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Lucio Corsi e il coraggio di essere fragili

Lucio Corsi è senza dubbio una delle sorprese della settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo.

Il suo brano, uno dei primi cinque nella classifica provvisoria, è riuscito a conquistare il pubblico ed è un invito ad essere sé stessi sempre, senza paure. Conosciamo meglio il cantautore toscano.

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Lucio Corsi, classe 1993, inizia a nutrire grande interesse per la musica sin da bambino guardando The Blues Brothers, commedia musicale del 1980 famosa tra il grande pubblico soprattutto per il suo cast composto da musicisti e cantanti.

Durante l’adolescenza inizia a comporre i primi brani e dal 2011 si esibisce nei locali e nelle piazze di Grosseto, sua città natale, mentre nel 2015 viene pubblicato da Sony Music il suo primo album, Altalena Boy/Vetulonia Dakar. Nel 2024 prende parte alla terza stagione della serie tv Vita da Carlo in cui interpreta un giovane cantautore toscano che arriva a Sanremo grazie a Carlo Verdone e ben presto il sogno di calcare il palco dell’Ariston diventa realtà, debutta infatti alla settantacinquesima edizione del Festival della canzone italiana con il brano Volevo essere un duro.

Volevo essere un duro è una ballata, forma preferita dal cantautore che afferma ‘’la ballata mi consente di utilizzare parole in comodità, considerando la ricchezza della nostra bella lingua italiana’’.

 Volevo essere un duro

Che non gli importa del futuro

Un robot […]

Questi i primi versi del testo, un testo che racconta il desiderio del protagonista di voler essere un duro, una persona forte e sempre sicura di sé, che non si lascia mai abbattere e che riesce a guardare alle cose con un occhio critico e a tratti quasi distaccato, una persona che nasconde la propria vulnerabilità, ma è proprio dentro la fragilità dell’essere umano che si cela la sua forza più grande. Alla fine del testo, Lucio Corsi arriva ad una consapevolezza: è semplicemente Lucio, con la sua fragilità, con i suoi pregi e i suoi difetti, ma sempre senza maschere.

Afferma il cantautore ‘’Per il lavoro che faccio, posso solo ringraziare i miei genitori per come mi hanno cresciuto: con la sicurezza che non si debba per forza eccellere, si può vivere anche facendo la propria parte, provando tante strade, mollando tutto e reiventandosi una vita.’’

In una società che cerca e rincorre la perfezione, essere sé stessi è quasi un atto di coraggio, una libertà che vale la pena conquistare. Non è mai troppo tardi per reinventarsi.

Volevo essere un duro e tutti i brani della settantacinquesima edizione del Festival sono disponibili su tutte le piattaforme digitali.

Marianna Russo

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La Redazione

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