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Dicembre: il lungo viaggio di fine anno

Dicembre, l’ultimo dei mesi, è l’unico capace di evocare emozioni profonde e contrastanti.

È il periodo dell’anno in cui le luci natalizie illuminano le città, il profumo di dolci invade le case e la corsa ai regali si fa frenetica.

Si addobba l’albero di Natale e si inizia a pensare al menù del cenone, si scrive la letterina – sperando di essere finiti nella lista dei bravi bambini – e le facciate delle case scintillano di mille colori.

Ma dietro questa facciata luccicante, dicembre rappresenta anche un momento di bilancio personale e collettivo, di introspezione e, per molti, una vera e propria sfida.

È SEMPRE STATO DICEMBRE

Il nostro modo di scandire il tempo in mesi, giorni, anni e stagioni non è sempre stato lo stesso nel corso della storia. Quello che conosciamo e utilizziamo oggi è il risultato di sforzi, modifiche, ragionamenti e correzioni per trovare una formula un po’ magica e un po’ matematica affinché, ogni anno, le ricorrenze accadessero indicativamente nello tesso periodo. L’essere umano ha preso in mano il tempo e ne ha deciso le sorti, organizzandolo in modo ordinato.

Il nostro attuale calendario non è altro se non il rimaneggiamento dell’antico calendario romano, sostituito poi da quello giuliano. I romani scandivano l’anno in dieci mesi, alcuni dei quali prendevano il nome dalla divinità a cui erano dedicati, altri semplicemente dalla posizione che occupavano nella sequenza temporale. Quest’ultimo è proprio il caso di dicembre, il cui nome deriva da dieci, decimo. Insomma, dicembre significa semplicemente decimo mese dell’anno, l’ultimo per il calendario romano.

Fate bene a chiedervi perché mai mi sono messa a discorrere di antichi romani, calendari e numeri. Beh, semplicemente perché – siccome il nostro modo di scandire il tempo è di derivazione antica – anche nella psiche attuale riecheggiano tutte voci delle popolazioni vissute precedentemente. Tutte le modifiche che hanno portato al calendario attuale non sono state un colpo di spugna per la psiche collettiva, ma sono state assorbite e sovrapposte alle usanze precedenti.

Quindi non sbaglio se dico che il dicembre del 2024 è lo stesso mese dell’anno precedente e di quello ancora prima e così via, fino a giungere, a ritroso, a quando c’era il grande gelo che non aveva ancora un nome. E sarebbe quindi stupido negare che ancora oggi ci ritroviamo col sentimento dicembrino dei nostri antenati romani.

TRA TENEBRE E RICORDI

Le giornate di dicembre sono avvolte più dalle tenebre che dalla luce, e dicembre accoglie anche il solstizio d’inverno, la giornata più corta dell’anno. Dicembre è tenebra, non è luce. Ci consegna un sole spento, che non scalda e che ci fa sentire più vicini alla morte che non alla vita.

Dicembre è per antonomasia anche il mese dei bilanci: si resoconta cosa si è fatto e cosa no, si confronta quello che si sarebbe dovuto fare con quello realmente fatto e, da questo infelice confronto, se ne esce praticamente sempre sconfitti. Inutili le liste di buoni propositi. Dicembre è “anche quest’anno è finito…”, come se facessimo un piccolo ulteriore passo verso la morte. D’altronde, non siamo immortali e, almeno sul calendario, dicembre è veramente la fine di qualcosa.

Ma dicembre è anche altro: è sempre un ponte tra vecchio e nuovo, passato e presente, talvolta futuro prossimo. L’ultimo mese dell’anno, soprattutto quando sta per giungere al termine, non è il trampolino di lancio per cercare la novità, quanto un album fotografico che ci ricorda l’importanza della memoria. La saggezza di quanto appreso.

La potenza di dicembre sta nella sua senilità, la sua fredda distanza che permette di vedere le cose da una prospettiva più oggettiva. Dicembre è un vecchio saggio, un mentore, un guru che ci ricorda sempre qualcosa. Una memoria individuale, ma anche mitologica, pubblica, condivisa.

DICEMBRE E LE FAMIGLIE IMPERFETTE

Dicembre è anche la magia del Natale, la festa della famiglia per eccellenza: luci, addobbi, regali… e, appunto, famiglia. Le riunioni familiari, talvolta, possono tramutarsi in una resa dei conti fratricida. Le cene con i parenti allargati, spesso incontrati solo durante le feste, sono un terreno viscoso, scivoloso, dove si affilano i coltelli. Si sentono storie che risuonano terribilmente lontane ma con le quali condividiamo – volenti o nolenti – parte del patrimonio genetico. Queste riunioni sono benzina per vecchi rancori, fertilizzante per nuove alleanze generazionali o tentativi di fuga da infinite gabbie familiari. Alla fine, non sono niente di più che un intruglio di parole già sentite, già dette, già ascoltate, eppure mai davvero conosciute.

RI-NASCERE

Se dicembre racchiude in sé inevitabilmente il concetto di morte, possiede anche la forza della vita e della nascita. Qui ci viene in soccorso la mitologia.

Demetra (divinità che controllava la natura e i raccolti) perde sua figlia, Persefone, rapita da Ade e divenuta regina degli inferi. La madre inizia a cercare sua figlia, dimenticandosi di curare le piante, tanto da provocare una carestia sulla terra. La natura si addormenta e gli uomini soffrono la fame. Zeus interviene, ordinando ad Ade di restituire Persefone alla madre. Ma il re degli inferi, prima di lasciarla andare, le fa mangiare sei chicchi di melagrana, costringendola a tornare da lui sei mesi all’anno.

Così gli antichi si spiegavano il ciclo delle stagioni: quando Persefone tornava sulla terra, Demetra risvegliava la natura, piena di gioia, in primavera e in estate. Al contrario, durante il rientro di Persefone all’inferno, la natura si riaddormentava e i terreni tornavano ad essere spogli, come accade in autunno e in inverno.

In realtà, la natura non muore durante l’inverno, e dicembre rappresenta solo il riposo della vita sotto al gelo. E ad ogni inverno, stoicamente, segue la primavera, la rinascita. Dal solstizio d’inverno il sole pian piano si riprende il suo spazio, cresce in calore e potenza, per poterci riscaldare, ma solo dal prossimo anno.

Elisabetta Carbone

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Elisabetta Carbone

Sono Elisabetta Carbone, classe ’93, milanese di nascita ma cittadina del mondo. Mi sono diplomata al conservatorio per scoprire che volevo laurearmi in storia. Mi sono laureata in storia per scoprire che volevo laurearmi in psicologia. Dopodiché ho scoperto la sessuologia, ma questa è tutta un’altra storia. Non faccio un passo senza Teo al mio fianco, la mia anima gemella a 4 zampe. Docente, ambientalista, riciclatrice seriale, vegetariana.
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