Sognare in grande sempre: il calcio come speranza per i bambini africani
In un angolo remoto dell’Africa, dove le risorse scarseggiano e le prospettive sembrano limitate, un campo da calcio diventa un’oasi di speranza.
I bambini, qui, possono ridere, giocare e dimenticare, anche solo per un momento, le difficoltà della vita quotidiana.
Questa è la storia di un’associazione che sta facendo la differenza.
Immagina di essere un bambino africano con la voglia di giocare e di crescere, ma poche sono le opportunità. Ora immagina di avere un pallone tra i piedi e un gruppo di amici con cui condividere la passione per il calcio.
Grazie a questa associazione, questo sogno sta diventando realtà per molti bambini. Il calcio, qui, è molto più di un semplice sport. È un linguaggio universale che unisce le persone, promuove valori come il fair play e il lavoro di squadra.
Ho intervistato Michele Bianchi dell’associazione We Football. Michele mi ha parlato del suo impegno per offrire ai bambini africani l’opportunità di giocare, imparare e sognare.
Attraverso il calcio, questi giovani non solo migliorano le loro abilità sportive, ma sviluppano anche importanti valori come il lavoro di squadra, il rispetto per gli altri e la perseveranza.
Michele mi ha raccontato di come il progetto stia trasformando la vita di molti bambini, offrendo loro una prospettiva positiva e un futuro più luminoso.
Michele ha risposto a delle domande. Leggeteci.
Qual è stata la motivazione principale per fondare questa organizzazione non-profit e iniziare a organizzare attività calcistiche per bambini in Africa?
La motivazione principale è stata quella di restituire al calcio ciò che ci ha dato. Sono stato fortunato a vivere esperienze straordinarie grazie a questo sport, fino ad un certo momento il calcio è stata la mia professione, ma ho sempre sentito che poteva essere più di una semplice competizione. Dopo averlo visto e provato direttamente in diverse realtà svantaggiate nel mondo, ho capito come il calcio rappresenti una speranza per molti giovani: un linguaggio universale che supera barriere linguistiche, sociali e culturali. We Football è nato per offrire opportunità concrete attraverso il calcio, promuovendo educazione, inclusione e sviluppo personale.
Quali sono gli obiettivi a lungo termine di We Football? Cosa sperate di ottenere per questi bambini e per le loro comunità?
Il nostro obiettivo a lungo termine è creare un modello sostenibile di sviluppo giovanile che combini sport e crescita personale. Vogliamo che i bambini/e i ragazzi/e non solo abbiano accesso ad un esperienza calcistica di qualità, ma possano anche sviluppare competenze utili per la vita, le cosiddette life skills, costruire fiducia in sé stessi e diventare agenti di cambiamento nelle loro comunità. Speriamo di continuare a creare academies che siano centri di eccellenza non solo sportiva, ma che siano hub per una crescita olistica dei giovani.
In che modo il calcio viene utilizzato come strumento per promuovere lo sviluppo dei bambini, sia a livello fisico che mentale?
Il calcio è il cuore dei nostri programmi perché è immediato, accessibile e amato ovunque, tanto dai bambini che dalle bambine. Attraverso i nostri programmi, prepariamo non solo tecnica e tattica, ma anche valori come il lavoro di squadra, la resilienza, il rispetto e la leadership. Organizziamo workshop che integrano attività sportive con lezioni di life skills, educazione alla salute e gestione delle emozioni. Questo approccio non solo migliora il loro benessere fisico, ma favorisce anche una maggiore consapevolezza di sé e del proprio potenziale, costruendo una forte cultura al lavoro e all’impegno individuale e di gruppo.
Oltre al calcio, offrite altri tipi di attività o programmi ai bambini?
Sì, assolutamente. Crediamo in un approccio che vuole utilizzare il calcio per raggiungere altri obiettivi e che metta i ragazzi al centro del loro percorso di crescita. Parallelamente al calcio, offriamo programmi di supporto scolastico per garantire che tutti i bambini possano continuare a studiare, anche nei contesti più difficili. Organizziamo workshop su salute e igiene, attività di sensibilizzazione su questioni come la parità di genere e il contrasto alla violenza, e programmi di mentorship per sviluppare competenze professionali e di ingresso al mondo del lavoro. Ogni We Football academy ha uno specifico focus sociale, individuato insieme alla comunità locale, come risposta ai bisogni prioritari e alle caratteristiche del territorio.
Quali sono stati gli impatti più significativi che avete osservato finora nei bambini e nelle comunità grazie a questi programmi?
