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La libertà che guida il popolo

Con il suo capolavoro assoluto, Delacroix volle rendere omaggio alle tre giornate della rivoluzione parigina del 1830.

Nel quadro di Delacroix, i combattenti emergono dal fumo degli incendi e dalla polvere dei crolli, superando con incedere impetuoso una barricata fatta di travi e di grosse pietre, coperta di cadaveri e moribondi. I vari personaggi simboleggiano le diverse classi sociali, unite nella lotta comune contro il tiranno.

Una giovane donna dal seno scoperto regge nella mano destra il tricolore francese e nella sinistra un fucile con baionetta; allegoria della Libertà, questa figura richiama precedenti allegorie rivoluzionarie della donna-Francia, discesa dal cielo per guidare il popolo di Parigi alla rivolta. Senza dubbio, rimanda anche al modello classico della Venere di Milo, scoperta nel 1820 ed esposta al Louvre.

Da un punto di vista compositivo, Delacroix ricalca nel suo dipinto lo schema generale della Zattera della Medusa di Géricault, rovesciandolo. Se, infatti mantiene sia lo schema piramidale del gruppo centrale sia l’idea dell’onda umana che si innalza in un moto d’impeto, inverte la direzione del moto dei personaggi, che difatti si precipitano verso lo spettatore, prendendolo di petto, quasi rivolgendogli un discorso concitato.

Quando venne presentato al Salon parigino del 1831, il dipinto di Delacroix scandalizzò pubblico e critica e fu accolto con giudizi molto negativi. Il problema, in verità, non era costituito dal contenuto politico del quadro ma dalla figura della Libertà, vera protagonista dell’opera. Per quanto allegorica, essa mostrava comunque una donna armata che guidava degli uomini al combattimento e questo, per l’opinione pubblica del tempo, risultava decisamente disturbante. Altro motivo di scandalo era l’aspetto fisico della donna, ispirato, sì, a un capolavoro classico, ma, nel contempo, dotato di elementi di accentuato realismo che rendevano la sua figura sessualmente attraente: ad esempio, i peli sotto l’ascella.

Nella convenzionale rappresentazione classicistica e accademica del nudo, rigorosamente idealizzato, la peluria era bandita, al più si accettava un accenno di peluria pubica nei nudi maschili. Delacroix, insomma, era colpevole di aver dipinto una Libertà allegorica che, allo stesso tempo, risultava anche carnale e appariva come una vigorosa popolana. I critici non erano disposti ad accettare questa commistione di realismo e allegoria: la Libertà venne definita «schifosa», una «donna ignobile», una «Venere delle strade» e paragonata a una «giovane vivandiera», a una «donna di malaffare», a una «donna di strada sporca e disonorata», a una «cortigiana di basso livello», alla «più ignobile cortigiana delle più lerce vie di Parigi», a una di quelle «svergognate peripatetiche i cui sciami la sera coprono i boulevards».

Ci sono dipinti che diventano iconici per ciò che mostrano, per come lo mostrano ma soprattutto per il messaggio che vogliono comunicare. È questo il caso del capolavoro di Delacroix: un quadro la cui fortuna ha travalicato il contesto nel quale venne concepito, per diventare simbolo di ogni legittima rivendicazione di libertà, uguaglianza, civiltà. Una lezione che resta sempre valida.

L’artista


Eugène Delacroix (1798-1863) è stato l’ultimo grande pittore del Romanticismo francese. Guardato come un maestro ancora dai pittori della generazione successiva, e perfino dagli impressionisti, per tutta la vita avvertì il bisogno di concedere libero sfogo alla propria ispirazione. Nei suoi quadri mirò soprattutto a cogliere gli istanti in cui si decidono i destini degli uomini; proporre con le sue opere insegnamenti etici non gli parve affatto essenziale. Secondo lui, un’opera d’arte deve permettere allo spettatore di calarsi entro le situazioni rappresentate e di provare i medesimi sentimenti degli eroi, nobili o meno, che ne sono protagonisti.

Lucia Russo

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Lucia Russo

Lucia. Amante della luce per destino: nomen omen. Tuttavia crede che per arrivare a quella luce ci sia bisogno del caos e della contraddizione, scrutarsi dentro, accettarsi e avere una profonda fiducia in sé stessi. Il rimedio a tutto il resto: una buona porzione di parmigiana di melanzane.
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