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Amy Jandrisevits: la creatrice di inclusione attraverso le bambole

È possibile attraverso la progettazione e la diffusione di bambole personalizzate favorire l’inclusione?

Secondo Amy Jandrisevits sì. Come? Lo scopriamo attraverso il suo progetto “A doll like me”.

Fin da bambina ho avuto difficoltà a farmi accettare dai miei coetanei, soprattutto dalle bimbe come me: avevo i capelli ricci e ribelli, le mie mani erano sempre impegnate a impastare la terra e i miei occhi erano spesso persi a osservare lo scrosciare delle foglie e il blu del cielo. Mi è stato rinfacciato come i miei modi potessero essere poco aggraziati e troppo selvaggi per una “bimba a modo”. Ho sempre sentito il bisogno di avere qualcuno che potesse capirmi… Cercavo nei libri un personaggio che potesse rappresentarmi, un personaggio in cui io avrei potuto immedesimarmi completamente. Negli anni ho imparato come sia importante avere al proprio fianco qualcuno o qualcosa che mi faccia sentire accettata.

Insieme conosceremo la storia di Amy Jandrisevits e del suo progetto per insegnare ad amarsi per ciò che si è.

“Molti dei bambini che seguivo, quando ero assistente sociale, non avevano mai avuto bambole con le loro stesse caratteristiche e non si rispecchiavano in quelle tradizionali. Continuavano a farmi domande sul perché non assomigliassero ai loro giocattoli”, ha dichiarato Amy, ex assistente sociale di 45 anni. È partito da queste domande il progetto “A doll like me”, letteralmente “una bambola come me”, una bambola che ha le stesse caratteristiche dei suoi grandi e piccoli proprietari, una bambola di qualsiasi sesso, etnia, orientamento sessuale, con disabilità.

La parola d’ordine di questo progetto è inclusione! Non la classica e la fantomatica inclusione acchiappalike; Amy è una donna che insegna a tutti noi come, soprattutto per i bambini, sia importante avere la possibilità di far conoscere la differenza e renderla unica. I bambini che non vedono rappresentati i loro tratti in giocattoli tradizionali, con queste bambole di pezza finalmente vedono celebrata la propria diversità.

L’obiettivo di questo progetto è quello di costruire un ambiente più inclusivo e sensibilizzare sull’importanza della rappresentazione dei bambini nei propri giocattoli: ogni bambino merita di vedere se stesso, in tutte le sue sfaccettature, rappresentato nei giocattoli con cui gioca. Un progetto non commerciale, nato da una grande passione per l’artigianato, la creatività e dall’empatia: le bambole hanno un impatto che vale di là del semplice gioco. I bambini finalmente si sentono “visti e ascoltati”, in una società che cerca quotidianamente di estremizzare e dove la diversità viene ancora troppo spesso ostracizzata.

Amy Jandrisevits e il suo progetto sono da esempio su come l’arte e l’immaginazione possono essere utilizzate come strumenti di cambiamento sociale: da semplice lavoro di artigianato è divenuto un movimento, il quale attraverso workshop e collaborazioni con altre organizzazioni, mira a promuovere un messaggio potente di inclusione e accettazione: ogni bambino merita di sentirsi rappresentato e valorizzato ed è importante far comprendere al mondo intero e al bambino stesso che la sua diversità non è una debolezza, bensì una forza.

Antonietta Della Femina
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Photo credits: profilo instagram a_doll_like_me

Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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