Femminicidio di Giulia Cecchettin: è ergastolo per Filippo Turetta, il suo omicida e stalker
Giustizia è stata fatta, ammesso che di giustizia si possa parlare quando una giovane donna viene strappata alla vita con crudeltà.
Giustizia è stata fatta, ammesso che di giustizia si possa parlare quando un giovane ragazzo sviluppa un’ossessione così grande da pensare di poter sottrarre una giovane donna alla vita con crudeltà.
Ammesso che questo termine esista nelle faccende umane, giustizia è stata fatta per il femminicidio di Giulia Cecchettin. È ergastolo per Filippo Turetta, il suo assassino reo confesso.
C’è chi di femminicidio ancora non accetta di parlare, ma si piega e strepita alla ricerca di una ragione diversa, una salute mentale poco performante, un puro caso, una relazione reciprocamente tossica. Ma il femminicidio c’è : è nelle carte, negli appunti del ragazzo, nello stalking che è stato provato e elencato dall’accusa tra le aggravanti. Ma ripercorriamo la storia di Giulia, la sua prima storia d’amore, la sua tragica uccisione e quel punto finale, forse definitivo, che ha puntato il dito contro un carnefice unico e lampante, chiaro come una mattina di maggio.
Senza sentimentalismi o idealismi, raccontiamo la cronaca del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Filippo Turetta, 23 anni, aveva intrattenuto una relazione sentimentale di oltre un anno con Giulia Cecchettin, una giovane brillante e prossima alla laurea. Con il tempo, il rapporto si era trasformato in un “amore tossico”, caratterizzato da possessività e ossessione da parte di Turetta. Dopo la rottura, avvenuta per decisione di Giulia, Turetta ha iniziato a mostrare comportamenti persecutori, culminati nell’omicidio l’11 novembre 2023.
Quella sera, Turetta ha attirato Giulia in un incontro con la scusa di un chiarimento, per poi aggredirla con estrema violenza. Il delitto è stato seguito da un tentativo di occultamento del cadavere e dalla fuga verso la Germania, dove è stato arrestato vicino a Monaco di Baviera. Le prove chiave contro di lui includono un elenco di materiali per il crimine (tra cui coltelli e nastro adesivo), testimonianze e dati raccolti da dispositivi tecnologici e telecamere di sorveglianza.
Il processo è stato rapido e doloroso, con una rivisitazione del delitto, dei luoghi della violenza, una panoramica minuziosa delle dinamiche.
Il tutto, infatti, si è svolto a Venezia in modalità accelerata, grazie alla scelta di Turetta di rinunciare all’udienza preliminare. La difesa ha sostenuto che l’omicidio fosse stato il risultato di un “cortocircuito emotivo”, negando la premeditazione e la crudeltà. Tuttavia, la Corte ha ritenuto valida la premeditazione, anche se ha escluso la crudeltà per l’assenza di un deliberato accanimento.
Durante il dibattimento, è emerso che Turetta aveva pianificato l’aggressione nei giorni precedenti, come evidenziato da una lista dettagliata di azioni e materiali. La lista includeva istruzioni per legare, imbavagliare e nascondere il corpo, oltre a mappe per la fuga.
Il 3 dicembre 2024, Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo. La Corte ha riconosciuto la gravità del femminicidio e il suo impatto sulla società. La famiglia di Giulia Cecchettin ha ricevuto un risarcimento di 800.000 euro per danni morali. Nonostante il pentimento dichiarato da Turetta e il processo “lampo”, il tribunale ha considerato il crimine troppo grave per pene inferiori.
L’ergastolo, in Italia, comporta il carcere a vita con possibilità di revisione della pena dopo almeno 26 anni, salvo specifiche condizioni. Tuttavia, date le circostanze del caso e le aggravanti, Turetta potrebbe affrontare limitate possibilità di benefici penitenziari.
“È stata fatta giustizia, la rispetto”, ha detto Gino Cecchettin dopo l’udienza. “Abbiamo perso tutti come società – ha aggiunto il padre di Giulia – la violenza di genere non si combatte con le pene ma con la prevenzione. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla rispetto a ieri”. Che siano le sue, di parole, a concludere senza ulteriori aggiunte o riflessioni l’intera vicenda.
Sveva Di Palma
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