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Il silenzio delle donne afghane

In Afghanistan sono state approvate nuove restrizioni a quella che è una società già fortemente martoriata e limitata.

Ancora una volta, nel “mirino” del regime, le donne, che non potranno parlare. Ma andiamo con ordine.

Già Amnesty International ha più volte denunciato le terribili condizioni in cui sono costrette a sopravvivere le donne afghane da quando, nell’agosto 2021, hanno assunto il controllo dell’Afghanistan, i talebani violando i diritti delle donne e delle bambine all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento, arrestando donne e bambine per minime infrazioni a norme discriminatorie e contribuendo all’aumento dei matrimoni infantili e ovviamente forzati.

Da quando i talebani hanno preso il potere, diventando di fatto un’autorità, tutto è enormemente cambiato… peggiorato.

Le donne non hanno il diritto di studiare, lavorare, nemmeno di andare dal parrucchiere. La donna è considerata un oggetto nelle mani del potere e nei suoi confronti non vige nessun tipo di rispetto, reputata talvolta oggetto di scambio e proprietà della famiglia, che sia un marito, un fratello o un padre.

La figura femminile, tanto decantata nella letteratura propria della società occidentale, non conta niente e la cosa più grave è che tutto si consuma sotto lo sguardo vigile e consapevole di chi non può far nulla. Qualcuno prova a salvarle da un destino infausto, da una (non)vita che ogni giorno le costringe a limiti, imposizioni e divieti, qualcun altro semplicemente si gira dalla parte opposta, altri ancora parlano di retaggio culturale. Ma la domanda sorge spontanea: cosa c’è di culturale in una società che obbliga le donne, ragazze e mogli, a vivere soggiogate al potere? Il diritto alla felicità, dove ha inizio? Sono donne senza volto, che non possono andare in giro senza mahram, il velo che copre bocca, naso e fronte, ma non per questo senza dignità. Proprio quella dignità andrebbe difesa, contro un potere che è lacerante e che promette ritorsioni nei confronti di chi non rispetta le regole.

Nonostante tutte le limitazioni sono e saranno sempre DONNE, persone come le altre, con desideri e sogni da realizzare.

Uno sguardo al passato

Eppure un tempo le donne afghane erano libere. Basta dare uno sguardo in rete per trovare una foto del 1962 che ritrae tre ragazze senza velo integrale, intente a parlare tra loro. Le tre ragazze giovani donne ritratte nella foto sono tre studentesse di medicina iscritte all’Università di Kabul. Sembra quasi impossibile pensare che quella foto sia stata scattata in quello che è oggi un paese in guerra, che vieta alle donne qualsiasi cosa.

Secondo alcuni sociologi, la società afghana, anziché progredire, ha subito un evidente quanto gravissimo stato di regressione. Nessun passo avanti. Nessun risultato culturale. Oggigiorno studiare, lavorare, vivere, sembrano un miraggio, là dove persino respirare diventa difficile col naso coperto dalla stoffa. È come se le lancette della storia abbiano preso a scorrere al contrario, nonostante i tanti tentativi di alfabetizzazione, scolarizzazione e modernizzazione del Paese, tutti vani.

La situazione delle donne afghane oggi

Le donne afghane se fino ad oggi non hanno potuto mostrare il volto in pubblico, ora la prima legge “sul vizio e sulle virtù” approvata dai talebani vieta loro di cantare, recitare o leggere ad alta voce. I comportamenti che le donne dovranno evitare sono molti e riguardano sia la sfera privata che pubblica.

Quella approvata dai talebani è una legge il cui testo si suddivide in 35 articoli, le cui parole fanno accapponare la pelle.

Il testo stabilisce diverse punizioni, che vanno dagli ammonimenti alle multe e agli arresti. Le violazioni ripetute saranno giudicate dai tribunali da parte delle donne; questo impongono i talebani, dato che la voce di una donna è considerata un aspetto intimo e deve rimanere privata.

Questo ulteriore restringimento si va ad accodare ai tanti già esistenti, che provano in ogni modo ad affermare il concetto di – proprietà – di cui prima si è fatta menzione.

La donna è “proprietà” dei talebani, di chi ha il potere che ne dispone a proprio piacimento.

Le leggi sono state emanate mercoledì dopo essere state approvate dal leader supremo Hibatullah Akhundzada. Lo ha detto un portavoce del ministero Maulvi Abdul Ghafar Farooq: “Vi assicuriamo che questa legge islamica sarà di grande aiuto nella promozione della virtù e nell’eliminazione del vizio”.

Un concetto che ha dell’assurdo ma che purtroppo trova affermazione in una società difficile, dove nulla è al proprio posto, all’interno della quale si lotta per sopravvivere. Ricordiamo che in Afghanistan le donne sono tutte eroine, rischiano di morire ogni giorno, ma nonostante ciò non si arrendono e continuano a lottare.

Gerardina Di Massa

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Gerardina Di Massa

Gerardina Di Massa, sono nata ad Ischia e studio lettere e filosofia. Sono da sempre appassionata alla scrittura e anche alla lettura. Giornalista pubblicista, appassionata di politica e letteratura, “divoratrice di libri”, amo leggerne sempre di nuovi, senza stancarmi mai. Mi piace la scrittura in tutti gli ambiti, che si tratti di cultura o di arte, di argomenti letterari o di storia. Ogni cosa, ogni argomento può e deve insegnare qualcosa.
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