Scienziate invisibili: le voci silenziate dall’effetto Matilda
Non so se avete mai sentito parlare dell’“effetto Matilda”.
Se la risposta è negativa, ve lo spiego io ora: questa espressione, che proviene da un importante lavoro sulle donne nella scienza di Margaret W. Rossiter del 1993, indica la sottovalutazione o negazione del contributo che le scienziate hanno offerto al settore della ricerca per motivi di genere.
In questo articolo vi voglio parlare proprio di alcune scienziate che, purtroppo, sono state vittima di questo effetto.
Nettie Stevens (1861-1912)
La prima scienziata di cui voglio parlarvi è Nettie Stevens, genetista e microbiologa statunitense, importante per aver svolto studi per descrivere la base cromosomica del sesso insieme ad Edmund Beecher Wilson. Ma mentre quest’ultimo si concentrò principalmente sugli spermatozoi, Stevens si dedicò anche agli ovuli.
Il lavoro venne svolto sui vermi, deducendo che i maschi producono spermatozoi con cromosomi X e Y mentre le femmine producono cellule riproduttive con soli cromosomi Y. Quando poi Wilson arrivò più tardi alla medesima conclusione, riscrisse il suo articolo Studies in spermatogenesis inserendo una nota a piè di pagina che fu Stevens ad appurare che la prova del sesso è un tratto mendeliano con base genetica.
Hertha Marks Ayrton (1854-1923)
Nata in Inghilterra, Hertha Marks Ayrton è stata un’ingegnera, matematica e fisica britannica che venne insignita della medaglia Hughes dalla Royal Society – associazione scientifica britannica – per il suo lavoro sugli archi elettrici e sulle increspature nella sabbia e nell’acqua, anche se non venne mai accettata tra i membri in quanto donna.
Sposò il fisico William Ayrton e lo assistette nei suoi esperimenti sull’elettricità, specializzandosi poi sugli studi delle lampade ad arco, che furono largamente impiegate nell’illuminazione cittadina e in ambito aeronautico nel corso di entrambe le Guerre Mondiali.
Gerty Cori (1896-1957)
Gerty Cori è stata una biochimica ceca naturalizzata statunitense, importante per le sue scoperte su come il glicogeno, derivato del glucosio, viene scisso in acido lattico e poi risintetizzato dall’organismo. Questa scoperta le fece ottenere il Premio Nobel per la medicina – il primo per una donna – nel 1947, insieme al marito Carl Ferdinand Cori e al fisiologo argentino Bernardo Alberto Houssay. Le sono stati anche intitolati due createri, uno lunare e uno su Venere.
A differenza del coniuge, Gerty fece sempre un sacco di fatica a trovare posizioni di ricerca, e quelle che ottenne furono spesso caratterizzate da un misero stipendio. Colpita da mielosclerosi, una malattia degenerativa del midollo spinale, continuò a lavorare fino alla fine.
Cecilia Payne (1900-1979)
Cecilia Payne, astrofisica anglo-statunitense conosciuta per essere stata la prima persona a teorizzare che le stelle fossero composte di idrogeno ed elio, andando così a contraddire le teorie dell’epoca.
Era il 1925, anno in cui si credeva che il Sole fosse costituito principalmente da ferro; in quell’anno, Payne, nella sua tesi di laurea riuscì a scoprire una correlazione stretta tra classe spettrale delle stelle e la loro temperatura: più precisamente, il lavoro da lei svolto indicava l’ossigeno come il componente al 90 per cento del Sole. La sua teoria, però, venne accettata solo anni dopo la scoperta.
Irene Ippolito
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