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La Spagna dei giovani(ssimi) e dei migranti vince gli Europei

La davano tutti per favorita e non poteva essere altrimenti, visto il grande talento che le cantere spagnole riescono a far emergere negli ultimi anni.

I protagonisti assoluti del successo durante gli Europei 2024 appena conclusi sono, ovviamente, tutti i calciatori, ma alcuni giovanissimi e migranti hanno spiccato su tutti. 

Impossibile, poi, non dare i meriti all’allenatore, La Fuente, un vero selezionatore capace di crescere i suoi talenti sin dalle nazionali giovanili. Infatti, dopo esser stato calciatore, un difensore di ottime doti che ha giocato anche nel Siviglia e nell’Athletic Bilbao, è diventato allenatore sin dal 1997. Dopo aver allenato il Portugalete, l’Aurrerà Vitoria, le giovanili del Siviglia e dell’Athletic Bilbao, e ancora la prima squadra di quest’ultima e poi l’Alaves, ha iniziato la sua carriera con la nazionale spagnola. Nel 2013 è partita la sua avventura con Le furie rosse, iniziando dall’Under 19, passando per l’Under 18 e, poi, l’Under 21. In questi contesti si è trovato di fronte dei talenti puri, portati prima nella Spagna Olimpica, poi dal 2022 in quella che ha vinto gli ultimi Europei.

La Fuente si è affidato a dei giovani, anche giovanissimi, di altissimo talento. Yamal è l’emblema di questa sua decisione, ragazzo che ha compiuto 17 anni proprio durante la competizione europea e di enorme talento. Il giovane si è destreggiato alla grande fra i più grandi, siglando anche un gol magnifico (in semifinale contro la Francia e battendo una certezza come il portiere Maignan), un tiro da fuori a giro finito sotto l’incrocio del secondo palo, e confezionando ben 4 assist (di cui uno in finale). La rarità della presenza di un ragazzo così giovane in una competizione così importante ha portato immediatamente interesse mediatico verso di lui e verso chi gli ha dato fiducia.

In Italia sappiamo bene quanto per i giovani sia complicato emergere, come anche per i migranti. Queste due categorie, però, sono state quelle capaci di poter portare la nazionale spagnola al successo. In Antropologia si può studiare quanto il gioco, come anche il calcio, possano essere inquadrati come “metafora di un modo di vita” (secondo sociologiaonweb.it) in cui le regole disciplinano entrambi i fronti. In Italia, calciatori come Yamal, Nico Williams, Laporte e Le Normand non avrebbero semplicemente potuto giocare proprio per via del regolamento che disciplina il settore. Infatti, nel nostro Paese, fino ai 18 anni non è possibile che un migrante riceva la cittadinanza. 

Per un ventunenne come Nico Williams, invece, sarebbe complicatissimo ricevere il passaporto senza superare la lentezza burocratica di cui l’Italia è vittima, specie sul fronte migranti. Quest’ultimo, insieme al fratello, Inaki Williams, sono nati in Spagna da genitori ghanesi. Il secondo ha deciso di giocare per la nazionale del Ghana, mentre l’altro per la Spagna. Giocano insieme all’Athletic Bilbao, club che accetta solo calciatori baschi ma che ha aperto anche a chi nei Paesi Baschi è nato e cresciuto, pur se da due genitori stranieri. Laporte, invece, è nato in Francia e dopo 10 anni in Spagna ha ottenuto la cittadinanza. Questione differente per Robin Le Normand, anche lui francese ma che ha ottenuto la cittadinanza spagnola dopo 7 anni trascorsi in terra iberica, tramite la Carta de naturaleza

Giovani e migranti, proprio quelle parti di popolazione che in Italia soffrono particolarmente le leggi e le disuguaglianze odierne (economiche e sociali). Giovani e migranti, come i tanti che finiscono nel Mediterraneo e di cui, in più casi, si perdono le tracce. Proprio coloro che per fuggire dai gruppi armati presenti nei loro Paesi, dalle guerre, dalla siccità provocata dai cambiamenti climatici e da tanta altra indigenza, si affidano a dei pericolosi scafisti rischiando e perdendo spesso la vita. Giovani e migranti come tutti quei ragazzi abbandonati dagli Stati e a cui non si riesce a permettere di lasciare un Paese che offre loro poco o nulla con i mezzi di trasporto più consoni, dato che la normativa sui visti rende i loro passaporti più deboli. Eppure, Paesi come l’Italia, visto il basso livello di ricambio generazionale, hanno bisogno di persone come loro. Il successo portato da molti di essi nello sport è solo una metafora della vita reale, quindi potrebbero portarlo anche in tanti altri settori. 

“Questo Europeo multiculturale ha portato a osannare calciatori con una storia personale simile a quella dei tanti figli di migranti e migranti ai quali alle urne si prova a negare ogni diritto”

Dice la pagina ufficiale di Instagram dell’organizzazione di volontariato Baobab Experience. Impossibile dare torto a chi ha scritto tali affermazioni, anche perché la sofferenza che i giovani e i migranti provano nel nostro Paese è stata più volte palesata. Bassi stipendi, lavoro in nero, sottopagato, instabile, part time, co. co. co., voucher e quanti altri metodi di sfruttamento sono all’ordine del giorno per queste due categorie. 

Ciò che la nazionale spagnola ha dimostrato al mondo intero è un modello di vita, il quale ha portato tutto il Paese iberico a crescere economicamente e in termini di diritti. La nazionale dei giovani e dei migranti; la nazionale dei ragazzi affiancati da parte di un allenatore poco attento alla tattica e molto di più alla loro crescita creativa. Una squadra ricca di talento, estro, fantasia e poche regole. Un esempio da seguire che non va sottovalutato per la crescita di una patria e di ogni singolo individuo, diverso da ogni altro, ma che necessita di vivere una vita dignitosa grazie a un lavoro ben retribuito e a un’equa distribuzione di beni, oltre che di diritti.

Michelangelo Loriga

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Foto: Instagram @lamineyamal

Michelangelo Loriga

Michelangelo Loriga, appassionato di Storia, politica, letteratura, arte e cinema. Laureato in Scienze storiche del territorio e per la cooperazione internazionale a Roma Tre. Interessato allo sport in tutte le sue forme e in ogni tipo di contesto.
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