Jingle all the…brain!
Aspetti il Natale con gioia e prepari l’albero a novembre? I mercatini natalizi sono una tappa obbligata ogni anno? Inizi a pensare ai regali tre mesi prima?
Forse non lo sapevi, ma lo spirito natalizio abita nel tuo cervello.
Lo spirito del Natale è nell’aria, un modo di dire così diffuso e particolare che ha spinto alcuni ricercatori e neurologi ad indagarlo in maniera scientifica. Per quanto lo spirito del Natale sia quasi tangibile e circondato da un alone di mistero, uno studio pubblicato sul British Medical Journal rivela che è anche dotato di corporeità: nello specifico ha una propria collocazione nel cervello.
Perché alcuni non vedono l’ora sia Natale e altri, invece, hanno la “sindrome di Scrooge” e lo vivono con indifferenza e ostilità? La risposta si nasconderebbe in un meccanismo del cervello umano.
LO STUDIO
In Danimarca ci sono riusciti: un gruppo di ricercatori ha individuato nel nostro cervello lo spirito del Natale.
Lo studio, pubblicato dal British Medical Journal, rivela e localizza lo spirito del Natale nel cervello umano tramite uno studio cross-culturale in singolo cieco di un gruppo di pazienti mediante imaging con fMRI (risonanza magnetica funzionale).
I neurologi del Danish Headache Center alla University of Copenaghen hanno selezionato 20 volontari, che non sapevano inizialmente quale fosse il tema dello studio, suddivisi in Gruppo Sì Natale e Gruppo No Natale, sottoposti ad osservazione di 84 immagini a tema natalizio e di altre di ordinaria vita quotidiana, monitorando nel frattempo la relativa attività cerebrale.
I risultati dello studio hanno messo in evidenza come, durante la visualizzazione delle immagini natalizie, il cervello delle dieci persone con abitudini natalizie si è attivato in modo più significativo rispetto al secondo gruppo.
Ebbene, attraverso la risonanza magnetica, nel Gruppo Sì Natale è emerso che specifiche aree del cervello si sono attivate alla vista delle immagini a tema e proprio quelle zone vengono associate alla spiritualità e al riconoscimento facciale delle emozioni.
I risultati mostrano significativi pattern di attivazione cerebrale nella corteccia motoria sensoriale, nella corteccia premotoria, nella corteccia motoria primaria e nei lobi parietali dei soggetti che vivono con gioia le festività natalizie. Queste aree cerebrali sono state associate alla spiritualità, al riconoscimento delle emozioni facciali e alla trascendenza, il tratto personologico che descrive una certa propensione alla spiritualità.
Questa zona del cervello è stata definita dai ricercatori danesi come “Holiday Center”: qui, oltre ai ricordi, risiedono le emozioni associate a persone, situazioni, profumi e odori. Nel Gruppo No Natale, invece, si è osservata l’assenza del network festivo, rimanendo impassibile e insensibile ad ogni emozione e ricordo legato al Natale e all’atmosfera che si respira durante le feste.
Missione compiuta: gli scienziati concludono che, effettivamente, esiste un network dello spirito natalizio nel cervello umano che si attiva in chi celebra il Natale.
UN CERVELLO IN FESTA
Durante le festività natalizie, il nostro cervello vive una serie di esperienze complesse che combinano memoria, emozione, cognizione sociale e, spesso, anche stress.
Per molti il Natale è un momento nostalgia e rievocazioni di ricordi dell’infanzia: questo processo è legato alla memoria episodica, attivata dall’ippocampo, che gioca un ruolo fondamentale nel richiamare ricordi passati, specialmente quelli legati alle tradizioni e ai rituali, e dalla corteccia prefrontale, che attribuisce ai ricordi significati emotivi, modulando l’intensità della nostalgia.
Il Natale può generare emozioni contrastanti: gioia, amore, ma anche malinconia e stress. Queste esperienze sono elaborate dal sistema limbico, in particolare dall’amigdala e dalla corteccia cingolata anteriore, coinvolta nell’elaborazione delle emozioni sociali e dell’empatia, spesso attiva durante i momenti di condivisione con i propri cari.
Il Natale è anche un momento di intensa socialità che attiva il nostro cervello sociale, in particolare la corteccia prefrontale mediale e il solco temporale superiore, che giocano un ruolo cruciale nell’empatia, nel riconoscimento facciale e nell’interpretazione delle espressioni emotive.
Gli stimoli sensoriali tipici del Natale (l’odore dei biscotti e dei dolci tradizionali, la vista delle decorazioni e delle lucine, l’ascolto delle canzoni natalizie) attivano il sistema della ricompensa. La dopamina, un neurotrasmettitore associato al piacere, è rilasciata in risposta a questi stimoli favorendo sensazioni di benessere e gioia. Il Natale è anche spesso associato a grandi aspettative: regali, cene ed eventi sociali sono all’ordine del giorno.
Quando queste aspettative vengono soddisfatte, il rilascio di dopamina crea una sensazione di gratificazione ma, se le aspettative non vengono soddisfatte, possono portare a una “caduta” di dopamina, contribuendo al doloroso sentimento di delusione.
Per molte persone, il Natale può essere anche una fonte di stress dovuta a pressioni sociali, obblighi familiari e aspettative altissime. Questo attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che rilascia cortisolo, l’ormone dello stress.
Le attività di condivisione e la vicinanza fisica con i propri cari stimolano il rilascio di ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”. L’ossitocina promuove sentimenti di fiducia e connessione, e può spiegare il motivo per cui ci sentiamo più affettuosi e grati durante le feste.
L’ascolto di canzoni natalizie può innescare un effetto di “priming”, attivando circuiti cerebrali associati ai ricordi e alle emozioni passate: l’attivazione dei neuroni specchio permette di rivivere sensazioni positive legate alle festività precedenti, creando un senso di anticipazione e di familiarità.
Il Natale è spesso associato anche a cibi speciali, ricchi di zuccheri e grassi. Il nostro cervello interpreta questi alimenti come fonte di energia e piacere, attivando il nucleus accumbens e il sistema dopaminergico. Questo spiega perché tendiamo a cedere ai cibi grassi durante le festività.
… QUINDI?
Quindi il Natale non è solo un’esperienza sociale, religiosa e culturale, ma anche un momento in cui il cervello è coinvolto in un complesso gioco di emozioni, ricordi e interazioni sensoriali.
Le neuroscienze ci aiutano a capire come e perché questi stimoli possano avere un impatto così profondo sul nostro benessere e sulla nostra percezione.
Ma non tutta la magia può essere spiegata. Nonostante sia senza dubbio uno studio preliminare, la ricerca danese potrebbe aprire la strada a interessanti scoperte sul tema e, nel frattempo, consentire una spiegazione scientifica allo spirito del Grinch che pervade alcuni di noi.
Comunque, puoi sempre dire, “Non sono io, è la mia corteccia che ama il Natale!”.
Elisabetta Carbone
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