Bobbi Gibb e la corsa verso l’emancipazione
Oggi sembra normalissimo vedere donne correre. Le maratone sono piene di giovani runners pronte a sfidare tutti per tagliare la linea del traguardo.
Ma non è sempre stato così.
Non tanto tempo fa, solo nel 1966, le donne non potevano partecipare alle maratone. Per quale motivo? Beh, non erano ritenute fisicamente idonee per intraprendere tutti quei chilometri.
Sembra assurdo, infatti lo era anche per Roberta Louise Gibb, la prima donna ad aver corso l’intera maratona di Boston.
La giovane correva da tutta la vita e conosceva benissimo i boschi adiacenti alla città. Una volta chiesto di partecipare alla corsa, fu profondamente scossa dalla risposta negativa dei giudici, ma non si fece abbattere.
Bobbi, come veniva soprannominata, intraprese un viaggio di quattro giorni, da San Diego fino a Boston. Arrivò alla partenza con scarpe da running maschili, poiché a quei tempi non esistevano scarpette per donne.
Inizialmente si nascose tra i cespugli per non essere scoperta e si infiltrò nella maratona, in mezzo a più di 500 uomini che correvano. Una volta iniziato a correre gli altri concorrenti si accorsero subito che era una donna, ma non ebbero nulla da ridire.
Bobbi raccontò, dopo la corsa, che gli altri uomini la sostennero fino al traguardo.
Corse con determinazione per tutta la gara, temendo di non farcela, ma andò avanti poiché quella non era una maratona qualunque. Bobbi Gibb stava correndo per tutte le donne escluse e discriminate dalla società. Non poteva arrendersi, non poteva darla vinta ai giudici.
Terminò la gara in 3 ore e 21 minuti, e ad attenderla al traguardo c’era il governatore del Massachusetts, per stringerle la mano a congratularsi con lei. Subito la notizia uscì tutti i giornali, mettendo addirittura in dubbio la veridicità della gara.
Per molto tempo non le fu riconosciuto il primato femminile nella maratona, poi fu lei stessa a scrivere a diversi giornali e riuscì ad ottenere la medaglia come prima ed unica vincitrice donna.
Dopo la competizione del 1966, Bobbi Gibb partecipò ad altre corse, classificandosi sempre in ottimi posti. Ma la vera vittoria di Bobbi fu quella di aver permesso a tante altre donne di correre alle maratone, dimostrando che non esistono limiti fisici e mentali che possano privare un individuo di sesso femminile di intraprendere una gara.
Grazie a Bobbi Gibb, oggi la discriminazione nelle maratone ci sembra un lontano ed orribile ricordo. Determinazione e coraggio hanno aperto le porte ad una nuova visione dello sport femminile.
Martina Maiorano
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