5 falsi storici che faranno crollare tutte le tue certezze
Cos’è un falso storico? In filologia e paleografia è un documento all’apparenza autentico che riporta dati inesatti o inventati, spesso prodotto in un’epoca diversa da quella presunta.
In senso lato, però, si considera un falso storico qualunque insieme di fatti o racconti percepiti dalla maggioranza come veri, ma che non lo sono affatto.
Scoprire che un fatto storico sia falso è sempre uno shock, soprattutto quando si è certi che sia vero. Abituati all’esistenza delle fake news oggi, non ci aspetteremmo che anche il passato fosse disseminato di bugie e informazioni false, eppure…
Vediamo insieme alcuni esempi comuni di falsi storici che potrebbero minare tutte le vostre certezze. Leggete l’articolo a vostro rischio e pericolo.
Il diritto della prima notte
Se avete visto Braveheart saprete cos’è lo ius primae noctis, il diritto che un signore feudale aveva di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze se quest’ultimo era un suo servo della gleba. Tale diritto però non è storicamente dimostrato, non ci sono testimonianze risalenti al medioevo che ne attestino l’esistenza e la pratica nell’Europa dell’epoca.
Vero è che un diritto simile esisteva nell’antica Mesopotamia e in Tibet, come riportato da alcuni autori del calibro di Erodoto e Marco Polo, ma i riferimenti specifici al Medioevo risalgono in verità a epoche successive, facendo pensare che il tutto sia solo un mito moderno dovuto forse a una sovrapposizione di leggende e documentazioni sulle tasse riscosse dai signori feudali.
La cintura di castità
Restando in epoca medievale, vi sconvolgerà sapere che la cintura di castità è un falso storico bello e buono. La storia secondo cui i crociati prima di partire per la guerra si assicurassero la fedeltà delle mogli imprigionandole in mutandoni di ferro è assolutamente priva di fondamento.
Gli esemplari di cintura di castità a noi pervenuti non risalgono al XV secolo come si potrebbe supporre, ma al XIX, periodo in cui la narrativa del “Secolo Buio” era ormai consolidata e diffusa.
Riferimenti scritti sulla cintura di castità e simili – presenti in autori quali Kyeser, Boccaccio e Rabelais – sarebbero in realtà solo espedienti letterari con significati simbolici. Ad oggi non sono stati trovati strumenti medievali che confermino l’effettiva esistenza di un marchingegno così poco igienico, oltre che offensivo per le donne.
I tesori sepolti
Nell’immaginario collettivo, la figura del pirata viene automaticamente associata a mappe e tesori nascosti. Tristemente però, quest’immagine risulta essere falsa. Nessun baule pieno d’oro sembrerebbe essere mai stato sepolto sotto terra dai predoni, nessuna X su una mappa sarebbe mai stata disegnata.
I pirati erano in realtà assai poco parsimoniosi e lungimiranti quando si trattava dei beni preziosi che confiscavano navigando i mari tra Seicento e Settecento. I tesori di cui si appropriavano venivano spesi senza tanti complimenti, fino all’assalto successivo. Non gli si può dar torto!
“Che mangino croissant”
Frase simbolo della totale noncuranza dei ricchi nei confronti della sofferenza dei poveri è “S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche”, Se non hanno più pane, che mangino brioche, attribuita alla regina di Francia Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. La Storia vuole che la sovrana abbia risposto in questo modo sprezzante alla notizia che il popolo affamato reclamasse il pane, una risposta che oggi sappiamo essere stata inventata dalla propaganda dei rivoluzionari per fomentare ancora di più la rabbia del popolo nei confronti dei sovrani. La frase fu in realtà ispirata dal personaggio di una principessa inventato dal filosofo illuminista Jean-Jacques Rousseau nelle sue “Confessioni”.
Le corna dei Vichinghi
A chiudere questa piccola lista un altro falso storico amatissimo: i guerrieri vichinghi, sempre rappresentati muniti di elmo con le corna, non erano affatto soliti combattere con un tale ornamento sulla testa. Gli elmi con le corna erano infatti indossati in occasioni festose e religiose, spesso accompagnati da calici di idromele ricavati da corni di animali.
Al compositore Richard Wagner e ai pittori dell’Ottocento si deve la fama dell’immaginario collettivo, poiché è a quel periodo che risalgono la sua opera “L’anello del Nibelungo” e i dipinti sui Germani in assetto da battaglia con elmi dotati di corna.
Claudia Moschetti
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