The Voice, il crooner inimitabile: Frank Sinatra
Impossibile non riconoscere la sua voce tra tutte: Frank Sinatra, detto “The Voice”, è stato uno dei cantanti più apprezzati del ‘900, oltre che un attore e intrattenitore capace di tenere gli occhi del pubblico incollati su di lui.
Soprattutto quelli delle donne, motivo per cui si è guadagnato anche un altro soprannome, quello di Swoonatra, gioco di parole nato dal verbo inglese “swoon” (“svenire”), per via dell’effetto che aveva sulle sue molte fan.
Ma su Frank Sinatra c’è sempre qualcosa da scoprire, scavando nella sua vita privata e tra i suoi maggiori successi.
La biografia
Frank Sinatra (all’anagrafe Francis Albert Sinatra) nasce il 12 dicembre 1915 a Hoboken, nella Contea di Hudson, nell’area metropolitana di New York. Suo padre è Antonino Martino Sinatra, siciliano, ma arrivato in America si fa chiamare Martin O’Brien perché tra i vari mestieri con cui si mantiene (dal calzolaio all’operaio) c’è anche quello del pugile e in quel periodo storico gli italiani non sono visti di buon occhio sul ring.
La madre di Francis si chiama Natalina Maria Vittoria Garaventa, ha origini liguri e viene chiamata più semplicemente Dolly (“bambola”), soprattutto dal suo Antonino.
L’amore dei due viene osteggiato dal padre della ragazza, ma alla fine i due riescono a sposarsi e, come in un film romantico, lo fanno addirittura nel giorno di San Valentino del 1914. Il loro unico figlio arriva un anno dopo il matrimonio e la coppia riesce a non fargli mancare nulla anche durante gli anni della crisi del ’29 e gli anni della Grande depressione.
Francis, dal canto suo, scopre ben presto di voler cantare più di ogni altra cosa, ma è un bravo ragazzo e, al di là delle sue velleità artistiche, accetta di lavorare anche come operaio per seguire la volontà di quel padre scettico e un po’ preoccupato per il futuro del figlio. La voglia di cantare però è troppa e, nonostante la reticenza del padre, il giovane Sinatra inizia a cantare nei locali, iniziando a farsi pagare dagli avventori, fino ad ottenere i primi ingaggi e concerti pagati.
Il successo
Il successo significativo per Frank Sinatra arriva nel 1940 con il singolo I’ll Never Smile Again, registrato con l’orchestra di Tommy Dorsey con cui si era da poco unito. Ha appena 25 anni, piace ai ragazzi e diventa così un po’ “l’antenato” dei più moderni teen idol. Sinatra piace alle cosiddette Bobby Soxer, studentesse dei college e comunque adolescenti che seguono in modo sfegatato la tradizionale musica anni ’40 e, in particolare, quella di Frank. Tanto che il 12 ottobre del 1944 una folla di adolescenti esaltate assale il teatro Paramount di New York dove il cantante si stava esibendo, in quello che è stato soprannominato il “Columbus Day Riot”.
Da lì inizia un cammino disseminato di successi che non solo lo porta più volte in cima alle classifiche, ma che lo rende uno dei cantanti statunitensi più amati, andando ad eguagliare Bing Crosby, artista che tanto lo aveva ispirato in gioventù.
Arrivano presto anche i primi ingaggi per alcuni film, come Due marinai e una ragazza (1945), con Gene Kelly, o Da qui all’eternità (1953), che gli fa aggiudicare addirittura un Oscar come Miglior attore non protagonista, rilanciando quella carriera che aveva subìto un rallentamento da quando, nel 1950, aveva avuto alcuni problemi alle corde vocali, risolti poi con successo.
Ad aiutarlo, proprio in quegli anni in cui la luce della star sembra essersi affievolita, ci pensa Ava Gardner, che diventa la sua seconda moglie dopo il divorzio con Nancy Barbato. Con lei, però, Frank ha un rapporto d’amore tormentato, fatto anche di litigi e incomprensioni, fino al divorzio nel 1957.
My Way
Frank Sinatra incide My Way nel 1969. Sono gli anni dei grandi cambiamenti culturali, degli “hippie”, della Beat Generation e del rock che si impone con forme nuove. Il cantante si chiede cosa c’entri lui con quel mondo rivoluzionario e se non sia il caso di lasciar perdere, di ritirarsi. Ne parla con il collega Paul Anka, che prima di quella conversazione è stato in vacanza in Francia, dove ha ascoltato per caso la canzone Comme d’habitude, interpretata da Claude François, rimanendone così affascinato da acquistarne i diritti della musica ad una cifra irrisoria.
Non ha ancora un testo in mente, quando l’acquista, ma la scrive proprio dopo lo sfogo del collega, pensando che Frank Sinatra sia proprio l’interprete perfetto per quel pezzo e non solo per la sua qualità della sua voce, ma proprio perché quella canzone parla di un uomo che guarda alla sua vita e non ha rimpianti. Un uomo che la sua vita l’ha vissuta a modo suo, tra gioie e dolori, vittorie e sconfitte, ma sempre orgogliosamente a modo suo. Quasi a voler tirare le somme di un’intera esistenza. Frank Sinatra, anche a detta delle sue figlie, non ritiene tale brano tra i suoi preferiti, ma è grazie a questo pezzo che balza comunque in cima alle classifiche.
Fly me to the moon
Scritto da Bart Howard nel 1954 (con il titolo originale In Other Words), il brano Fly me to the moon è stato interpretato da molti grandi artisti, tra cui Mina, ma la versione di Frank Sinatra del 1964 è probabilmente quella più nota, anche perché collegata in qualche modo al viaggio dell’Apollo 11 e dello sbarco dei primi uomini sulla Luna. Secondo una storia divenuta ormai leggendaria, così suggestiva da rendere anche futile chiedersi quanto ci sia reale dietro di essa, Fly me to the moon nella versione di Sinatra fa infatti da colonna sonora al viaggio degli astronauti, soprattutto per volontà di Buzz Aldrin, che secondo la “leggenda” ascolta la canzone fino a pochi minuti prima dell’allunaggio.
Frank Sinatra è morto il 14 maggio 1998, a seguito di un infarto preceduto da altri tre che già lo avevano colpito tra il 1996 e il 1997, oltre a un ictus che il cantante aveva dovuto affrontare. Quasi due anni di sofferenze lo portano ad un forte indebolimento fisico, più di quanto abbiano mai fatto gli anni di lavoro intenso e di sigarette fumate tra un concerto e l’altro.
Lucia Russo
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