Abbiamo visto trasformazioni incredibili. I programmi di We Football hanno dimostrato un impatto profondo sui beneficiari e sulle comunità coinvolte, ne elenco alcuni: il 92% dei bambini ha riportato un miglioramento significativo nella propria vita, nelle dinamiche familiari e nel coinvolgimento comunitario. Abbiamo raggiunto un alta partecipazione femminile, il 53% dei beneficiari sono bambine e ragazze e il 100% si sente sicuro emotivamente e fisicamente all’interno dei programmi. Nell’ultimo triennio i nostri programmi hanno formato 378 giovani allenatori. Il 75% dei nostri collaboratori ha avviato percorsi di istruzione o impiego. A livello comunitario, il 100% delle academy ha adottato politiche di protezione per i gruppi vulnerabili, e l’86% dei giovani beneficiari ha rafforzato la propria resilienza alle pressioni sociali, dimostrando che lo sport è uno strumento essenziale per affrontare sfide quotidiane e costruire una società più inclusiva. Spero di non essermi dilungato troppo, ma ci teniamo molto a monitorare e valutare il nostro lavoro per poter comprendere e migliorare quello che stiamo facendo, è un pilastro fondamentale di We Football.
Quali sono le maggiori sfide che affrontate nel vostro lavoro e come le superate?
Quello che facciamo è dare l’opportunità di giocare a calcio a chi non potrebbe mai farlo e che vive nei contesti più svantaggiati; questo porta ogni giorno tante sfide come la carenza di risorse economiche, la necessità di andare incontro a bisogni primari per centinaia di bambini, spesso la totale mancanza di servizi e infrastrutture. Cerchiamo sempre di affrontarle con una mentalità propositiva. In questi anni, abbiamo provato a trasformare queste difficoltà in opportunità, costruendo solide collaborazioni a livello locale e internazionale. La preparazione, competenze specifiche e lo spirito di squadra sono alla base del nostro approccio, consentendoci di massimizzare l’impatto con le risorse disponibili. Una sfida che riscontriamo in Italia è che c’è ancora una percezione limitata del potenziale dello sport for development. Spesso il mondo non profit è associato esclusivamente al volontariato, senza riconoscere il valore di un approccio professionale e strutturato. Noi crediamo fermamente che migliorare la vita di bambini e giovani richieda non solo passione ma anche competenze elevate e risorse adeguate.
Proprio per questo, ci spendiamo cercando partner che condividano la nostra visione e vogliano contribuire a un movimento concreto, e anche se è un termine a volte iper utilizzato, ci sentiamo di definirlo innovativo. In passato abbiamo lavorato molto con partner di altre paesi europei, ma un obiettivo è promuovere una sinergia tra realtà italiane, dimostrando che un investimento mirato nello sport come strumento educativo può avere un impatto duraturo su intere comunità e avviare un processo di win win anche tra profit e non-profit.
Cosa ti ha spinto personalmente a impegnarti in questo progetto? Qual è la tua passione per il calcio e per i bambini?
Il calcio è stato il filo conduttore della mia vita, insegnandomi lezioni che vanno ben oltre il campo di gioco. Quando ho capito che potevo utilizzare le mie competenze e la mia passione per fare la differenza nella vita di altri, non ho avuto dubbi: diciamo che ho continuato a fare il calciatore ma in modo diverso.. Sono inoltre sempre curioso; conoscere nuovi contesti e gente, e con loro trovare soluzioni che possano migliorare la quotidianità delle persone, dà grande stimolo. Poi, lavorare con i bambini e giovani è incredibile: la loro energia e il loro entusiasmo mi ricordano ogni giorno perché faccio quello che faccio.
Qual è il momento più gratificante che hai vissuto lavorando con questi bambini?
Ce ne sono proprio tanti, posso citarne due tra i più recenti. Il primo riguarda i 34 bambini e bambine di una delle nostre academy, che nell’ultimo trimestre, grazie alle competenze sportive e ai valori appresi attraverso i nostri programmi, hanno ottenuto borse di studio per proseguire gli studi. È gratificante perchè dimostra come il calcio possa aprire opportunità concrete e migliorare significativamente il futuro di intere famiglie. Il secondo è la fresca convocazione in nazionale femminile U17 di 3 ragazze della We football Academy in Kenya. Una di loro, solamente due anni fa viveva per la strada, quando ha saputo della convocazione, con un sorriso enorme, ha detto: “Oggi so che posso fare qualsiasi cosa”. Quell’istante riassume tutto ciò che speriamo di raggiungere con We Football: ispirare e contribuire ad un cambiamento.
Leggeteci. E se non lo fate, non saprete mai che bel privilegio che è quello in cui vive Michele.
Cuore grande.
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: Ritornare bambini
Illustrazione di Sonia Giampaolo