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Dio lo ha colpito per mano di donna: Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi 

«Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo dell’esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva ubriaco. Dio l’ha colpito per mano di donna.

Viva dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione e vergogna.»

Così parla Giuditta, giovane fanciulla ebrea di Betulia che secondo la tradizione biblica liberò il suo popolo dall’esercito di Nabucodonosor, comandato dal generale Oloferne. Quest’ultimo, infatuatosi di Giuditta, la invita a un banchetto: al termine del convivio i due si ritrovano soli nella tenda del generale – ormai ubriaco e perciò semi incosciente – ed è in questo momento che Giuditta afferra la scimitarra di Oloferne e, pregando Dio di darle la forza, gli taglia la testa e la consegna all’ancella in attesa al di fuori della tenda. L’uccisione del comandante porterà alla liberazione di Betulia.

Questo episodio biblico ha conosciuto molta fortuna nell’arte: sono svariati i dipinti che ritraggono Giuditta con la testa di Oloferne o nel momento dell’uccisione. 

Artemisia Gentileschi raffigura la decapitazione di Oloferne per ben due volte: una prima versione (risalente al 1612/1613) è conservata al Museo Capodimonte di Napoli, e la seconda (1620) è visitabile nella Galleria degli Uffizi.

Seppure il soggetto delle due opere è analogo, la seconda versione spicca maggiormente per la cura riservata ai dettagli.

Il quadro cattura e impressiona subito l’occhio dell’osservatore per il suo brutale realismo. 

Rispetto alle interpretazioni di altri artisti, Gentileschi ci propone una Giuditta più forte e più risoluta. La vediamo che afferra per la chioma e con fermezza la testa di un possente Oloferne, vediamo la spada affondata nel suo collo e il sangue che schizza copioso. Una scelta memorabile dell’artista è quella di rappresentare l’ancella di Giuditta, Abra, in modo del tutto nuovo: se nel racconto biblico aspetta al di fuori della tenda e in dipinti di altri artisti le sta semplicemente accanto, qui è al fianco di Giuditta e l’aiuta a uccidere il nemico, cercando di tenerlo fermo per le braccia. È inoltre giovane e non anziana come in altre rappresentazioni.

Lo stesso soggetto fu ritratto da Caravaggio (Giuditta e Oloferne, 1599 ac), il quale però sembra enfatizzare l’urlo e lo strazio di Oloferne, mentre Artemisia Gentileschi pone l’accento sullo sforzo fisico di Giuditta, più convinta e risoluta rispetto alla Giuditta di Caravaggio, che appare disgustata dal gesto che sta commettendo. 

Di scuola caravaggesca e dunque naturalista, l’influenza del maestro Merisi si nota soprattutto nell’uso dei colori, delle luci, del fondo scuro che permette alle figure di emergere e spiccare. Artemisia Gentileschi ha però un tratto suo e ben riconoscibile che fa di questo quadro un capolavoro eccezionale.


Riusciamo ad apprezzarlo ancora di più se pensiamo al fatto che nel 1600 alle donne era precluso diventare artiste: non erano libere di viaggiare come gli uomini per le commissioni in giro per l’Italia e l’Europa; inoltre, per diventare un pittore bravo e competente era necessario uno studio approfondito della figura umana, possibile grazie a modelli che posavano nudi. Questo, chiaramente, era considerato assolutamente disdicevole per una donna, difatti le artiste di quei tempi ci hanno lasciato perlopiù nature morte.

Questo dipinto sembra essere una sorta di rivalsa di Artemisia, la quale fu vittima di stupro da parte di Agostino Tassi, un pittore amico del padre Orazio. La violenza avvenne a casa della giovane artista, e pare che la serva Tuzia non fece nulla per aiutarla – per questo la rappresentazione di Abra che aiuta Giuditta a uccidere Oloferne si veste di un significato ancora più grande e toccante. 

Giulia Gennarelli

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Giulia Gennarelli

Protratta verso l’arte in tutte le sue forme fin dalla culla, sono mossa da una spiccata curiosità e un incontenibile amore. Le donne, la letteratura e le lingue sono il mio mondo e l’oggetto principale dei miei studi.
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