Zerocalcare rinuncia a Più Libri Più Liberi: uno schiaffo politico ed etico alla violenza
Zerocalcare, uno dei fumettisti più influenti della sua generazione, continua a far parlare di sé: il suo impegno sociale e le sue scelte artistiche hanno profonde radici etiche.
Nei scorsi giorni ha pubblicamente rinunciato al dibattito con Chiara Valerio presso la fiera Più Libri Più Liberi, una manifestazione letteraria di rilievo.
La sua decisione, profondamente legata a motivi etici e politici, è figlia di un impegno sociale costante: in passato ha boicottato il Salone del Libro di Torino e il Lucca Comics.
Le motivazioni dietro questa scelta? Il fumettista le ha spiegate in un post sul suo canale Instagram, dove è possibile leggere:
“Mi è sembrato evidentemente inopportuno invitare a una fiera dedicata a Giulia Cecchettin un uomo (confesso che non sapevo manco chi cazzo fosse) accusato di violenza ai danni della sua compagna. Mi è sembrato sbagliato invocare il garantismo (che pure è un tema che mi sta molto a cuore in questo tempo di barbarie) per troncare una discussione sulla violenza di genere, senza problematizzare il calvario che tante donne incontrano nel denunciare gli abusi, la difficoltà di essere credute, di vedere riconosciuta la propria verità. Una discussione complessa che afferisce più alla cultura che le procedure penali. Mi è sembrato un problema che nelle equazioni con cui è stata narrata la vicenda da parte della fiera la figura della donna sia stata completamente rimossa, perpetrando quel meccanismo che vede gli uomini accusati di violenza a continuare ad occupare lo spazio pubblico vincola invitati e celebrati, mentre le vittime spariscono, in nome di un garantismo che si preoccupa di tutelare e proteggere solo una delle parti. (…) Quando quello che facciamo si presta così tante strumentalizzazioni, quando diventiamo utili agli articoli della verità, quando i nostri nemici ci prendono a simbolo, è il momento di fermarci a riflettere pure se siamo in buona fede“.
Una presa di posizione che il fumettista ha ritenuto necessaria, completamente sostenuto dalla sua casa editrice Bao Publishing: così Zerocalcare ha deciso di annullare il panel che avrebbe dovuto moderare Chiara Valerio, curatrice della fiera. “Non ho deciso di annullarlo perché penso che non si possa parlare con Chiara Valerio, ma perché mi pare impossibile glissare su questo tema e parlare di editoria come se niente fosse. Al tempo stesso mi pare grottesco pensare che un maschio tenga un incontro in cui spiega a una donna come avrebbe dovuto comportarsi in termini di femminismo”, ha aggiunto Zerocalcare.
Il soggetto in questione è il filosofo Leonardo Caffo, accusato di lesioni aggravate ai danni della sua ex compagna, il quale a seguito delle numerose polemiche ha ritirato la sua partecipazione. Zerocalcare ha deciso di schierarsi dalla parte della verità e della giustizia e tanti attivisti, intellettuali e scrittori hanno deciso in egual modo di non rispondere all’invito: è davvero paradossale come in una fiera dedicata a una donna vittima di femminicidio, un uomo, accusato di violenza nei confronti di una donna, abbia avuto – nonostante tutto – la possibilità di parlare in pubblico sebbene la sentenza, del processo in cui è coinvolto, sarà emessa il 10 dicembre. Inizialmente la curatrice del festival Chiara Valerio ha difeso la sua scelta invocando il garantismo e la presunzione di innocenza; in seguito il festival, dopo le rinunce di Pietro Turano e Yole Signorelli (Fumettibrutti), si è scusato per aver commesso questo errore e aver ferito il pubblico, concedendo alla fiera dei momenti per “contribuire alla discussione contro la violenza di genere”.
La stessa Sara Ahmed ha ritirato la sua partecipazione al festival e attraverso il suo editore italiano, Fandango ha scritto una lettera aperta “alle femministe italiane”:
“(…) Dal mio punto di vista le scuse sono insufficienti. Si deve riconoscere non solo il fatto che l’invito è stato sbagliato, ma anche perché lo è stato, specialmente in una fiera dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin. Riconoscere perché è stato sbagliato vorrebbe dire partecipare all’impegno femminista di non riprodurre la cultura che normalizza (e giustifica e scusa) la violenza sessuale”.
Noi de La Testata siamo dalla parte di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno vissuto, vivono e vivranno violenza. Scegliere di non esserci è l’unico modo per boicottare il patriarcato, che ancora oggi, mentre i casi di femminicidio hanno raggiunto quota 100 a fine novembre 2024, nega la violenza di genere. “Il no non è una garanzia di un cambiamento, ma può fare iniziare una conversazione riguardo a ciò che è necessario cambiare”.
Più libri, più liberi? Ma liberi lo siamo davvero?
Antonietta Della Femina
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