La Moretta: la storia della maschera veneziana dimenticata, attraverso mistero e seduzione

Tra maschere sfarzose e costumi elaborati, nel cuore del Carnevale di Venezia riscopriamo la Moretta (o Muta), una maschera di velluto nero che avvolgeva il viso delle dame in un’aura di mistero e seduzione.
Priva di lacci, costringeva chi la indossava al silenzio, concentrando l’attenzione dell’ammiratore sugli occhi e sul corpo della nobil donna.
Ovale, piccola, si appoggiava sul viso e a tenerla ferma non c’era un nastro ma un sottile bottone di stoffa che la dama doveva mordere: una condanna al silenzio carico di sguardi e promesse mai dette. Era la maschera delle donne: dame di corte, amanti misteriose e passeggiatrici notturne… la Moretta nascondeva la sua indossatrice rendendola intrigante e un vero e proprio enigma da risolvere. La tradizione vuole che a indossarla fossero le donne adultere durante i loro incontri con gli amanti o che coloro che la indossavano praticassero giochi proibiti. Con il declino della Serenissima, scomparì anche la Moretta, relegata ai ricordi e alle tele dei pittori che seppero però immortalare il suo splendore.
“I Capi di Famiglia, e li Mariti conducevano le Mogli, e le Figliuole alla Piazza [S. Marco], alle visite de Parenti, ed alli Parlatorij delle Monache […] coperto il viso da una Moretta [maschera] di Veluto nero, mediante la quale risplendeva la bianchezza delle carni, e rendevasi la Persona più apparente.”
Gli abiti de veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti, e dipinti nel secolo XVIII, volume III pag. 90 Filippi editore, Venezia – Giovanni Grevembroch

La maschera prende il nome dell’aggettivo moro, cioè scuro, ed ecco spiegato il perché la maschera fosse sempre rivestita di velluto nero.
Qui, nel laboratorio artigiano di maschere veneziane Ca’ Macana, è possibile acquistare una fedelissima e solida riproduzione della Moretta originale.
Antonietta Della Femina
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Immagine copertina generata con AI