Il Conte di Cavour e il “Giusto Mezzo”
di Francesco Ferdinando Veneruso
Aristocratico di nome, ma borghese di fatto, Camillo Benso di Cavour ha forgiato, insieme con altri importanti nomi, l’Italia che oggi conosciamo, ricoprendo per primo la carica di Presidente del Consiglio dei ministri, all’indomani della proclamazione del regno d’Italia, nel 1861. La sua carriera politica però inizia ben prima, poiché egli si fa largo in quel periodo di grandi sussulti e di ideali nazionalisti, che trovò espressione nel biennio 1848-1849 in Italia.
Camillo fu in realtà per tutta la sua vita un uomo la cui mente era molto più avanti dell’epoca in cui viveva. Figlio di un abile uomo d’affari, quale era il nobile piemontese Michele Benso di Cavour, e di madre Ginevrina, di nome Adèle de Sellon, una donna intelligente e dagli ampi interessi intellettuali, il giovane Camillo assorbì da subito il meglio da entrambi i genitori: da un lato il gusto per un impegno diretto nelle attività economiche, proprio di quella aristocrazia che non disdegnava lo spirito d’intraprendenza borghese, e dall’altro la curiosità per le idee e i fermenti d’oltralpe, che lo accompagnarono nel corso della sua vita, formando un carattere forte e sicuro di sé, orgoglioso e amante dell’indipendenza.
Provò ad intraprendere da giovane la carriera militare, cosa che gli permise di girare l’Europa e di entrare in contatto con varie realtà, durante i viaggi in Belgio, Francia, Inghilterra e Svizzera. Entrò così in contatto con varie opere di autori quali, Guizot, Constant e Bentham e nacque così la sua ammirazione per i regimi parlamentari, e il suo interesse per i problemi economico-sociali.
Abbandonò ben presto la carriera militare e si dedicò alla gestione della tenuta agricola di Leri, affidatagli dal padre nel 1835. In questo incarico Camillo ebbe un grande successo, applicando tecniche di agronomia moderne e ricavandone una piena conoscenza dei meccanismi della vita economica e finanziaria. Così il suo primo incarico fu la chiamata al Ministero dell’agricoltura e commercio, nel 1850, data effettiva dell’inizio della sua carriera politica.
Come uomo politico, Cavour apparteneva all’ala dei moderati, ma la sua era una ideologia particolare che lo differenziava dalla maggior parte di questi. Era infatti un liberale, esponente però di un liberalismo più vivace e moderno rispetto agli altri, capace di un continuo e dinamico adattamento al mutare delle situazioni storiche. Proprio qui giace il segreto della sua ideologia politica, che si fondava sul concetto del “Giusto Mezzo”e che il conte stesso nel 1833 spiega così:
“Io sono un onesto justemilieu, che desidera e lavora al progresso con tutte le sue forze, ma deciso a non ottenerlo a costo di un sovvertimento generale, politico e sociale”
Dunque è evidente la sua opposizione nei confronti degli ideali vicini al radicalismo rivoluzionario e alla violenza giacobina, ma allo stesso tempo anche verso il legittimismo assolutistico, proprio di quell’ancien régime che in quegli anni andava lentamente scomparendo.
Camillo Benso di Cavour e con lui altri importanti personaggi quali ad esempio Giuseppe Mazzini, seppero così portare a compimento, l’innovazione più grande per il nostro Paese, figurando tra i protagonisti dell’unificazione dell’Italia.
Questo evento, tanto importante quanto controverso, ha però significato per tutti l’obbligo di prendere delle decisioni di fatto molto complicate, e non sempre Cavour seppe operarsi in nome della sua ideologia del “Giusto Mezzo”, dovendosi porre quale mediatore continuo tra le diverse parti, e rendendosi anche lui protagonista dei diversi errori che sono stati compiuti al momento dell’unificazione.
La sua storia ci lascia dunque con un dubbio, e cioè se in politica sia davvero possibile prendere una posizione di principio, basata sulla scelta mediana, che possa favorire tutti in nome del progresso.