Tribù “senza occhi” in Mauritania: chi sono i Dali Koumbè?
Esistono popolazioni ancora poco conosciute che vivono in luoghi quasi irraggiungibili.
Questi popoli sopravvivono grazie al contatto e alla connessione con la natura, cosa che gli europei, cosiddetti “civilizzati”, hanno dimenticato.
Ci sono tribù molto particolari che quasi facciamo fatica a comprenderne usanze e culture.
Oggi parliamo dei Dali Koumbè, un popolo che vive in un piccolo villaggio in Mauritania, senza neanche strade o mappe geografiche per raggiungerlo.
Cos’hanno di così particolare?
Sono detti popolazione “senza occhi”, ovvero ciechi. La medicina moderna fa molta fatica per spiegare questo fenomeno che, a detta della tribù, rappresenta una benedizione.
Secondo i Dali Koumbé, un’antica antenata avrebbe sognato una divinità che le preannunciava l’arrivo di un figlio, un uomo coraggioso ed eroico nato cieco. Da quel momento i discendenti della donna sarebbero nati senza vista e avrebbero dato vita a questa popolazione.
Nel villaggio, una persona su due è cieca. Veramente particolare come fenomeno.
Ci sono diversi studi al riguardo per capire come sia possibile che questa patologia colpisca i Dali Koumbé. Che sia l’acqua o ciò che mangiano, una soluzione non si riesce a trovare.
La popolazione ha sviluppato molti sensi, quali quello di percepire dove si trova l’acqua nel deserto.
L’atmosfera nel villaggio è molto particolare. Senza vie di comunicazione o rete Internet, i Dali Koumbè rappresentano una popolazione rurale e allo stesso tempo unica nel suo genere.
Gli abitanti sono quasi tutti ciechi e la cecità sembra tramandarsi tra le generazioni. Nonostante questa disabilità, riescono a trovare le fonti d’acqua nel deserto e vivere in comunità.
Grazie alla conoscenza dei luoghi dove abitano, possono camminare in libertà per il villaggio avendo imparato bene le strade e il territorio.
Sembra qualcosa di straordinario, ma non è tutto.
Secondo i Dali Koumbè la loro condizione è una grazia offerta da Dio, quindi non vivono la cecità come un handicap, ma come valore aggiunto.
Il loro stile di vita è semplice e queste persone della tribù riescono a vivere in quasi totale autonomia, ovviamente facendosi aiutare da altri componenti vedenti.
Ciò che più conta, secondo i Dali Koumbè, è imparare il Corano. Rispetto a chi riesce a vedere, alcune persone di questa popolazione, non potendo leggerlo, devono ascoltarlo e ripeterlo a memoria. Questa pratica viene effettuata fin dai primi ciechi della popolazione e tramandata nel tempo.
Insomma, il mistero di questo popolo sembra non essere risolto. Vivono nascosti nel deserto, in un villaggio che conoscono a memoria dove possono essere liberi e senza costrizioni. I Dali Koumbè sono la dimostrazione che la cecità non è un impedimento alla vita, ma un valore aggiunto che può diventare una risorsa.
Martina Maiorano
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