“Si parla ancora il Greco antico?”: proprio a Gallicianò, in Italia!
La nostra penisola continua a regalarci interessanti scoperte: il borgo calabrese Gallicianò, conosciuto anche come l’Acropoli della Magna Grecia, grazie alla conservazione del Grecanico, parlato in questo posto.
I resti di “un tempo che fu” possono essere ritrovati soprattutto nei borghi, in quanto si caratterizzano come dei veri e propri scrigni, la cui scoperta desta stupore e fascino.
Anche in questo caso, in cui parliamo di Gallicianò, scopriamo che la sua popolarità è scaturita dall’impronta che la civiltà greca ha lasciato in questa regione.
Infatti, la conservazione dell’identità linguistica e culturale greca è data dall’appartenenza in origine dei Greci di Calabria, ovvero quei discendenti diretti delle popolazioni elleniche che estesero le loro colonie lungo le coste della Calabria, del Salento e della Sicilia, rendendole testimoni e custodi di una tradizione antichissima.
Per quanto riguarda le origini di questa lingua minoritaria, ci sono linguisti che mantengono vivo un dibattito, alimentato da chi sostiene – come Gerhard Rohlfs – che la lingua greca sia sopravvissuta ininterrottamente dall’antichità e da altri studiosi che ritengono possa essere frutto dei residui di una reintroduzione durante l’Impero Bizantino.
Sebbene ci fossero tante incertezze intorno alle sue origini, il greco parlato a Gallicianò è ad oggi una lingua a rischio di estinzione, parlata principalmente all’interno delle mura domestiche.
Il numero dei parlanti si aggira tra i 500 e le 2000 persone ed è possibile leggere anche insegne o nomi di vie in Grecanico, quindi è qualcosa che va oltre la sfera del parlato…infatti, il borgo di Gallicianò è rinomato per la conservatività delle sue tradizioni grecaniche, che si attestano non solo attraverso la lingua, ma anche nella musica, nella gastronomia e nei rituali, impreziosendo questo posto, facendo immaginare che il tempo si fosse fermato.
Alessandra Lima
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