Curiosità che (forse) non sai su Cent’anni di solitudine
È dell’11 dicembre l’uscita dei primi 8 episodi su 16 della serie Netflix del best seller di Gabriel García Márquez Cent’anni di solitudine, dove si ripercorrono le avventure della famiglia Buendía.
In attesa dei restanti episodi, in uscita con il nuovo anno, vi propongo alcune curiosità che – forse – non conoscete. Venite con me in questo viaggio!
Scritto in diciotto mesi, a quanto pare, alcune storie e vicende narrate all’interno del libro furono ispirate a quelle raccontate dalla nonna dell’autore, all’interno della casa dove lo scrittore crebbe. Inoltre, alcuni personaggi hanno nomi e cognomi di persone reali della famiglia come Márquez, Gabriel, Iguáran, Cotes.
Proprio per quanto concerne nomi e cognomi, la matriarca Ursula Iguarán possiede il cognome e anche alcuni tratti distintivi della nonna materna di García Márquez, i cui racconti di vita e di spettri accompagnarono la sua infanzia ad Aracataca, poi cambiata in Macondo.
Una chicca inerente al colonnello Aureliano Buendía: è un personaggio che riesce a trovar pace fabbricando pesciolini d’oro nella stanza di Melquíades, attività in comune con il nonno materno dello scrittore best seller.
La terza curiosità è inerente ad Amaranta Ursula, una delle ultime Buendía, che decise di chiamare i propri figli Roderigo e Gonzalo, nomi che Gabriel García Márquez ha dato ai propri figli.
Ancora, all’interno del romanzo troviamo ben due personaggi che hanno il cognome Márquez: il colonnello Gerineldo Márquez, migliore amico e compagno d’armi di Aureliano Buendía, e il pronipote Gabiel, miglior amico e compagno di studi di uno degli ultimi Aureliani della storia.
Molto famoso e apprezzato è l’incipit di Cent’anni di solitudine:
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato del giorno remoto in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio”.
Ma a cosa si è ispirato lo scrittore colombiano? Si ispirò al romanzo Rulfo di Pedro Páramo, prendendone ispirazione non solo per l’incipit ma anche per i personaggi di Prudencio e Melquíades.
Difatti, nel romanzo di Páramo possiamo leggere:
“Il padre Rentería si sarebbe ricordato molti anni più tardi della notte in cui la durezza del suo letto l’aveva tenuto sveglio e poi l’aveva obbligato a uscire. Fu la notte in cui morì Miguel Páramo”.
Riferendosi a Pedro Páramo e al romanzo Rulfo, García Márquez confessò che in una notte lesse ben due volte il romanzo tanto che ne era rimasto soggiogato, e che l’ultima volta che si sentì così fu quando lesse tutto d’un fiato La metamorfosi di Kafka dieci anni prima.
Irene Ippolito
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