Ci chiamano L’Orda
Il secondo film della pseudo-trilogia di M. Night Shyamalan dimostra di nuovo la sua innata capacità di passare da un genere all’altro.
Senza alterare gli equilibri, ma solo la nostra percezione, crea quel senso di spaesamento che ci introduce in una nuova realtà.
Split, da thriller psicologico a horror grottesco e inquietante, muta proprio come il suo protagonista che cambia repentinamente personalità, mostrandoci gli altri personaggi d’azione che vedremo in Glass.
Come si affronta il dolore? Come si ricuce la mente stracciata di un bambino violato?
Il meccanismo di autoriparazione che scatta nella testa del piccolo Kevin Wendell Crumb è ciò che dà vita alle sue molteplici personalità. Create per proteggerlo dalla realtà, per nasconderlo dal mondo esterno ma soprattutto da chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui, queste entità che prenderanno la luce attraverso il suo corpo, sono in realtà la sua unica fonte di salvezza, parassiti che diventano persone effettive, viventi del suo sangue, ma con propri vizi e caratteristiche, anche fisiche.
Una di queste, Dennis, astuto manipolatore, è convinto che oltre queste 23 personalità ce ne sia ancora una, la numero 24, una bestia sovrumana e potente. Tutte si sono mostrate e aspettano di venir fuori stando sedute sulle sedie, in una stanza nei compartimenti stagni del suo cervello.
Ma la bestia non è ancora con loro.
La potenza del delirio mentale farà rivelare la creatura minacciosa che sta all’estremo opposto del piccolo e indifeso Kevin, soggiogato, nel frattempo, dalle altre identità che si spingono e si tirano e per uscire fuori e respirare.
Il suo cervello ha creato questo demone, come i bambini creano e immaginano i propri eroi. Quello di Kevin però è sbagliato, è nato dal male e si pone come antitesi potente rispetto alla sua fragilità umana ed emotiva.
Col martirio si risale la spirale dal basso verso l’altro, si evolve: dal dolore di giovanissime menti nascono i mostri più brutali, sempre per mano dell’uomo. Dalla lapidazione psicologica viene fuori la fede in qualcosa di più grande, in un progetto da portare avanti, un mostro da nutrire con la carne impura di chi è inserito nella società e non vede quanto sia marcia e quanto ferisca certe persone che invece sono destinate a cambiare per mano del dolore.
“Chi ha sofferto è più evoluto, gioisci!”
Anche Casey Cook è una vittima di tutto, dell’uomo, di chi sta intorno e non capisce. Il suo martirio causato dagli abusi, ha fatto sì che si creasse l’empatia con l’altro escluso, donandole così il potere della salvezza. Se il mostro è destinato a rompere gli equilibri imposti e a fare strage di chi vive beatamente il mondo, lei non dovrà temerlo perché non ne fa parte.
Casey è la martire col fucile, santa e salva, la bambina che ha imparato ad avere fede nel proprio coraggio e che imbracciando l’arma per la seconda volta, questa volta ha fatto fuoco. Sparando alla creatura, ha ucciso metaforicamente il vero incubo che sta alla fine del labirinto graffiato della sua mente, quello che la aspetta a casa, perché nonostante tutto, ha più paura di tornare alla realtà che di affrontare i mostri grotteschi di Kevin.
Kevin e Casey sono i due corpi violati, e mentre uno provoca il sangue, l’altra prova a curare le ferite. Come David Dunn e Elijah Price, sono due poli esattamente opposti, i due bambini martiri rappresentano due modi diversi di sopravvivere.
Con Unbreakable e Split assistiamo ad un pellegrinaggio attraverso il soprannaturale che è riverso nel mondo conosciuto. Introducendo personaggi d’azione forti e speciali, Shyamalan ci porta verso una nuova concezione di eroe e cattivo, di vittima e carnefice gettando le basi per la creazione di un diverso tipo di cinecomic più brutale e reale. L’inizio di una nuova saga.
Maria Cristiana Grimaldi
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