La Florida censura quasi 5 mila libri
Lèggere, dal latino légere, cioè, “raccogliere, scegliere”.
Probabilmente veniva utilizzato per intendere “raccogliere le lettere per comporre le parole”, oppure “cogliere con gli occhi”.
Leggere è una delle cose più importanti per sviluppare pensiero critico, per imparare, rimanere aggiornati su ciò che accade attorno a noi ma anche per sentirsi compresi e divertirsi. Eppure, ci sono luoghi in cui la materia prima manca, viene proibita, un po’ come quando l’Inquisizione inseriva i testi nell’Indice dei libri proibiti.
La Florida continua a censurare libri da scuole e biblioteche.
Secondo i dati di Pen America resi noti dal Washington Post, in tre anni sono stati banditi 4.561 testi, di cui oltre 700 solo nell’ultimo anno (quasi il doppio dell’anno precedente): da “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood a “1984” di George Orwell, ma anche “Arancia Meccanica” di Anthony Burgess e diversi libri di Stephen King.
La Repubblica ha riportato che tutto ciò sta accadendo da quando al Governo di Stato c’è Ron DeSantis, che ha assunto come consulente Chris Rufo, nemesi della Critical race theory, secondo cui il razzismo sistemico condiziona tutto negli USA. Di conseguenza, hanno vietato l’insegnamento dello schiavismo, così da non turbare la coscienza degli studenti bianchi.
Se da una parte il portavoce del Dipartimento dell’Istruzione della Florida, Sydney Booker, afferma che “Non ci sono stati divieti di libri in Florida. La nostra priorità è eliminare materiali esplicitamente sessuali dalle scuole”, dall’altra la lista dei libri rimossi attesta una storia differente – come abbiamo potuto notare già dai titoli scritti poco sopra.
Difatti, non sono solo le opere a tema sessuale che vengono censurate, ma anche libri che parlano di razzismo, identità di genere e storia afroamericana, tra cui anche “Io so perché canta l’uccello in gabbia” di Maya Angelou, che narra la vita di una bambina nera nell’America razzista degli anni ’30.
Questo a seguito anche dell’approvazione di una legge statale, approvata nel luglio 2023, che autorizza i genitori o i residenti di un distretto scolastico di spingere per la rimozione di testi che “descrivono contenuti sessuali” o che siano “pornografici” affinché si proteggano bambini e ragazzi dall’indottrinamento. Addirittura, in alcuni distretti non vi sono più neanche le edizioni a fumetti del “Diario” di Anne Frank.
Il rapporto include titolo e autore del materiale, il livello scolastico dove il materiale è stato rimosso, e anche il distretto scolastico che ha interrotto o rimosso il materiale.
Le critiche a tale politica non sono, ovviamente, mancate: Hirokazu Yoshikawa, professore alla New York University e coautore di uno studio degli effetti delle politiche censorie, ha dichiarato che “Queste restrizioni infliggono danni collettivi, limitando l’accesso a opportunità di apprendimento e creando un clima di paura e stress per studenti e insegnanti”.
Per quanto concerne paura e stress, la NYU intervistato oltre 80 persone tra genitori, studenti e genitori in cui è stata rivelata una tendenza a evitare discussioni su temi sensibili per paura di ripercussioni legali o sociali. Da un punto di vista prettamente scolastico, molti docenti si sono lamentati dei programmi scolastici sempre più poveri di strumenti fondamentali per comprendere temi quali razzismo, immigrazione e diritti civili.
Irene Ippolito
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