Giasone, gli Argonauti… e il Vello d’oro
Il Mito di Giasone e gli Argonauti narra le gesta di un uomo che, dopo aver reclutato i più famosi eroi greci, partì alla ricerca del vello d’oro, attraversando tutto il Mediterraneo.
Con la propria nave risalì anche l’Eridano, l’ attuale fiume Po, fino a giungere alla corte di Eete per rivendicare il Vello d’oro (pelliccia di ariete color oro in grado di volare).
Il Mito
Il Mito in questione narra di Giasone, figlio di Esone, Re di Iolco, e Alcimede.
Portato in salvo dalla madre, quando era ancora in fasce, per sottrarlo all’ ira Pelia (figlio di Poseidone) che voleva dominare su Tessaglia uccidendo tutti i dipendenti di Esone.
Una volta adulto Giasone si presentò da Pelia, reclamando il posto al trono che gli spettava di diritto.
Il Re quando vide arrivare Giasone capì dunque che la fine del suo regno ormai era giunta ma lo mise comunque alla prova, la sfida consisteva nel portargli il Vello d’oro, che si trovava nella lontana Colchide (sulle coste del Mar Nero).
Giasone reclutò cinquanta degli eroi più valorosi dell’antica grecia e salparono per il mediterraneo a bordo della nave Argo, proprio da quest’ultima presero il nome diventando gli argonauti.
Il viaggio fu lunghissimo, costellato da mille sfide e peripezie, come giganti con sei braccia e Arpie.
Una volta giunti a Colchide, dove regnava il Re Eeta egli gli consegnerà il vello d’oro, ma non prima di aver superato delle sfide.
La prima prova consisteva nel domare due tori dalle unghie di bronzo e spiranti fiamme dalle narici; legarli all’ aratro e solcare con essi un campo sacro ad Ares.
Nella seconda ed ultima prova doveva seminare denti di drago e combattere contro guerrieri nati da quei denti.
Impresa quasi impossibile, se non fosse che qualcuno aiutò Giasone. Eeta infatti aveva una figlia di nome Medea, la principessa di Colchide si innamorò di Giasone, poiché colpita da una freccia di Eros; con le sue arti magiche, ereditate dalla maga Circe, sua zia, lo aiuta a superare con facilità tutte le prove.
Una volta conquistato il vello d’oro (simbolo del diritto divino al regno), gli Argonauti fuggirono con la nave per tornare in patria. portando con essi anche la maga Medea.
Una volta a Iolco Pelia si rifiutò di restituire a Giasone il trono usurpato,
Medea ancora un altra volta aiutò il nostro eroe, escogitando un piano atroce.
Convinse le figlie di Pelia che sarebbero potute ringiovanire con l’aiuto della magia, solo se avessero ucciso loro padre.
Medea fece loro credere successivamente che, tagliando a pezzi Pelia e bollendolo in un calderone con erbe magiche, avrebbero potuto riportarlo di nuovo in vita come uomo giovane.
Le figlie di Pelia eseguirono il macabro rituale, ma Medea ovviamente non compì la magia promessa, lasciando Pelia morto.
L’atto commesso non piaque per nulla popolazione di Iolco, in quanto nessuno poteva approvare l’omicidio ingannevole e brutale come quello al loro Re.
Di fronte all’ostilità e al pericolo crescente, Giasone e Medea furono costretti a fuggire lontano da Iolco e cercare rifugio altrove, finendo per stabilirsi a Corinto.
Alice Gallosi
Leggi anche: Leonida, l’eroe della seconda guerra persiana