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Laurea record! Ah, no, aspetta…

Una riflessione sul fallace sistema scolastico-accademico italiano

Questa è la storia di X.
È anche un po’ la storia di Y.
In piccola parte è anche la storia di Z.

X è un essere umano. Risposta scontata, forse.
X nasce, gioca, mangia, parla, cresce.
X va all’asilo. Lì impara giocando. Fa amicizia. 

X va alle elementari. Qualcuno è gentile, qualcuno meno.
X ha bisogno di un po’ di tempo in più per scrivere le parole durante l’esercizio del dettato. Y, suə amicə, le scrive subito ma non sa ancora fare le moltiplicazioni. La maestra dice che dovrebbero prendere esempio da Z, che sa fare bene tutte e due le cose. In quegli anni X e Y si affannano per raggiungere Z, perché si può essere bravi solo se si è come Z.

X va alle medie. Pochi sono gentili, molti sono cattivi.
X ora sa fare bene il dettato ma ha un po’ di difficoltà a scrivere i temi. L’amicə Y è nella stessa classe e non riesce a capire gli esercizi di geometria. Il professore dice che dovrebbero prendere esempio da Z, perché non fa fatica né con una cosa né con l’altra. Per tre anni X e Y continuano a correre, perché l’unica cosa che importa è essere come Z.
All’esame finale arrivano con qualche segno di stanchezza di troppo. Ma si va avanti, c’è il liceo, è una nuova avventura.

X va al liceo. Anche qui qualcuno è gentile, qualcun altro sceglie di non esserlo.
X sa fare bene il dettato ed ha imparato a scrivere i temi ma non riesce a fare velocemente l’analisi poetica né a ricordare bene i capitoli di storia. L’amicə Y ama le materie umanistiche ma la matematica ancora non riesce a comprenderla del tutto. Ora ci sono anche fisica e chimica e la difficoltà è triplicata.
I professori dicono che dovrebbero prendere esempio da Z che ha la media del 9 in tutte le materie.
X e Y sono molto stanchi ma continuano a correre, non possono fermarsi.
A volte X non riesce ad alzarsi dal letto per qualche giorno. Ma non è niente, va tutto bene.
La cosa importante è diventare come Z.
Al quarto anno Y ha gli attacchi di panico prima delle interrogazioni di matematica. Ma non è niente, va tutto bene.
La cosa importante è diventare come Z.

Dopo l’esame di maturità X e Y non vedono più Z.
Non si accorgono, però, che la loro corsa per essere come Z continua, anche al di fuori del contesto scolastico.

Perché gli è stato inculcato che la società e (se sei sfortunato) anche la famiglia ti apprezza solo se sei come Z.
Ti deve piacere tutto, devi saper fare tutto, non devi mai stancarti e se ti stanchi non lo devi dire a nessuno e devi continuare a testa bassa, non puoi concederti svago o riposo, devi essere produttivo in tutti gli aspetti della tua vita, se non sai fare una cosa è sempre perché sei bravo ma il problema è che non ti impegni mai abbastanza.
Devi sempre cercare di diventare come Z, anzi non come, devi proprio diventare Z.
Devi attraversare una trasformazione radicale e dolorosissima affinché da X tu possa diventare Z, perché X non va bene.
Perché X e Y non valgono niente. 

Perché ormai la norma è Z; ciò che differisce dalla norma è brutto, strano, imbarazzante, triste, angosciante, anormale.

Le difficoltà non sono ammesse, sono un segno di debolezza. Quindi vengono ignorate.
Forse se qualcuno avesse approcciato in modo appropriato ed empatico le difficoltà di X e Y, la loro storia sarebbe completamente diversa.

X si iscrive all’università.
L’amicə Y anche, ma sceglie un’altra facoltà. Continuano ad essere amici, a vedersi, sono come due fratelli.
X studia per il primo esame universitario. Vuole raggiungere lo stesso risultato di Z, anche se non ha più sue notizie dalla fine della scuola.
Per un po’ X smette di mangiare e piange tutti i giorni.
L’esame va bene, X torna a casa e dorme per due giorni.
Non prova gioia, è solo stancə. Questo è il loop in cui si incastra per anni.
Y si prenota sempre a tutti gli esami ma poi non si presenta.
Studia tantissimo ma ha sempre paura di non riuscire ad essere come Z, quindi poi non ci prova neanche. Ha un attacco di panico ogni notte per due anni. 

