“Buy now! L’inganno del consumismo” è su Netflix. E a casa nostra
Finito il “Black Friday” che, da un venerdì si è trasformato in quasi un intero mese di sconti e offerte varie, e superato anche il “Cyber Monday” che, almeno fino a oggi, sembra essere ancora un solo giorno, possiamo tornare a guardare i nostri armadi zeppi di vestiti e le nostre camere piene di oggetti e chiederci: ma ne avevamo bisogno?
Di un nuovo paio di scarpe, di un set di candele profumate, del cappello firmato scontato del 5%, ma che era “un vero affare”, dei calendari dell’avvento in cui ogni casella nasconde un regalino, un rossetto, un ombretto, una crema e spesso troppa plastica.
Guardando i nostri acquisti, i pacchi ammassati in camera, le ricevute lasciate dal corriere, le buste abbandonate qua e là, i vestiti da provare, per decidere se tenerli o restituirli, per quanto tempo ancora potremmo illuderci che vada davvero bene così?
“Buy now! The Shopping Conspiracy”
Qualche settimana fa su Netflix è stato lanciato il documentario “Buy Now – L’inganno del consumismo”, una guida in cinque passi in cui l’intelligenza artificiale, una voce metallica, serena e inquietante, spiega al pubblico quali sono le migliori tecniche di marketing per raggiungere il successo, svelando i, non troppo nascosti, misfatti del consumismo: obsolescenza programmata, fast fashion, greenwashing, spreco estremo.
Cosa c’è dietro le nostre decisioni di acquisto? Quando finisce la consapevolezza e quando comincia il desiderio e la brama di essere proprietari di ogni cosa? Che differenza esiste tra possibilità di scegliere e necessità di possedere, accumulare e sprecare tutto? Che fine fanno i dispositivi tecnologici che abbiamo dismesso negli anni? Chi si occupa dello smaltimento di scarpe, vestiti e rifiuti? Esiste qualcuno che se ne preoccupa?
Il mercato non vuole solo vendere. Il mercato ti vuole comprare
In un mondo, quello occidentale, in cui quasi tutti e tutte possono permettersi di possedere qualsiasi cosa, le aziende, soprattutto le grandi marche, non vendono prodotti, ma ideali, sogni, possibilità e futuri brillanti. Se compri le scarpe pubblicizzate da un grande atleta, allora non solo hai delle sneakers nuove di zecca, ma corri come una gazzella, sei forte come un leone, salti come un giaguaro, mostri denti bianchi e, magari, hai anche una macchina sportiva con cui sfrecciare in strade deserte facendo mangiare la polvere a chiunque – nessuno – si trovi lungo il tuo cammino. Sei un campione, un eroe, generalmente uomo, invincibile e invidiabile. E sei tutto questo grazie a un paio di scarpe. O almeno, questo è quello che sono riusciti a farti credere. Quindi tu compri le sneakers, cambi la macchina, ti metti in coda per l’ultimo modello di smartphone, rateizzando il tuo stipendio in tante micro-macro uscite mensili – macchina, tv, cellulare, asciugacapelli – e torni a casa pieno di prodotti, con il portafoglio più leggero, ma soddisfatto, felice.
Eppure, non diventi più forte, non un campione, non un eroe. La mattina dopo ti svegli alla stessa ora per andare a lavorare, i colleghi ti salutano come il giorno precedente, magari i più attenti ti chiedono se hai delle scarpe nuove, altri si informano su come funziona lo smartphone ultimo modello che hai in mano, poi il nulla. Finisce lì. Lo stupore dura pochi secondi: ognuno è esattamente uguale a te, moderno, occupato e già obsoleto.
Che fine fa ciò che buttiamo via?
Indebitati e insoddisfatti, contempliamo la montagna di rifiuti di cui siamo diventati sovrani. La ammiriamo, sulle nostre sedie, nei nostri armadi, davanti agli scaffali dei supermercati e alle vetrine dei negozi. E, quando non la abbiamo davanti, è solo perché quella montagna di prodotti è già stata spedita dall’altra parte del mondo, spesso con mezzi illegali, per arrivare in discariche enormi, in cui ogni cosa sarà fatta in mille pezzi, ridotta in macerie e frammenti, che si disperderanno nell’ambiente e in mare. Per poi venirci riproposti, gli oggetti distrutti, tecnologici, plasticosi, frammentati e nocivi, nell’aria che respiriamo e nel cibo che mangiamo.
Ad apparire nel documentario, al fianco di esperti e professionisti impegnati in progetti a favore della salvaguardia dell’ambiente, oltre che del consumatore, anche ex dipendenti di Amazon, Apple e Adidas, che raccontato quanto subdolo possa essere il mercato e quanto incuranti i produttori di beni di consumo.
“Complimenti, sei arrivato alla fine”
“Complimenti, sei arrivato alla fine” dice la voce metallica a chiusura del documentario. “Complimenti, hai comprato a sufficienza, sei un consumatore modello, un vero leader del settore, una persona che raggiungerà l’apice” sembra voler dire. “Complimenti, sei stato bravo” ti dicono le aziende, con una virtuale pacca sulla spalla.
Il Black Friday è andato. Via anche il Cyber Monday. Adesso tocca al Natale, siamo già pronti. Poi San Valentino, dopo Pasqua, Halloween, e poi si ricomincia. Sei stato bravo, continua così. Non senti quanto ti fa bene acquistare qualcosa di cui non sapevi di avere bisogno?
Stefania Malerba
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