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Victim blaming: è tutta colpa mia?

“Guarda che cosa ho fatto per colpa tua”, “Sei tu che mi fai arrabbiare”, “Se sei vestita in questo modo, poi devi aspettarti le conseguenze”.

Quante volte abbiamo sentito queste frasi, rivolte a noi o ad altre persone?

Questo accade quando si vuole scaricare la colpa sugli altri e rimuovere la responsabilità delle nostre azioni.

Lo psicologo Albert Bandura definì il concetto di disimpegno morale, ovvero la capacità di liberarci di ciò che facciamo e scaricarlo su qualcun altro, per mantenere  l’integrità morale.

Bandura diede vari meccanismi di disimpegno morale, alcuni utilizzati quotidianamente, come diffondere la responsabilità al gruppo oppure dislocarla ad un terzo, altri molto più gravi, come l’attribuzione di colpa.

Questo meccanismo consiste nel convincere la vittima che ciò che ha subito è stato pienamente meritato.

Il victim Blaming è un fenomeno che riprende alcuni meccanismi di disimpegno morale ideati da Bandura, e rappresenta una colpevolizzazione della vittima, generalmente donna, che viene esercitata spesso con la violenza.

Tale pratica avviene, spesso, nelle coppie, poiché l’uomo considera la partner di sua proprietà e attribuisce a lei la propria rabbia e le azioni aggressive, provocando vergogna della vittima che inizia a sentirsi realmente colpevole di ciò che accade.

Nella nostra società, ancora troppo patriarcale, capita spesso che questo atteggiamento risulti normale. Tante volte, se una donna è vittima di violenza sessuale, le si chiede “com’era vestita”, incolpandola e dandole la responsabilità di ciò che ha subito. Questo comporta una vulnerabilità e remissività da parte della vittima che non riesce a reagire.

Il victim blaming è un fenomeno che non riguarda solo la coppia, ma anche gli osservatori passivi o i commentatori della vicenda. La vittima è costretta a subire continui giudizi da parte degli altri e, nei casi più gravi, a ritirare le denunce.

Come comportarsi quindi?

Beh, se si assiste a casi di victim blaming è necessario supportare la vittima e spingerla a denunciare il proprio aggressore, aiutandola a gestire le emozioni senza reprimerle. La persona deve comprendere che non è la causa di tutti i mali, non appartiene a nessuno e deve ribellarsi.

La legge, invece, ha il dovere di stare dalla parte della vittima, senza giudicare o colpevolizzare, ma tutelando i casi di victim blaming.

Per apportare un cambiamento significativo, dobbiamo conoscere le dinamiche che ci circondano e contribuire al loro miglioramento.

Martina Maiorano

Leggi anche: Victim blaming, incolpare la vittima del suo destino

Immagine generata da AI

Martina Maiorano

Ciao! Sono Martina Maiorano, classe 1996. Fin da piccola ho avuto due grandi passioni: i libri e il beauty. Frequento Lettere Moderne all’Universitá Federico II e da poco sono entrata nel team de La Testata, pronta ad accettare nuove sfide!
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