale del panorama artistico dell’antichità, panorama di cui vale la pena tenere traccia.
Ancora sul manifesto, si legge: “Nonostante il mondo evolva, le disuguaglianze tra donne e uomini rimangono, nella comunità artistica, così come nella vita di tutti i giorni. Eppure, crediamo che l’arte delle donne sia degna tanto quanto quella delle loro controparti”. A questo scopo, Jemima Kulumba (WIA Founder & co-director), Giovanna Massoni (WIA co-director) e Christophe Gouache (WIA co-director) hanno progettato l’edizione zero: per mettere in mostra le artiste contemporanee di tutti gli orizzonti, offrendo a visitatrici e visitatori la possibilità di entrare in contatto con il mondo delle opere d’arte realizzate da artiste donne e aprendo un dibattito sul ruolo che le donne hanno rivestito, e rivestono tuttora, nel mondo dell’arte, specchio della società contemporanea.
L’edizione mira a denunciare l’ingiustizia dell’essere relegate all’oblio di cui spesso le donne, in arte, così come in letteratura e storia, sono state vittime. Oggi non si è più disposte a lasciar correre, a nascondersi o a farsi oscurare senza essere certe di aver fatto il possibile per rivendicare i propri diritti e la rilevanza del proprio ruolo.
La Biennale al femminile mette insieme le opere di artiste donne di origine belga, o che vivono o hanno vissuto in Belgio: venticinque artiste contemporanee – selezionate, tra le oltre 200 candidature ricevute, a seguito delle decisioni di un doppio comitato, una giuria tecnica e una giuria popolare – le cui opere sono state riunite in uno stesso luogo allo scopo di trasmettere un messaggio: quello dell’impegno civico e del supporto reciproco.
L’entrata alla manifestazione è completamente libera. Se si esclude la partecipazione agli eventi di apertura e di chiusura, a cui si accede tramite biglietto prenotabile online, l’intenzione che l’organizzatrice vuole comunicare al pubblico è che la cultura, per essere fruibile, non debba essere limitata da barriere, ma si possa presentare come uno spazio aperto, condiviso e metaforicamente sconfinato.
La Biennale di Women In Art è un evento che mira a mostrare il lavoro delle artiste, evidenziandone i contributi all’interno del mondo dell’arte, per offrire loro il riconoscimento che per anni è stato negato. L’idea è che l’edizione zero – che nel progetto precederà la prima e più ampia Biennale che verrà inaugurata nel 2025 – sia solo il punto di partenza, per amplificare il movimento e contribuire concretamente al cambiamento.
“Non c’è niente di più straziante di un periodo della storia umana che oscuri le sue artiste” scrive Jemima Kulumba sulla pagina internet della Biennale. Le sue parole risuonano come un grido di allarme, un’urgenza. A fare eco a questo grido, si sono aggiunti i commenti di Giovanna Massoni, che dice: “Le artiste hanno sempre creato. Come mai sono così poco conosciute, così poco vendute, così poco esposte?” e quelle di Christophe Gouache: “Non riesco a pensare a un solo buon argomento che potrebbe spiegare perché le artiste donne non dovrebbero avere le stesse possibilità degli artisti uomini”.
A rispondere a questi interrogativi, ci sono state le oltre 200 artiste donne che hanno proposto la propria candidatura per l’esposizione. Abituate a valere zero, o meno, le artiste donne proprio da quel numero mirano a ripartire, perché gli zeri si moltiplichino e, uno accanto all’altro, riuniscano le migliaia di donne che ogni giorno parlano, costruiscono, sensibilizzano, creano, affrontano e si battono affinché la parità non rimanga un proposito da raggiungere, ma sia riconosciuta come un diritto garantito.
Stefania Malerba