Questo è il momento della storia in cui le strade di X e Y si dividono.
Mi piacerebbe dirvi che poi si sono ritrovati, ma forse avete già capito come finisce.
Perché finisce quasi sempre allo stesso modo.

“Studente si suicida all’università: trovato il corpo di X che aveva mentito alla famiglia sugli esami”

Questo è il titolo dell’articolo che Y legge e rilegge per mesi. Il suo amico non c’è più.
X ha deciso di suicidarsi. Non aveva problemi psichici, come alcuni hanno insinuato. Non era fuori di testa, non aveva nessun disturbo. Semplicemente sentiva di aver fallito in quella che gli avevano fatto credere fosse la sua missione di vita: diventare Z. Alla fine X era rimasto X, nonostante tutto. E X non aveva alcun valore, perché non era Z, quindi ha scelto la non-esistenza.
Pensava di non valere nulla agli occhi di tutti, e le bugie iniziavano a pesare come macigni.
X voleva solamente assaporare una briciola di libertà ed era convinto che ciò sarebbe potuto accadere solo nella morte.
Riuscite ad immaginare come dev’essere? Preferire la morte alla vita per la sola piccola probabilità di trovare finalmente un po’ di pace?

Dopo la morte di X, Y va in terapia.
Con tanta fatica decostruisce ciò che aveva creduto da subito con tanta facilità.
Il sistema di pensieri e convinzioni che l’avevano portatə quasi sulla stessa strada di X si sgretola, mattone dopo mattone.
Y mette in pausa gli studi perché non riesce più a studiare. La sua psicologa dice che è la cosa giusta: deve imparare che può dedicarsi ad altro senza sentirsi in colpa.
Y si laurea due anni fuoricorso ma questa parola ormai non significa più niente per l*i. Y sta imparando a gestire la propria vita in modo sano, e sa che ciò che è sano per un’altra persona potrebbe non esserlo per l*i e viceversa.
Il giorno della sua laurea Z non sfiora neanche la sua mente. Pensa solo ad X, a ciò che è stato perso insieme a l*i: la sua risata, il suo talento, le sue passioni, la sua empatia, il suo sarcasmo, le sue opportunità, il suo futuro. 

Quindi, Z ha colpe? NO.

Z è un essere umano. Z ha la sua storia.
In modo diverso anche Z è una vittima del sistema.
A Z è stato insegnato che deve sempre raggiungere la perfezione.
Forse anche Z è stancə. Forse anche Z piange. Forse anche Z prima o poi sarà liberə dalla pressione di dover essere perfettə.
È quello che auguro a Z, in ogni caso.

Conclusioni

In Italia, il suicidio tra gli studenti universitari è una realtà dolorosa e complessa.
I casi non sono rari ed i numeri sono alquanto preoccupanti, come evidenziato da uno degli ultimi studi dell’Istat: in Italia si verificano circa 4000 suicidi ogni anno, di cui 500 negli under 35 e 200 negli under 24.
In questi numeri sono presenti delle vite preziosissime che abbiamo perso per colpa di un sistema fallace che dovrebbe essere ripensato e rielaborato.
La performance accademica ha raggiunto il massimo della tossicità, gli studenti puntano al successo accademico come se fosse una gara: vince chi si laurea prima. Che si vince? Niente. Burnout e traumi, molto probabilmente.
Nel sistema scolastico-accademico è presente una competizione tossica e dilagante.
Ci viene insegnato fin da subito che il nostro valore in quanto esseri umani è imprescindibilmente legato a quanto siamo produttivi e performanti.
Ci viene insegnato che esiste una sola strada che deve andare bene per tuttə; da ciò emerge quanto sia necessaria una rivoluzione di pensiero e un’attività di monitoraggio e sensibilizzazione della salute mentale degli studenti da parte di enti sociali ed istituzioni, tra cui ovviamente gli stessi atenei universitari. 

Non esiste una strada che va bene per tuttə.
Non siete indietro ed il vostro valore NON è legato a nulla di esterno. Siamo tuttə estremamente preziosə. Qui un bellissimo e necessario video dello scrittore e psichiatra Paolo Crepet sull’argomento.
Lottiamo per una rivoluzione nel sistema scolastico-accademico. Ci sono già state troppe vittime. Questa battaglia è in loro onore.

Marcella Cacciapuoti

Leggi anche: Non è possibile rimanere soffocati dall’università – La Testata Magazine

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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