Sport e marketing sono due mondi che possono congiungersi?
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Lo sport e il marketing sono due mondi distanti, tanto distanti, eppure sono riusciti ad unirsi per creare un mondo tutto nuovo, che può dare risultati positivi in entrambi gli ambiti.
Sto parlando dello sportmarketing, un ramo del marketing che ha avuto inizio nel 1870.
Lo sportmarketing, o marketing sportivo, consiste nel pubblicizzare una marca, un prodotto o un evento utilizzando lo sport come canale principale. Si divide in tre settori principali: il primo è la pubblicità di associazioni sportive e di sport come le Olimpiadi, seguito da eventi e squadre sportivi e singoli atleti per promuovere vari prodotti e, infine, promuovere lo sport affinché la partecipazione sia maggiore.
Una caratteristica di questo tipo di pubblicità è il fatto di essere composta da una componente emozionale molto forte, essendo lo sport contraddistinto da un forte componente emotivo, in grado di coinvolgere il destinatario del messaggio sollecitando una certa complicità.
È stato grazie ad un’industria di tabacco che è nato lo sportmarketing, che nel 1870 ha deciso di promuovere le “tabacco cards”: l’azienda ha deciso di inserire nei pacchetti delle carte che raffiguravano giocatori di calcio con la scritta “player’s cigarettes”.
Nel 1936 il velocista e lunghista Jesse Owens è stato uno dei primi a ricevere merchandising gratuito dall’azienda Adidas, e nel 1954 lo stadio di Baseball Sportsman’s Parke vendette i suoi diritti di denominazione all’azienda di bevande Anheuser Busch.
Il 1970 fu l’anno in cui il marketing sportivo ebbe una crescita enorme: a causa di un fermo legislativo, le compagnie di tabacco non poterono più pubblicizzare i propri prodotti in televisione, radio e cartoleria, per cui iniziarono ad utilizzare lo sport come strategia per promuoversi.
Questa tattica ebbe un tale successo da portare altre compagnie ad usufruirne, sviluppando in breve tempo la cosiddetta sponsorizzazione sportiva e il brand ambassador.
Irene Ippolito
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