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Perché non capiamo l’importanza delle lauree umanistiche? 

Negli ultimi anni si è acuito il divario, in termini di facilità nel trovare un impiego e retribuzione, tra i giovani laureati in materie umanistiche e chi ha conseguito un titolo di studio in discipline scientifiche.

Le lauree umanistiche risultano essere ancora sottovalutate e ritenute di minore importanza rispetto alle lauree STEM ed i salari percepiti sono nettamente inferiori, il compenso infatti è stato calcolato pari a circa il 14% in meno. 

Dividere il sapere in classi di importanza è una concezione limitante ed anche pericolosa, poiché tutte le discipline concorrono nel migliorare la condizione dell’essere umano e hanno tutte identica dignità e rilevanza. 

Preservare e dare il giusto peso alle discipline umanistiche significa investire nel futuro, creando menti critiche, capaci di comprendere la società e i problemi del tempo in cui si vive, adottando soluzioni valide per risolverli, significa avere gli strumenti conoscitivi necessari per votare con cognizione di causa e vivere una vita dignitosa, divenendo cittadini liberi e consapevoli. 

Non fornire possibilità lavorative adatte e giustamente retribuite a chi ha investito tempo e soldi nella propria formazione, solo perché la società attuale ottusamente non giudica gli studi umanistici fondamentali e necessari quanto il sapere scientifico, comporta privare i giovani del proprio futuro e creare una società arida che non riesce più ad interrogarsi sui profondi bisogni, desideri, passioni dell’essere umano e le sue molteplici sfaccettature. 

Che le lauree STEM siano di vitale importanza per la nostra vita è indubbio, in quanto investire in tecnologia, opere di ingegneria e ricerca medica migliora la nostra esistenza, ma la cura della mente e dell’anima, attraverso lo studio della storia, della letteratura, della filosofia e dei beni archeologici e artistici, è altrettanto importante per comprendere noi stessi, le emozioni che nel corso della vita proviamo e le situazioni che siamo chiamati ad affrontare. 

Avvilenti sono le prospettive lavorative che la società offre ad un giovane laureato in Italia che cerca un’occupazione, è un’impresa ardua e lo dimostra l’alta percentuale di espatri, secondo i dati tra il 2022 ed il 2023 circa 100.000 giovani tra i 18 ed i 34 anni hanno deciso di cercare lavoro fuori dal nostro paese e solo una piccola parte è rientrata. Si stima che il 35% degli under 30 abbia intenzione di lasciare l’Italia.

Guardando le opportunità lavorative e di ricerca che gli altri stati offrono, l’Italia risulta drammaticamente indietro, per le retribuzioni e le possibilità di carriera, ed è necessario un intervento mirato per riportare parità di salari tra laureati in materie umanistiche e laureati in materie STEM ed anche una maggiore riflessione nel dibattito pubblico sulla loro essenzialità per la vita, per mutare la percezione distorta che se ne ha.

Eppure per la storia culturale che l’Italia vanta, con l’ampio patrimonio storico artistico e letterario, dovremmo essere incentivati ad incrementare le risorse e le possibilità, guardando in prospettiva sul tipo di paese che vogliamo essere in futuro, in grado di competere con gli altri stati in cultura, ricerca e occupazione adeguatamente retribuita. 

Beatrice Gargiulo 

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Foto: creata da me su Canva

Beatrice Gargiulo

M. Beatrice Gargiulo, studentessa di archeologia, ama l’arte, la storia e dedicare il tempo libero alla lettura.
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