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HIP – HOP: l’arte che nacque dal buio

L’Hip-Hop è un movimento culturale e un genere musicale, nato intorno agli anni ‘70 espresso mediante 4 tecniche: l’Mcing, il Djing, il Writing e la Break Dance.

Ma come è nato e perché si è sviluppato così velocemente?

Secondo la leggenda, tutto è iniziato l’11 Agosto 1973 nel Bronx (New York) quando Dj Kool Herc, un immigrato giamaicano, diede vita al primo vero e proprio evento Hip-Hop della storia, anche se ancora non era stato coniato il termine. Ma la vera svolta si ebbe nella notte tra il 13 e il 14 luglio 1977, quando un black-out colpì New York.

Quella notte, migliaia di persone, perlopiù appartenenti alle comunità afroamericane e ispaniche dei quartieri poveri, si diedero al saccheggio sfrenato e svaligiarono tutti i locali commerciali del centro, compresi i negozi di elettronica e di musica.
Come afferma Disco Wiz, uno dei pionieri del genere: “prima di quella notte conoscevo cinque crew di dj, dopo ce n’era una in ciascun isolato. Dal black-out partì una rivoluzione.” 

E andò davvero così.

Improvvisamente il Bronx si popolò di artisti di strada: ora tutti avevano un microfono, un mixer e un paio di casse che pompavano.
Peccato che non fu il saccheggio a far nascere la poesia rap, ma la poesia rap a vedere nel saccheggio una speranza di sviluppo, per quanto illecita possa essere stata.
Da allora il popolo ha avuto un nuovo strumento per parlare al mondo, libero da ogni forma di censura sociale e limitazione economica.

La poesia è sempre esistita ma non sempre ha avuto il potere di arrivare a tutti gli strati sociali. Questo lo capì anche Tupac Shakur, famoso rapper della West-Coast americana, quando decise di abbandonare gli studi e la poesia accademica per dedicarsi a tempo pieno al rap.
Sebbene l’arte sia per definizione “una tecnica” messa a disposizione dalla mente per servire il cuore, non possiamo dire che sia sempre stata uno strumento del popolo. Eppure anche questo ha un cuore, non solo la “corte”.

In un mondo in cui la poesia gira e rigira solo attraverso salotti culturali frequentati dall’élite della società , l’Hip-Hop si è proposto come alternativa a tanta superficialità.
Da allora le popolazioni povere ispaniche e afroamericane hanno avuto la possibilità di gettare luce su un abisso troppo buio anche per loro che sono abituati al ghetto.
Basta un microfono o una bomboletta spray per poter denunciare al mondo intero ciò che succede nella parte oscura della terra, quella in cui non si parla di McDonald’s e Luis Vuitton, ma di crack e pistole.

Per fare un esempio “contemporaneo” , parliamo di XXXTentacion, un artista Hip-Hop che quest’anno ha rilasciato un finto video-clip della sua hit più famosa Look at me! in cui mostra solo i primi secondi del brano, per poi passare alla “vera sorpresa”…

Link del videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=qku2WZ7aRYw

Ancora una volta il rap si è prestato per dare visibilità ad una forma di violenza perenne e silenziosa che corrode da sempre i ghetti afroamericani.
Finché esisterà gente come XXXTentacion, finché l’Hip-Hop resterà puro e libero dalla censura, il popolo vincerà sempre sul silenzio del capitalismo.

Antonio Alaia

Antonio Alaia

Antonio Alaia, o semplicemente ALAIA, nasce contro la sua volontà intorno al 1998. Da allora si trascina tra licei, università e uffici in attesa della fine; nel frattempo scrive di cinema, sociale, politica e tutto ciò che ritiene sia interessante e che possa avere anche il minimo impatto sulla società che lo circonda.
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