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Napoli, aggressione al Dipartimento di Veterinaria: escalation di violenza. I commenti del dottor Angelo Giordano

In un preoccupante episodio di violenza, un gruppo di medici veterinari e tirocinanti è stato aggredito all’interno del Dipartimento di Medicina Veterinaria a Napoli.

L’aggressione, avvenuta in circostanze di forte tensione con i proprietari di un animale deceduto, ha sollevato gravi preoccupazioni sulla sicurezza dei professionisti sanitari e ha riacceso il dibattito sulla necessità di maggiori tutele per il personale medico.

Ho letto e riletto più volte la notizia, su diverse testate, e ogni volta mi si è accapponata la pelle. In alcune circostanze, anche nel caso di violenza nei confronti di personale sanitario operante negli ospedali, mi sono chiesta come io avrei reagito e in ogni circostanza mi sono risposta affermando a lettere cubitali che la violenza non è mai giustificata.

Alcuni giorni fa la città di Napoli, la sua Università e alcuni figli della sua terra sono stati vittime di violenze inaudite presso il Dipartimento di Veterinaria dell’Università Federico II. Così come riportato attraverso un comunicato sulla pagina social del deputato Francesco Emilio Borrelli, i fatti: “Un raid punitivo, in diretta social, per vendicare la morte del proprio cane. Dopo il decesso è scattata la vendetta. I padroni dell’animale hanno avvertito amici e familiari chiedendo loro di raggiungerli al dipartimento allo scopo di metterlo a ferro e fuoco. Una decina di persone hanno aggredito, dopo un acceso diverbio, il personale medico e i tirocinanti universitari”.

Una vera e propria spedizione punitiva in stile criminale, ma commentiamo i fatti con il dottor Angelo Giordano, veterinario, e seppur esterno alle vicende accadute, collega diretto dei medici coinvolti: “Ancora oggi purtroppo nel 2024 la figura del medico veterinario viene troppo spesso sottovalutata. Il medico veterinario viene visto come un santone al quale affidare i propri amici pelosi e non come una figura professionale di stampo sanitario verso la quale nutrire rispetto e gratitudine. Spesso ci si aspetta miracoli, ma nonostante il nostro amore nei confronti degli animali, miracoli non se ne possono compiere”.

Si viene aggrediti per un nonnnulla e ci si aspetta che le cure e le analisi siano a titolo gratuito e che per l’ASL o per l’ospedale siano costi previsti. Il personale medico, mirato alla cura di umani e animali, denuncia quotidianamente violenza e soprusi: quello di Napoli è l’ennesimo caso in cui il personale medico, già in servizio e tirocinanti, è stato costretto a blindarsi per paura di essere aggredito non solo verbalmente, ma anche fisicamente con spranghe di ferro.

Il dottor Angelo ci tiene a ricostruire alcune dinamiche dell’aggressione: “Non ero presente fisicamente ma i miei colleghi sono uomini e donne di cui mi fido. È bene precisare che il decesso del cane non è avvenuto presso il Dipartimento di Veterinaria dell’Università Federico II – così come riportato erroneamente da alcuni media -, bensì presso una clinica privata; inoltre, il cane, con evidenti problematiche, è stato dimesso contro pareri medici. La violenza che ogni giorno il personale sanitario vive sta mettendo in ginocchio la sanità italiana e sempre più sono i medici che rinunciano a lavorare nei Pronto soccorso”.

I casi di violenza e le dimissioni sempre più frequenti riflettono una crisi profonda del sistema sanitario: sovraccarico di lavoro e carenza di personale si miscelano alle condizioni lavorative inadeguate e al clima di insicurezza ai quali i medici sono spesso esposti. Servono investimenti per migliorare le condizioni di lavoro per garantire un ambiente più sicuro e sostenibile così da poter limitare l’esodo dei medici e preservare la qualità dell’assistenza ai pazienti.

AGGIORNAMENTI DEL CASO

Sono state arrestate dai carabinieri di Napoli quattro persone in relazione all’assalto al dipartimento di Veterinaria della Federico II: concorso in aggressione a personale sanitario e interruzione di pubblico servizio. In attesa di giudizio, sono agli arresti domiciliari. 

Antonietta Della Femina

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La Redazione

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