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Il DDL “SICUREZZA” del Governo Meloni

Il DDL SICUREZZA, o Decreto 1660, è stato approvato alla Camera e con buone probabilità passerà anche in Senato. 

È un disegno di legge che prevede 38 articoli e che tutela sì la sicurezza, ma quella del governo e non quella del popolo. 

I 38 articoli si incentrano su due filoni principali. Uno riguarda l’introduzione di nuovi reati “ad hoc” con lo scopo di colpire categorie specifiche, l’altro l’aumento delle pene.

È fondamentale specificare, prima di proseguire, che nonostante questo DDL sia stato realizzato con l’intento di criminalizzare alcune categorie, in realtà ci colpisce tuttə. È una legge liberticida per ognuno di noi, per ogni persona che vive in Italia e per il suo diritto di protestare ed esercitare resistenza.

L’intenzione del Governo è criminalizzare il dissenso in ogni sua forma in modo da poter definire legalmente criminali coloro che lo praticano, per poi punirli con lo scopo di silenziarli.
Questa legge minaccia i principi fondamentali dello Stato di Diritto e della giustizia penale, e purtroppo forse c’era da aspettarselo: non è altro che l’ufficializzazione di una repressione che è iniziata nel momento in cui il Governo Meloni ha preso il potere dell’Italia. 

Vi invito caldamente a consultare ed analizzare tutti i 38 articoli che potete trovare qui. Tra nuovi reati, inasprimenti di pena, aggravanti e sanzioni, il Governo vuole criminalizzare il conflitto, la resistenza, le proteste pacifiche e ridurre ogni forma di libertà. 

Ma chi rende le proteste pacifiche impossibili rende la rivoluzione violenta inevitabile.

Vediamo insieme alcuni articoli del DDL SICUREZZA.

  • Nonostante nelle carceri italiane ci sia un sovraffollamento del 130% e vi sia un tragico abuso di potere sui detenuti, l’art. 26 ora prevede sanzioni e ulteriori anni di reclusione per i detenuti che esercitano atti di resistenza attiva o passiva all’ordine sia nelle carceri che nei Cpr.
    Il carcere in Italia è basato su un sistema rieducativo, non sulla tortura. Quindi, quando la rieducazione non c’è e i detenuti si ritrovano in condizioni esasperanti (es. quest’estate ammassati e senza aria condizionata con 40 gradi), quali mezzi hanno per farsi sentire? Per protestare le condizioni invivibili in cui sono costretti a vivere? Secondo questo articolo, più nessuno. E i suicidi in carcere continueranno ad aumentare.

  • Protestare pacificamente sarà reato. È questo che leggiamo nell’art. 14 che mira a punire ogni forma di protesta o resistenza attiva o passiva. Gli attivisti rischiano di finire in carcere anche per proteste pacifiche quali scioperi o blocchi stradali; una legge che è stata definita “anti-Ghandi” in riferimento ai famosi sit-ins di Ghandi che manifestava pacificamente attraverso il proprio corpo.
    Lo stesso spetterà a chi protesta contro la realizzazione di grandi opere ed infrastrutture, secondo l’art 19. Sembra una legge realizzata appositamente per coloro che, con giusta ragione, si oppongono al Ponte dello stretto. Ma questa legge colpisce anche chi manifesta contro il disboscamento, contro la costruzione di basi militari, contro qualsiasi tipo di edificio o struttura. 

  • L’art 21 prevede l’introduzione della body-cam per le forze dell’ordine. Peccato che sia facoltativa, però, dunque le forze dell’ordine possono scegliere di utilizzarla per mostrare ipotetici abusi subiti (o crearli) e non per mostrare gli abusi perpetrati ai cittadini; ovviamente possono anche scegliere di non utilizzarla affatto, continuando ad esercitare un forte abuso di potere senza mai esseri puniti.
    Inoltre, le forze dell’ordine potranno anche detenere una seconda arma personale al di fuori di quella d’ordinanza e al di fuori del servizio. L’uso delle armi andrebbe regolamentato e diminuito, non aumentato. È facilissimo immaginare le tragedie che potrebbero accadere.

  • È vietato avere una SIM a chiunque non abbia il permesso di soggiorno. L’iter per ottenere il permesso di soggiorno è lunghissimo, per non parlare di quello per ottenere la cittadinanza. Per quale motivo bisogna avere il permesso di soggiorno per parlare al telefono con la propria famiglia che magari è lontana?

Siamo davanti ad un inasprimento degli strumenti repressivi del Governo, stavolta in modo trasparente e senza filtri.
Citando Flavia Carlini:

“Il conflitto è la miccia del cambiamento, è sempre stato il terreno di nascita del progresso e di nuovi diritti. Arginare il conflitto è un atto di autoritarismo, perché il conflitto è il simbolo di una democrazia sana”. 

Come possiamo esprimere le nostre opinioni se la resistenza, perfino quella passiva, è criminalizzata?

Come ha intenzione il Governo di garantire il diritto costituzionale e della libertà al dissenso?

Non avremo più canali o strumenti per vendicare i nostri diritti e la nostra libertà. 

Il Governo dovrebbe tutelare i nostri diritti e invece ce li toglie.

Ma la resistenza non si spegne così facilmente.
La resistenza non si spegnerà mai. E perciò:

  • QUI per firmare il referendum sulla cittadinanza (5 anni per ottenere la cittadinanza italiana e non 10)
  • QUI per firmare CONTRO il DDL SICUREZZA

Marcella Cacciapuoti

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Marcella Cacciapuoti

Classe 2001. Laureata in lettere moderne e studentessa di filologia moderna. Scrivo, leggo, e sogno un dottorato in linguistica. Mi chiamo Marcella e sono in continua evoluzione. Innamorata delle parole e affamata di pace. Racconto le storie degli altri per trovare la mia.
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