I nuovi scrittori: dai social media alle librerie

Con l’avvento delle nuove piattaforme mediatiche, anche la figura di scrittore muta il suo aspetto, tra meritocrazia e strategia aziendale.
Per anni abbiamo studiato sui banchi di scuola scrittori di diverse epoche e nazionalità, creando con i loro testi rapporti spesso ostili o di grande ammirazione.
La figura dello scrittore ha così generato un alone di solenne mistero attorno a sé, avvolta soprattutto da pura meritocrazia e genio, dando vita al fattore di uguaglianza “scrittore=talento”.
Tuttavia, inevitabilmente e col mutare della società nei decenni, anche il settore editoriale ha cambiato assetto e, così come la vita quotidiana ha messo salde radici nei social media e in altre piattaforme di intrattenimento, anche la scrittura ha aderito a questo cambio di prospettiva.
Sempre più youtuber e influencer – dopo aver trovato campo fertile sulla piattaforma prescelta e aver creato un fedele pubblico pertinente alla propria nicchia – improvvisamente escono in libreria con un romanzo o un libro di diverso genere, pubblicati da famose e grandi case editrici definite quasi a “circolo chiuso”.
Se un tempo, però, per arrivare a tale traguardo era necessario avere anni di esperienza letteraria alle spalle, un solido titolo di studio e una buona padronanza della grammatica della lingua madre, nel fenomeno degli “influencer-scrittori” vige una regola ben diversa.
La loro meritocrazia risiede nell’esser stati competenti content creator, nell’avere intrattenuto il pubblico dei social nella maniera corretta, distinguendosi o accorpandosi ad altri. Le loro competenze primarie, insomma, possono essere attribuite ai loro video, spesso senza una trama precisa e composti di pura improvvisazione. Nessuno script, nessun discorso ben ragionato, nessuna trama evolutiva tra le mani.
Su questa base, viene ceduto loro spazio editoriale non per le competenze nel settore letterario, ma per il semplice fatto di avere un grande pubblico pronto ad acquistare i loro libri, spesso senza alcun interesse per il testo in sé, ma solo per il personaggio citato in copertina.
Ma nel mondo della scrittura è davvero possibile escludere il talento e la padronanza di lingua, per far spazio a libri dal pubblico facile?
Per alcune case editrici, come dimostrato dall’evidenza, la risposta è più che affermativa.
Il mercato è sempre più difficile da gestire, diminuisce il numero delle persone che impiegano tempo nella lettura e le case editrici di un certo spessore hanno compreso quanto fosse importante economicamente avere un pubblico sicuro dietro ogni libro pubblicato, violando tuttavia il principio di meritocrazia “letteraria”.
Con le dovute eccezioni del caso, in questi ultimi anni le librerie sono piene di libri di content creator con gravi errori morfosintattici, trame scarne e stile ripetitivo; libri che, senza lo sfondo del pubblico social, non avrebbero trovato la luce e la fama ottenuta.
Molte case editrici, insomma, hanno erroneamente spostato il loro focus: dal contenuto, tutto è virato sul mettere in luce solo il nome che compare in copertina, perché è quello che per il pubblico facile conta e non ciò che si sta leggendo.
Certo, non tutte le case editrici aderiscono a questa mentalità imprenditoriale, alcune restano saldamente ancorate alla ricerca di buone idee letterarie e vero talento. Analogamente, non tutto il pubblico letterario è schiavo del fenomeno social e sa scindere perfettamente un contenuto deludente da uno di qualità.
Ma per quanto ancora durerà, se queste due categorie citate iniziano ad essere una minoranza?
Troveremo di nuovo grandi scrittori pronti a fare la storia, o il settore editoriale peggiorerà con i libri “mordi e fuggi”, che cavalcano semplicemente l’onda del successo social e vengono poi riposti nel dimenticatoio? Ed eticamente, non è scorretto ignorare persone con idee migliori o maggiore talento e competenze del settore, solo perché prive di un pubblico?
Possiamo solo sperare che questo fenomeno si riduca e che finalmente la penna – così come lo spazio letterario – torni in mano ai veri scrittori.
Valeria Ruggiano
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