Sotto un cielo color vaniglia
di Ilaria Aversa
“Perché senza l’amaro, amico mio, il dolce non è tanto dolce.”
(Vanilla Sky)
Avete mai perso qualcosa che credevate potesse durare per sempre? Avete lottato per quella piccola fetta di felicità per farla rimanere eterna, anche a costo di perdere di vista voi stessi?
Se la risposta a tali domande è positiva, allora capirete la condizione di David Aemes, Tom Cruise, nel film Vanilla Sky quando si rende conto di essersi fatto scappare dalle mani la donna dei suoi sogni, Sofia, Penelope Cruz.
Lungi da me fare spoiler, se non lo avete ancora visto andate a rimediare, ma qualche allusione alla trama è d’obbligo, per estendere il contesto.
Innanzitutto, c’è da precisare che la pellicola è intrisa di riferimenti al mondo dell’arte e della cultura musicale. L’esempio più emblematico è la scena in cui i due protagonisti, David e Sofia, discutono davanti ad un quadro dalle tonalità pastello, La Seine à l’Argentueil, realizzato nel 1873 da Claude Monet.
La pennellata del pittore francese è più che riconoscibile, lo studio della luce sempre impeccabile. Il paesaggio, che quasi ci invita a passeggiare sulla riva della Senna, sembra essere un luogo intrappolato nel tempo. Quel cielo color vaniglia ci trasporta in un’atmosfera irreale, influenzando anche la stessa sceneggiatura che, pervasa da un alone rosa evanescente, ci regala sul finale delle inquadrature da sogno.
Non a caso è proprio di questa condizione onirica che tratta il film, o meglio, di sogni lucidi, talmente vividi da sembrare reali. Il rimando al quadro di Monet, una volta che quest’ultimo viene descritto nei dialoghi, assume dei toni ovvi, oltre ad essere una chiara ispirazione al titolo della pellicola.
A volte la realtà è troppo dura per essere affrontata. L’inconscio umano ha bisogno di un luogo in cui sentirsi al sicuro, e se questo gli viene negato o, peggio ancora, strappato via all’improvviso, non rimane che una sola cosa da fare: crearne uno nuovo.
Ma cosa succede se si resta bloccati in quella meravigliosa finzione? Se si decide volontariamente di continuare a dormire?
Quella campagna è così accogliente, il cielo così rassicurante.
Perché – ci diciamo – dobbiamo riaprire gli occhi?
Siamo tutti stati un po’ David almeno una volta, offuscati dalla speranza di rincontrare la nostra Sofia e di sussurrarle quelle parole taciute che restano sospese a mezz’aria, quelle più importanti che solitamente non si fanno in tempo a esprimere a causa di tutti quei “se” e quei “ma” che sul momento sembrano così importanti. Ma non lo sono.
D’altronde, chi ci nega di sognare in grande?
Magari, e dico magari, un giorno ci ritroveremo ad affrontare quelle dannate parole non dette. Prenderemo coraggio e ce le diremo, proprio sotto un cielo color vaniglia.
Ma dobbiamo ricordare che stiamo pur sempre parlando di un sogno.
Non si può continuare a camminare sulla riva della Senna in eterno. Apri gli occhi. Indietro non si torna.
E allora, magari, lo faremo succedere in un’altra vita, “quando saremo tutti e due gatti”.
Ndr: le frasi in corsivo sono citazioni estrapolate dal film Vanilla Sky.